Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che mira a impedire agli Stati di applicare normative autonome sull’intelligenza artificiale, creando un quadro nazionale unico e affidando al governo federale nuovi strumenti per contestare le leggi statali considerate d’intralcio. L’iniziativa non solo avviene in un contesto di forte divisione politica e istituzionale sulla regolamentazione dell’IA e riapre un confronto già respinto dal Congresso nei mesi precedenti.
TUTTI GLI UOMINI DI TRUMP IN DIFESA DELL’ORDINE ESECUTIVO
Durante la firma dell’ordine, l’amministrazione Trump ha spiegato che l’obiettivo è evitare che l’IA venga regolamentata da normative divergenti tra gli Stati e garantire un “quadro nazionale unico” in grado di sostenere l’industria emergente. In particolare, a difenderlo sono stati il collaboratore Will Scharf e il responsabile della Casa Bianca per crypto e IA David Sacks.
“Questo è un ordine esecutivo che incarica vari settori della vostra amministrazione di agire in modo deciso”, ha dichiarato Scharf, sostenendo che le amministrazioni statali potrebbero “paralizzare l’industria”. Sacks ha aggiunto che l’iniziativa porterà alla costruzione di un “quadro federale” in collaborazione con il Congresso, ricordando però che il governo non intende ostacolare le normative statali relative alla sicurezza dei minori.
UNA STRATEGIA PER CONTRASTARE LE LEGGI STATALI
L’ordine istituisce una “Task Force per il contenzioso sull’IA”, incaricata di contestare le leggi statali ritenute incompatibili con gli obiettivi federali, e ordina alla Federal Trade Commission e alla Federal Communications Commission di collaborare con il dipartimento di Giustizia per aggirare normative locali considerate “onerose”.
Il segretario al Commercio, Howard Lutnick, dovrà inoltre valutare se trattenere i finanziamenti federali destinati alla banda larga rurale negli Stati in conflitto con le priorità dell’amministrazione. “Vogliamo avere un’unica fonte centrale di approvazione”, ha ribadito Trump.
IL PRECEDENTE SCONTRO IN CONGRESSO
L’iniziativa, osserva la Cnn, arriva dopo che il Congresso aveva bocciato un tentativo repubblicano di introdurre una moratoria decennale sulle leggi statali relative all’IA. Il Senato aveva infatti rimosso quasi all’unanimità il divieto dal disegno di legge interno proposto da Trump e non aveva inserito misure simili nel National Defense Authorization Act, nonostante le pressioni presidenziale.
FESTA PER LE BIG TECH
Soddisfatti i leader del settore come Sam Altman, Ceo di OpenAI, i quali sostengono che un mosaico di normative statali diverse potrebbe rallentare la competitività degli Stati Uniti nella corsa globale all’IA con la Cina.
Colin McCune, di Andreessen Horowitz, ha definito l’ordine “un primo passo incredibilmente importante”, ma ha invitato il Congresso a colmare il vuoto normativo: “Gli Stati hanno un ruolo importante nell’affrontare i danni e proteggere le persone, ma non possono fornire la chiarezza a lungo termine o la direzione nazionale che solo il Congresso può garantire”.
CRITICHE MISTE
L’ordine esecutivo però non è stato apprezzato da tutti. Brad Carson, presidente di Americans for Responsible Innovation e leader del super PAC pro-regolamentazione dell’IA Public First, ha dichiarato che la misura “si scontrerà con un muro nei tribunali” e ha aggiunto che attacca “le salvaguardie approvate dagli Stati” senza sostituzioni federali.
Secondo Michael Toscano, direttore della Family First Technology Initiative presso il think tank conservatore Institute for Family Studies, si tratta di “una grande opportunità persa” per condurre un processo condiviso e Adam Billen, vicepresidente di Encode, un’organizzazione non profit che si concentra sulla sicurezza dei minori e sulle minacce poste dall’IA, ha avvertito che l’ordine potrebbe avere un forte effetto dissuasivo sugli Stati, generando “enorme incertezza legale”.
Anche gruppi per le libertà civili hanno contestato la misura, sostenendo che rafforzerà il potere delle aziende tecnologiche e aumenterà i rischi per soggetti vulnerabili.
Sacha Haworth, direttrice del Tech Oversight Project, ha definito l’ordine “una pessima politica”, dichiarando che dimostra l’attenzione della Casa Bianca verso i “potenti Ceo delle big tech”. John Bergmayer, direttore legale del gruppo di advocacy non profit Public Knowledge ha contestato la tesi secondo cui il governo federale possa scavalcare le leggi statali tramite il potere di regolazione del commercio interstatale, ricordando che “gli Stati possono, di fatto, regolare il commercio interstatale” e citando una sentenza della Corte Suprema del 2023 a sostegno di questa interpretazione.
LE DIVISIONI NEL PARTITO REPUBBLICANO
Ma il tema della regolamentazione dell’IA ha evidenziato anche profonde fratture interne al partito repubblicano. Alcuni leader, come Ron DeSantis e altri governatori conservatori, osserva Npr, ritengono essenziali le leggi statali per proteggere cittadini e famiglie, sostenendo che “un ordine esecutivo non può impedire l’azione legislativa degli Stati”.
In contrasto, alleati dell’industria come il senatore Ted Cruz hanno appoggiato tentativi di moratoria, mentre il senatore Josh Hawley ha definito la proposta una misura da “tenere fuori” dalla legislazione federale.
LA VISIONE DI TRUMP E LE IMPLICAZIONI INTERNAZIONALI
Trump ha presentato la necessità di un approccio centralizzato come vitale per la competizione con la Cina. “La Cina è unita perché hanno un solo voto”, ha dichiarato, sottolineando il rischio che “50 Stati… coinvolti nelle REGOLE e nel PROCESSO DI APPROVAZIONE” possano rallentare l’innovazione. Tuttavia, alcuni analisti osservano che la mossa è in contraddizioni con recenti mosse come il via libera all’export di chip Nvidia verso la Cina. Il presidente ha anche collegato la questione a un timore di “ideologia di sinistra” nelle IA generative, sostenendo che un sistema frammentato produrrebbe “un disastro” regolatorio.
GLI STATI CHE NON CI STANNO
Intanto, in assenza di una normativa federale ampia, diversi Stati hanno approvato leggi relative all’intelligenza artificiale, tra cui il divieto di creare deepfake non consensuali generati dall’IA, l’obbligo per agenzie governative e imprese di dichiarare l’uso dell’IA, controlli contro la discriminazione algoritmica e protezioni per i whistleblower.
Il mese scorso, ricorda Reuters, lo Stato di New York è diventato il primo ad approvare una legge che impone ai rivenditori online che utilizzano il “surveillance pricing” di rivelare l’uso di algoritmi e dei dati personali dei clienti. Il governatore della Florida DeSantis ha proposto un “AI Bill of Rights” che include la privacy dei dati, i controlli parentali e le tutele dei consumatori. La California, invece, ha introdotto una legge per rafforzare ulteriormente le tutele dello Stato nei confronti dei bambini online e creare misure di sicurezza per le tecnologie nuove ed emergenti, come l’IA, e sta anche valutando divieti su pratiche quali il “surveillance pricing”, note anche come “prezzi personalizzati”.




