La Commissione europea ha intenzione di limitare, dall’anno prossimo, le esportazioni di batterie esauste e di rifiuti elettronici contenenti terre rare in modo da mantenere questi materiali sul territorio dell’Unione, sostenere l’industria del riciclo e ridurre la dipendenza dall’estero per gli elementi critici che compongono le “tecnologie pulite” (come le turbine eoliche e le automobili elettriche) e i microchip.
PIÙ AUTONOMIA DALLA CINA
La misura – contenuta in un piano chiamato REsourcEu – è una risposta alle restrizioni commerciali imposte dalla Cina sulle esportazioni di magneti in terre rare: la Cina è di gran lunga la maggiore estrattrice, raffinatrice e trasformatrice di terre rare al mondo, e l’Unione europea ne è dipendente.
IL PIANO RESOURCEU E IL CRITICAL RAW MATERIALS ACT
REsourcEu fungerà da acceleratore del Critical Raw Materials Act, il regolamento che che stabilisce che entro il 2030 l’Unione debba estrarre almeno il 10 per cento dei minerali critici che consuma, processarne il 40 per cento e riciclarne il 15 per cento. Il blocco non dovrà dipendere da un singolo fornitore esterno per più del 65 per cento del suo fabbisogno.
LE PREVISIONI SUL RICICLO
Secondo le stime riportate da Reuters, il riciclo dei dispositivi esausti contenenti terre rare potrebbe soddisfare il 20 per cento della domanda europea di materiali per i magneti, con un volume stimato in ventimila tonnellate all’anno.
Quanto alle batterie, dal settembre 2026 saranno vietate le esportazioni nei paesi non-Ocse dei dispositivi esausti agli ioni di litio e della “massa nera” (o black mass: cioè quello che resta delle batterie dopo la rimozione di acciaio e plastiche e la triturazione del resto), che verranno classificati come rifiuti pericolosi. Stando al Centro comune di ricerca della Commissione europea, l’Unione potrebbe riciclare il 50-65 per cento della massa nera che produce, fornendo materiale necessario alla manifattura di un milione di pacchi batteria per auto elettriche all’anno.
GLI INVESTIMENTI
Il piano REsourcEu prevede investimenti europei di 3 miliardi di euro entro l’anno prossimo nei progetti che garantiranno all’Unione una maggiore autonomia dalle forniture estere. Il commissario per l’Industria Stéphane Séjourné ha specificato che 2 miliardi arriveranno dalla Banca europea per gli investimenti, 600 milioni dal programma Horizon Europe e 300 milioni dal pacchetto Battery Booster.
UNA NUOVA PIATTAFORMA
Nel 2026, inoltre, verrà istituito l’European Critical Raw Materials Centre, una nuova piattaforma dedicata ai minerali critici che – come spiegato da Sejourné – avrà tre compiti principali: “monitoraggio e valutazione delle esigenze; acquisti congiunti per conto degli stati membri, stoccaggio e consegna”.
La Commissione, poi, istituirà un meccanismo di prezzo minimo garantito per sostenere la filiera europea, ancora emergente, dalla concorrenza cinese, che ha già raggiunto la scala industriale e quindi può garantire forniture ben più economiche.
LE PAROLE DI SEJOURNÉ CONTRO LA CINA
“Esiste una strategia cinese volta a monopolizzare il mercato” dei minerali critici e dei loro derivati, ha dichiarato Sejourné. “La sicurezza economica è diventata una sfida globale, ma quando si tratta di [minerali critici, ndr] abbiamo una certa dipendenza, a seconda della risorsa, in larga misura dalla Cina”.




