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Regina di Confindustria pattina sul ghiaccio dell’energia

Intervistato dal Sole 24 Ore, il delegato per l'energia di Confindustria Aurelio Regina ha presentato una serie di misure per ridurre i prezzi delle bollette e tutelare le imprese. Le sue proposte, però, devono soddisfare tutte le anime che compongono la confederazione: consumatori, produttori elettrici e operatori del gas.

Aurelio Regina, il delegato per l’energia del presidente di Confindustria, ha elencato al Sole 24 Ore – quotidiano di proprietà della stessa Confindustria – una serie di proposte per ridurre il divario tra i prezzi energetici italiani ed europei. Nel primo semestre del 2025, infatti, le imprese italiane hanno pagato l’elettricità a un prezzo di 278 euro al megawattora, contro una media europea di 216 €/MWh: “241 euro per MWh in Germania, 183 euro per MWh in Francia e 171 euro per MWh in Spagna”, ha spiegato.

Senza un intervento governativo che riequilibri la situazione e rafforzi la competitività della produzione nazionale, anche alla luce dei recenti sussidi tedeschi, secondo Regina “rischiamo di uccidere l’industria”.

– Leggi anche: Le sintonie a sorpresa fra Confindustria e Germania a Bruxelles sugli aiuti alle imprese

LA CRITICA AL GOVERNO

“Avevamo chiesto un intervento deciso del governo dal punto di vista energetico, ma non vediamo né il senso di urgenza né il coraggio di affrontare una manovra strutturale”, ha dichiarato Regina al Sole. Effettivamente, il decreto Energia – cioè il provvedimento volto a contenere le bollette per i consumatori domestici e industriali, tra le altre cose – non è ancora stato pubblicato, nonostante se ne parli addirittura dalla scorsa primavera.

REGINA VUOLE ACCONTENTARE TUTTI?

Il delegato di Confindustria chiede all’esecutivo di realizzare una “manovra strutturale”, ma le sue proposte sembrano essere pensate innanzitutto per soddisfare tutte le anime che compongono l’organizzazione – imprese energivore, produttori di elettricità e operatori del gas -, senza scontentarne nessuna.

– Leggi anche: Prezzi energia, da che parte sta Confindustria?

LE MISURE PRO-SOCIETÀ ELETTRICHE…

Da un lato, infatti, Regina ha illustrato una serie di interventi favorevoli alle società elettriche (la più grande delle quali è Enel), come lo svincolo di 23 terawattora “di rinnovabili esistenti, che sono poi quelle giunte a fine ciclo incentivazione”. Oppure la spalmatura degli oneri di sistema “nel tempo […] a partire dal 2032”: è una misura vantaggiosa per i consumatori ma anche per i produttori elettrici, perché riduce la pressione politica per l’abbassamento delle bollette.

… E QUELLE PRO-OPERATORI DEL GAS

Dall’altro lato, Regina si è preoccupato di inserire delle proposte gradite al settore gasifero, come l’eliminazione del differenziale del prezzo del gas tra il mercato europeo (Ttf) e quello italiano (Psv): “produrrebbe un beneficio di 2 miliardi l’anno”, ha detto, sia agli importatori che ai consumatori. Inoltre, vorrebbe dare stimolo alla produzione nazionale di gas naturale e di biometano attraverso dei meccanismi di Gas Release e di Energy Release.

L’Energy Release, semplificando, è un provvedimento che consiste nella cessione alle aziende di energia elettrica a prezzi calmierati da parte del Gestore dei servizi energetici (Gse); in cambio, queste aziende si impegnano a costruire degli impianti rinnovabili. Il Gas Release, similmente, è uno strumento per la fornitura alle imprese di gas a prezzi regolamentati, più convenienti di quelli di mercato.

SOSPENDERE LA “TASSA” SULLA CO2 E DISACCOPPIARE I PREZZI

Tra le proposte di Confindustria, poi, c’è la sospensione del costo della CO2 sulla produzione termoelettrica, ossia quella basata sui combustibili fossili. “Questa misura aveva senso quando il prezzo del gas era molto più basso. Ora viaggia sui 30-35 euro per MWh e questa è diventata una vera e propria tassa ingiustificata”, sostiene Regina. “E oggi, in assenza di un vero disaccoppiamento, paghiamo questo balzello anche sulle rinnovabili ed è un fatto insostenibile per un Paese in difficoltà con cui rischiamo di uccidere l’industria”.

– Leggi anche: Confindustria chiede all’Ue di fermare le “speculazioni” sul prezzo del gas. Gulp

Confindustria insiste molto sul disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas, in modo da garantire bollette meno care alle aziende e tutelare la competitività dei comparti energivori, come la siderurgia. Non è chiaro, tuttavia, come questo disaccoppiamento dovrebbe realizzarsi nel concreto.

Non solo in Italia, infatti, ma a livello europeo il prezzo dell’elettricità non viene determinato dalla fonte utilizzata per generarla – come le rinnovabili o il gas, appunto – bensì dall’ultima centrale ad avere accesso alla rete ogni ora. Questo ordine di accesso è basato sul costo marginale: ha la priorità, cioè, l’energia prodotta con i costi marginali più bassi. Gli impianti eolici e fotovoltaici hanno costi marginali praticamente nulli, visto che il vento e il sole sono gratis; una centrale a gas, invece, ha un costo marginale molto più elevato, che è dato dal prezzo del combustibile fossile.

Nel concreto, in Europa l’ultima centrale per ordine di accesso alla rete è quasi sempre una centrale a gas, che con la sua produzione stabile è in grado di soddisfare la domanda in qualunque ora.

Non è possibile, per l’Italia, abolire il sistema del prezzo marginale perché una manovra del genere richiederebbe una riforma di tutte le borse dell’Unione europea, che funzionano allo stesso modo. È possibile però ridurre la quota del gas nel mix di generazione elettrica, in modo che le centrali alimentate con questo combustibile rappresentino la fonte marginale per un minore numero di ore durante la giornata. È possibile inoltre incoraggiare la firma di power purchase agreement tra i produttori e i compratori di energia elettrica, ovvero dei contratti di lungo termine a prezzi fissi e più vantaggiosi.

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