Tutti matti per lo Zte Nubia M153, ovvero il primo smartphone controllato dall’Ai? Forse. O forse più intimoriti. Commercializzato in Cina non come device tradizionale, bensì come prototipo ingegneristico con un lotto iniziale di sole 30.000 unità andate subito a ruba, a tal punto che i media locali riportano di prezzi di rivendita lievitati di oltre il 40% rispetto a quello consigliato dal produttore, ora attorno al cellulare potenziato da un onnipresente algoritmo di Intelligenza artificiale si sta creando un misterioso cordone sanitario umano e software. Ma andiamo con ordine.
COS’È LO ZTE NUBIA M153 E PERCHÊ È SPECIALE
Frutto della collaborazione tra ByteDance – software house cinese nota soprattutto per avere le chiavi del social TikTok – e la connazionale Zte, ormai quarantennale azienda attiva nella fornitura di prodotti e servizi per le telecomunicazioni, lo Zte Nubia M153 spicca rispetto alla concorrenza in quanto abitato (posseduto?) dall’agente Ai Doubao Mobile Assistant sviluppato internamente.
Con Doubao i due colossi asiatici intendono fare il salto di qualità e avere un’Ai che non si limiti a fare il chatbot, ma passi da una applicazione all’altra, sia in grado di fissare appuntamenti, scegliere in autonomia ristoranti e itinerari vacanzieri, controllare l’agenda e agire di conseguenza, in modo per esempio da fissare, senza diretto controllo dell’utente, un incontro con il proprio medico se precedentemente calendarizzato, o con l’autofficina quando l’auto raggiunge il chilometraggio richiesto. L’Ai interna allo Zte Nubia M153 può avviare da sé eseguibili, rimbalzare da un lato all’altro della memoria dello smartphone alla ricerca di informazioni che gli sono utili per completare i propri task, compilare campi online, ecc…
Le sue funzioni sono virtualmente infinite e tutto dipenderà dall’accesso che avrà alle informazioni dell’utente. Se manterrà le (alte) aspettative si configurerà come un segretario particolare perfetto: instancabile, tempestivo e solerte. Naturalmente al giorno d’oggi non esiste nulla di simile e infatti molti sospettano che ByteDance e Zte possano sfruttare i dati raccolti in questa fase proprio per mettere a punto un software definitivo, in grado di fare quanto promesso. Le dirette interessate negano ma si rincorrono voci secondo le quali il vero cellulare intelligente si avrà infatti solo tra un anno.
CHI DUBITA DI DOUBAO
Questa presunta fase di test potrebbe però rivelarsi più accidentata del previsto. Il variegato sistema di app cinesi una volta tanto sembra non voler fare sistema: Alipay, Pinduoduo, Taobao, Ele.me e altri attori di prim’ordine stanno impedendo a Doubao di utilizzare i loro software adducendo rischi di sicurezza, correttezza e potenziali abusi. Solo alcune piattaforme, come Meituan e Douyin, continuano a consentire pieno accesso all’assistente virtuale di ByteDance.
Ancora più curioso il fatto che Doubao sembri essere stato tagliato fuori dai siti del settore del gioco legale perché si teme che l’Intelligenza artificiale possa sbancare il banco grazie alla sua straordinaria capacità di calcolo. Ma la questione si fa via via più complessa e stratificata: chi risponde nel caso in cui l’agente Ai inizi a fare compere dissennate, avendo libero accesso alle informazioni bancarie dell’utente e ai siti Internet? E, lato privacy, chi garantisce che l’intraprendente algoritmo non veicoli le informazioni personali a soggetti terzi?
BYTEDANCE CORRE AI RIPARI?
ByteDance ha così aggiornato il suo software, riducendo le capacità dell’agente e soprattutto vietandogli l’interazione con app finanziarie, servizi con premi in palio e quant’altro. La casa madre di TikTok ha inoltre fatto sapere di essere al lavoro con gli sviluppatori delle principali piattaforme cinesi per definire criteri condivisi con tutti così da evitare divieti indiscriminati che limiterebbero l’uso legittimo dell’AI.
La software house è tornata inoltre sull’argomento privacy, ribadendo che Doubao non raccoglie né conserva contenuti dello schermo e che nessuna operazione degli utenti viene utilizzata per affinare l’Intelligenza artificiale, ma in molti diffidano della “global memory” che permette all’agente Ai di ricordare attività nei vari software. Gli analisti in un primo momento avevano sostenuto che la collaborazione tra ByteDance e Zte avrebbe portato alla messa a punto di un agente Ai da rivendere sul mercato ai colossi del settore mobile (da Samsung e Apple in giù, con la Mela particolarmente attenzionata dati i suoi ritardi sul fronte) ma data la diffidenza attorno al prodotto è difficile che possa approdare su dispositivi terzi, anche perché ciascun produttore sta provando a sviluppare il proprio software a chilometro zero. E alleanze software Usa-Cina in questo periodo storico appaiono sempre meno concretizzabili.




