Tra gli emendamenti dichiarati ammissibili alla “manovra” dalla presidenza della commissione Bilancio della Camera c’è anche quello presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan – ovvero l’emendamento 1.1 – sulle riserve d’oro della Banca d’Italia, che “appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”.
Il provvedimento normativo, in sostanza, prevede il trasferimento delle riserve auree italiane dalla banca centrale al ministero dell’Economia e delle Finanze, dunque allo stato. Ma è davvero possibile procedere in questo senso?
COSA PENSA SALVATORE ROSSI, DIRETTORE GENERALE DELLA BANCA D’ITALIA 2013-2019
Secondo Salvatore Rossi, ex-direttore generale della Banca d’Italia dal 2013 al 2019, no. “L’emendamento”, ha spiegato a Mf-Milano Finanza, “si scontrerebbe inevitabilmente con il diritto europeo. I Trattati europei affermano che le riserve auree sono di proprietà delle banche centrali e ne vietano l’utilizzo nel bilancio pubblico”.
“Nella pratica”, ha aggiunto, “è ovvio che le riserve auree appartengano al popolo, perché una banca centrale è un ente pubblico, detiene e gestisce l’oro nell’interesse dei cittadini”.
COSA PENSA ANTONIO FAZIO, GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA 1993-2005
Simile a quella di Rossi è la posizione di Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia dal 1993 al 2005. Come si legge in un articolo sul tema pubblicato da Startmag nel 2019, “nel 1997 vi fu un tentativo di utilizzare le riserve auree italiane per ridurre il deficit pubblico al di sotto del 3 per cento del Pil, di fatto per un solo anno. A seguito anche di una risposta negativa molto netta della Banca d’Italia, fu chiaro che l’oro era più al sicuro nella Banca centrale che nelle mani del Governo”.
E poi: “la base giuridica della politica monetaria unica è definita dai Trattati UE […]. Se si vende l’oro o della Banca d’Italia o di una delle Banche centrali di Francia e Germania, anche solo parzialmente, si indebolisce l’euro, per questo è necessaria una approvazione, oltre che dalle banche nazionali interessate, anche dal Sistema europeo di banche centrali. Che naturalmente non verrà concessa per non indebolire l’euro”.
L’ORO ITALIANO ALLO STATO? COSA PENSA LA BANCA CENTRALE EUROPEA
Al momento, la Banca centrale europea (Bce) non ha rilasciato commenti sull’ammissione dell’emendamento 1.1 alla manovra italiana. Qualora però il governo di Giorgia Meloni dovesse decidere di procedere con il trasferimento delle riserve auree nelle mani dello stato e consultasse la Bce, è probabile che quest’ultima non si discosterà da quanto già dichiarato nel 2019 – al tempo, il presidente dell’istituto era Mario Draghi – su una proposta simile dell’allora maggioranza giallo-verde: “i trattati stabiliscono che le banche centrali ‘detengono e gestiscono’ le riserve degli Stati, e ne sanciscono l’indipendenza. Significa che i Paesi non possono disporre di quei lingotti per esigenze del bilancio pubblico”, ha scritto Repubblica.
“Il parere della Bce non sarebbe vincolante, ma avrebbe un enorme peso”, specifica il quotidiano. “Toccherebbe poi alla Commissione contestare all’Italia l’eventuale violazione del diritto Ue”.
COSA PENSA MARIO ESPOSITO, PROFESSORE DI DIRITTO COSTITUZIONALE ALL’UNIVERSITÀ PEGASO
L’emendamento di Fratelli d’Italia è stato invece difeso da Mario Esposito, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università Pegaso.
“Non si tratta di trasferire la proprietà dell’oro dalla Banca d’Italia allo Stato”, ha detto Esposito al Sussidiario. “Al contrario, si tratta di fugare ogni dubbio circa l’appartenenza di tale bene, accertandone la spettanza allo Stato in quanto ente esponenziale della collettività. L’istituto di via Nazionale lo detiene e lo gestisce per conto dello Stato. Va ricordato che la riforma del 2013 ha consentito a soggetti privati di possedere quote del capitale di Bankitalia. Successivamente si è posta con urgenza la questione dei diritti dei quotisti sulle riserve, tanto più a fronte del rifiuto del Governo di allora di prendere una posizione netta in proposito e più ancora di far approvare norme che evitassero ogni possibile ‘equivoco’. E mi pare opportuno segnalare che l’emendamento Malan non fa che approssimare, sia pure non con tutta la precisione auspicabile, il nostro Paese a Stati come la Francia, il Belgio e altri ancora, dove è espressamente disposto che le riserve auree sono beni pubblici statali”.
“Il fatto che la Banca d’Italia sia ancora un ente di diritto pubblico italiano non rende affatto inutile o meramente propagandistica la proposta emendativa”, ha aggiunto. “Non basta infatti la natura giuridica dell’ente a risolvere la questione in gioco”.
ORO E RISERVE AUREE: LA POSIZIONE DI BORGHI
In un video pubblicato su X, il senatore della Lega Claudio Borghi – da tempo propugnatore del piano oro da Bankitalia al Tesoro – ha difeso l’emendamento, precisando che la banca centrale “detiene e gestisce le riserve auree” nazionali, ma non le possiede: “in tutte le banche centrali dell’Unione europea […] la banca centrale detiene e gestisce, non possiede […]. Per cui chi dice che quell’oro deve essere della Banca d’Italia come possesso, oppure – ancora peggio – deve essere della Bce, non sa di cosa sta parlando”.
“Un intervento legislativo per spiegare questa cosa”, ha aggiunto, “è necessario”. “L’oro è degli italiani: non lo vuol toccare nessuno, non lo vuol vendere nessuno; ma proprio perché non lo vuol toccare nessuno, a maggior ragione non voglio che sia toccato dagli altri”.




