Skip to content

dma apple ai intel

Apple torna ad allearsi con Intel per far felice Trump?

Secondo indiscrezioni Apple sarebbe pronta a riportare in patria parte della propria filiera siglando una partnership sui processori con Intel. Una mossa che va nella direzione indicata da Trump ma utile anche a ridurre la propria esposizione alle turbolenze di un'area che diventa geopoliticamente sempre più instabile. Numeri, dati e scenario

Oltre al maxi piano da 500 miliardi di investimenti sul suolo americano che Apple ha promesso a Donald Trump, nel prossimo futuro Cupertino dovrà anche trasferire in America parte della propria filiera. E questo potrebbe accadere persino prima di quanto prospettato da più parti se si rivelasse fondata la voce di corridoio secondo la quale Apple potrebbe tornare a collaborare con Intel.

APPLE E INTEL DI NUOVO ASSIEME?

A diffondere l’indiscrezione l’analista di TF International Securities, Ming-Chi Kuo, tra i più quotati in materia. Secondo le sue anticipazioni, l’azienda di Santa Clara guidata da Lip-Bu Tan avrebbe preso accordi per avviare, già entro la metà del 2027, la produzione el chip più economico della futura linea M-series alla base di dispositivi come MacBook Air, iPad Air e, in alcune configurazioni, dei futuri iPad Pro.

LE FONDERIE DI INTEL ATTRAGGONO TUTTI?

Rispetto al passato, i nuovi accordi con Intel prevederebbero che il design dei chip resti interamente nelle mani di Apple, così come l’architettura Arm mentre Intel si limiterebbe dunque a mettere a disposizione di Cupertino le proprie fonderie, oggi al centro di un ambizioso piano di rilancio industriale che secondo Semafor avrebbe attratto pure Amd. Peraltro nelle ultime settimane era stata rilanciata l’indiscrezione secondo le quale anche Microsoft starebbe siglando una partnership sempre con Intel.

APPLE NON ABBANDONEREBBE TSMC

L’aspetto che rende maggiormente credibile questa voce di corridoio (che intanto è bastata a far compiere un balzo borsistico a Intel) è che Apple continuerebbe comunque la propria collaborazione con l’asiatica Tsmc, i cui chip, è ben noto, restano ineguagliabili nel comparto tanto da essere alla base delle frizioni tra Usa e Cina sul futuro di Taiwan.

CUPERTINO ACCONTENTA TRUMP MA SI METTE ANCHE AL RIPARO

Tuttavia, portare almeno una parte della propria produzione sul suolo americano permetterebbe senz’altro a Cupertino di dimostrarsi attenta alle pressanti richieste che da mesi le arrivano da Donald Trump aprendole peraltro nuovi canali a “km 0” che risulterebbero al riparo da futuribili turbolenze derivanti da tensioni nell’area del Sud Est Asiatico.

VENTI DI GUERRA?

La scorsa settimana, il presidente taiwanese Lai Ching-te ha annunciato che sottoporrà al Parlamento di Taipei un budget aggiuntivo senza precedenti per la difesa da quasi 40 miliardi di dollari spalmati su 8 anni. Un piano che per molti sarebbe stato scritto sotto dettatura di Washington dal momento che era stato sollecitato a più riprese proprio dagli Usa per dotare il Paese di sistemi di difesa più moderni e dissuadere la Cina da un’invasione.

In un colloquio telefonico recente tra Xi Jinping e Donald Trump il presidente della Repubblica Popolare Cinese ha detto al proprio omologo che è “destino” di Taiwan tornare sotto il controllo della Cina. Non è sfuggito che nell’ultimo periodo nei mari del Giappone, delle Filippine e persino nelle acque dello Stretto di Taiwan ci siano state incursioni militari da parte di Pechino che hanno alzato la tensione nell’area.

Un conflitto insomma nella regione non è una ipotesi tanto lunare e si capisce perché le Big Tech americane, che hanno enormi interesse nell’area, stiano cercando di ridurre la propria esposizione verso Taiwan.

Torna su