Dopo essere stata definita un “burattino del Cremlino” dal dipartimento del Tesoro americano, la società di commercio di materie prime svizzera Gunvor ha rinunciato ad acquisire gli impianti all’estero di Lukoil, la grande compagnia petrolifera russa verso cui gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a ottobre. Pare però che proprio l’opposizione del governo americano abbia rafforzato in Gunvor l’intenzione di espandersi gli Stati Uniti, in modo da migliorare i rapporti con la Casa Bianca.
Come ha scritto Reuters, che ha dato la notizia, Gunvor ha avviato una serie di trattative per investire in attività di produzione di petrolio e gas naturale in America: una manovra teoricamente gradita all’amministrazione di Donald Trump, che sta cercando proprio di attrarre capitali esteri nel settore energetico americano.
QUAL È IL PROBLEMA DEGLI STATI UNITI CON GUNVOR
L’opposizione di Washington all’affare con Lukoil e l’accusa di sottomissione al Cremlino si spiegano con il fatto che Gunvor è stata fondata da Gennady Timchenko, una figura vicinissima al presidente russo Vladimir Putin, e che per molto tempo la società è effettivamente stata la maggiore rivenditrice sui mercati del petrolio russo.
Tuttavia, una decina d’anni fa – più precisamente dall’occupazione russa della Crimea ucraina, nel 2014 – Gunvor ha avviato un processo di distanziamento da Mosca che ha portato, tra le altre cose, all’uscita di Timchenko dal capitale sociale: Timchenko vendette la sua quota del 43,5 per cento all’altro cofondatore, il miliardario svedese Torbjörn Törnqvist Törnqvist, che attualmente possiede l’84,8 per cento della compagnia. Non ci sono investitori esterni, dato che la quota restante (15,2 per cento) è detenuta dai dipendenti.
NUOVI INVESTIMENTI IN AMERICA
Gunvor, comunque, investe nel trading e nelle infrastrutture energetiche statunitensi già da una decina d’anni – dal 2012, per la precisione -, con un portafoglio dal valore di oltre 4 miliardi di dollari. La società definisce il mercato americano “un’area chiave di crescita”.
A questo proposito, stando alle fonti di Reuters, la divisione statunitense di Gunvor sta valutando di sostenere le aziende di idrocarburi di recente costituzione attraverso l’acquisto di impianti per conto loro, tra le altre cose.
Pare che la società preferisca concentrarsi sulle attività legate al gas naturale anziché al petrolio. E che abbia mostrato interesse per gli asset di Baytex Energy localizzati nel bacino di idrocarburi shale di Eagle Ford, avendo fornito una garanzia finanziaria all’offerta presentata dall’azienda texana Percussion Petroleum. Nelle scorse settimane Baytex ha annunciato la vendita delle infrastrutture di Eagle Ford a un acquirente ignoto per 2,3 miliardi di dollari.
I NUMERI DI GUNVOR NEGLI STATI UNITI
Nel 2024 Gunvor ha riportato entrate per 136 miliardi di dollari e un profitto netto di 729 milioni. La società non si occupa solo di idrocarburi ma anche di materie prime legate alla transizione energetica, che valgono quasi il 30 per cento del volume totale gestito.
Il 2024 è stato anche l’anno dell’ingresso di Gunvor nel mercato della produzione di gas naturale negli Stati Uniti, ma i dettagli su queste attività non sono stati rivelati: sappiamo però che ha acquisito una quota del 42 per cento dell’azienda Flywheel Energy.
Anche altre compagnie di commodities trading hanno investito somme significative nell’industria oil & gas americana negli ultimi anni. Ad esempio, la svizzera Vitol ha fondato nel 2020 un’azienda estrattiva, Vencer Energy, e nel 2022 ha stanziato 1 miliardo di dollari per sostenere Vtx Energy Partners, attiva nello stato del Delaware.
D’altro lto, Reuters ha fatto notare come negli ultimi mesi si sia verificato un rallentamento degli accordi nell’industria americana dello shale a causa dei bassi prezzi del greggio, che rendono poco attrattivi gli investimenti. Fanno eccezione le attività legate al gas naturale, perché le previsioni sui prezzi di questo combustibile sono positive dato l’aumento della domanda di elettricità – c’entrano anche i consumi dei centri dati – nella nazione.






