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Il Canada gela Stellantis: la fuga negli Usa rischia di costare cara al gruppo

Il Canada abbandona il proprio tradizionale pacifismo e si dice pronto a una guerra di carte bollate con Stellantis se vorrà realmente andare a fondo col trasloco della produzione dei modelli oggi assemblati nell'Ontario per compiacere Trump. Il Gruppo italo-francese inoltre manca un'audizione alla Camera dei Comuni facendo imbestialire i parlamentari di tutte le forze politiche

Come Start Magazine aveva già anticipato nelle scorse settimane, per Stellantis potrebbe non essere così facile fare fagotto dal Canada per trasferire la propria produzione nell’Illinois, negli Usa (in un impianto che era stato frettolosamente riaperto dopo la decisione di dismetterlo per evitare nuovi scioperi del potente sindacato Uaw), così da compiacere Donald Trump.

Un grattacapo non di poco conto che va oltre la produzione della Jeep Compass dal momento che l’Ontario sta elencando i vari impegni che il costruttore ha preso negli anni, foraggiato anche dagli incentivi pubblici. D’altra parte Stellantis non può nemmeno più fare retromarcia sul maxi piano da 13 miliardi di dollari promesso alla Casa Bianca che si regge anche trasferimento delle linee di produzione dall’Ontario. La situazione, insomma, è parecchio ingarbugliata.

IL CANADA RICORDA A STELLANTIS “L’ASSISTENZA FINANZIARIA CONCESSA FIN QUA”

Già nelle scorse settimane il ministro dell’Industria canadese, Mélanie Joly, aveva scritto all’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, chiedendo che ”rispetti i suoi obblighi derivanti dai miliardi di dollari di assistenza finanziaria che sono stati concessi negli ultimi decenni”.

Pacta sunt servanda è il refrain della missiva ministeriale: secondo l’esponente di governo, infatti Stellantis ”ha concordato con il governo del Canada e la provincia dell’Ontario di mantenere la sua piena presenza in Canada, anche a Brampton, in cambio di un sostanziale sostegno finanziario. Il mancato rispetto di questo impegno sarà considerato una violazione dei nostri accordi”.

Insomma, per Stellantis sarebbe ormai tardi per decisioni di questo tipo, soprattutto laddove non fossero prima concordate con il Canada. ”Se Stellantis sceglie di non adempiere ai propri obblighi, agiremo nell’interesse di tutti i canadesi e riterremo l’azienda pienamente responsabile, ed eserciteremo tutte le opzioni, compresi i rimedi legali”, la chiosa della lettera.

IL PROBLEMA DELLA GIGAFACTORY NELL’ONTARIO

Il Paese che confina con il Nord America e che finora aveva avuto proprio nell’automotive uno dei comparti di massimo scambio con gli Stati Uniti ricorda inoltre di essersi già esposto finanziariamente per la realizzazione della gigafactory NextStar della jv tra il Gruppo franco-italiano e il colosso sudscoreano Lg che sarebbe dovuto sorgere proprio nell’Ontario, a Windstor, dove Stellantis ha una delle sue principali fabbriche per favorire l’elettrificazione della gamma destinata anche al mercato Usa. Dal 2022 avrebbe versato non meno di 530 milioni di dollari.

Se la gigafactory non venisse mai realizzata il danno sarebbe importante per il tessuto economico locale dato che, come ricordano i materiali stampa del costruttore automobilistico, sarebbe dovuto essere il “primo impianto di produzione di batterie per veicoli elettrici su larga scala in Canada”. Ma se Stellantis sta trasferendo la produzione altrove – la tesi canadese – allora presto o tardi bloccherà anche i progetti sulle auto elettriche, tanto più ora che alla Casa Bianca siede un fervente sostenitore dei motori a scoppio.

E non si tratta del solo fronte aperto: come sottolineato dal ministro canadese dell’Industria è cruciale pure il tema riguardante lo stabilimento di Brampton, sempre nell’Ontario, dove le ultime mosse “americane” di Stellantis hanno creato ulteriore incertezza occupazionale per i circa 3.000 lavoratori che erano già stati licenziati per la ristrutturazione dell’impianto. L’azienda in tutto ha circa 9.000 dipendenti canadesi e, come come ricordano incessantemente i quotidiani locali, aveva promesso anche di assumerne altri 1.500 a Windsor.

Numerosi, insomma, gli impegni contrattuali siglati a suo tempo tra Stellantis e il Canada. Col Gruppo automobilistico che secondo taluni osservatori rischierebbe persino, in caso di un contenzioso, un’esposizione che potrebbe superare il miliardo di dollari. Naturalmente bisognerà analizzare i singoli contratti e la portata delle clausole, ma il rischio di essere chiamata a rispondere in caso di insolvenza pare elevato.

Inoltre, viene riportato dai media locali, con questa mossa Stellantis si è quasi certamente giocata l’accesso ai futuri incentivi alla produzione messi a disposizione a vari livelli (comunali, nazionali e federali) dal Canada per un ammontare di una quindicina di miliardi, un danno economico cui va aggiunta la richiesta di Ottawa di riavere i fondi pubblici già erogati.

STELLANTIS NON SI PRESENTA IN PARLAMENTO E FA INFURIARE IL CANADA

A peggiorare la posizione del Gruppo europeo, secondo quanto scrive la Cbc, il fatto che Stellantis avrebbe disertato, lo scorso martedì 25 novembre, un’audizione della commissione della Camera dei Comuni. Una situazione che ricorda il famigerato “no” del 29 ottobre 2024 del presidente del Gruppo, John Elkann, rivolto al Parlamento italiano dove era stato invitato per discutere dei piani di Stellantis in Italia.

All’epoca il rampollo degli Agnelli si era limitato a dire che non vedeva alcun bisogno di scendere a Roma in quanto “Non essendoci aggiornamenti dall’audizione dello scorso venerdì 11 ottobre, non abbiamo nulla da aggiungere rispetto a quanto già illustrato dall’amministratore delegato”. L’incontro poi si è tenuto in marzo. In Canada invece Stellantis ha addotto non meglio precisate difficoltà tecniche che hanno impedito al rappresentante della Casa automobilistica il collegamento con la Camera dei Comuni.

LO SDEGNO TRASVERSALE DEI PARLAMENTARI CANADESI

“Sono incredibilmente infastidito dal fatto che Stellantis non abbia potuto unirsi a noi”, ha dichiarato Vince Gasparro, parlamentare liberale di Eglinton-Lawrence. “È incredibilmente frustrante e […] a questo punto, inaccettabile”, una delle testimonianze raccolte dalla Cbc. McCauley, deputato conservatore di Edmonton West, ha affermato che è “sconcertante che non abbiano voluto partecipare”.

L’assenza di Stellantis alla riunione durata due ore ha avuto come unica conseguenza quella di suscitare un biasimo collettivo e trasversale rispetto alle singole forze politiche. “Perché è chiaro che quando si producono veicoli elettrici, quando si è all’avanguardia della tecnologia, è incredibile avere problemi con Internet”, ha affermato Gaudreau, deputato del Bloc Québecois per Laurentides—Labelle. Insomma, se continua su questa china Stellantis non avrà bisogno nemmeno di traslocare dal Canada: verrà cacciata prima. Ma il conto per passare la frontiera potrebbe essere parecchio salato e, questa volta, non per i dazi di Trump.

 

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