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Come si muove Meloni tra Mattarella, Trump e Zelensky

Atti, manovre e parole di Giorgia Meloni tra politica interna e politica estera. La nota di Sacchi.

Giorgia Meloni dal vertice del G20 a Johannesburg rilancia il ruolo dell’Italia nel piano di pace di Trump per l’Ucraina con quella posizione di mediazione che da tempo si è ritagliata tra l’Ue, i “Volenterosi” guidati da Macron rimasti oscurati, e il presidente Usa. Sottolinea poi che sul caso Garofani con il Quirinale “è stato chiarito tutto” e ribadisce il rapporto positivo con il presidente Mattarella. Che del resto l’aveva l’altro ieri omaggiata parlando dell’ importanza del Piano Mattei per l’Africa e della “autorevole presenza” dell’Italia al G20 di Johannesburg.

È la conclusione di un “film” completamente diversa da quella che era stata prevista da certa narrazione mediatica, secondo la quale il caso Garofani, sollevato dal capogruppo alla Camera di FdI, il partito di cui Meloni è presidente, Galeazzo Bignami, sulla base dello scoop di Maurizio Belpietro, direttore del giornale La Verità, sarebbe stato un boomerang per la premier e il suo partito.

Meloni si rimette al centro e per la prima volta parla in pubblico del “caso” tra Palazzo Chigi e Quirinale. Ormai capitolo chiuso. Al centro il ruolo di Meloni nel piano Trump per l’Ucraina, sempre come ponte tra Usa e Ue, mentre è in corso a Ginevra il vertice Usa-Ue-Ucraina con il segretario di Stato Marco Rubio. La premier, che ha sentito Trump e apprezzato la sua disponibilità a migliorare il piano, apprezzando al tempo stesso anche parti come quella sulla sicurezza per l’Ucraina, che vede coinvolti gli Usa, rivendicando a questo proposito il fatto che sia stata accolta la sua proposta sul modello dell’articolo 5 del Trattato Nato, sostiene che non serve una controproposta, ma miglioramenti. E sottolinea la responsabilità della Russia incalzata per dare prova di una vera volontà di pace. La linea tracciata da Meloni è quindi quella di lavorare sul piano di pace proposto da Washington cercando sì di cambiarlo, ma senza arrivare a formulare una totale controproposta. Puntare a un cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. Costringere Mosca a svelare il suo “bluff” sulla fine delle ostilità.

Al termine del G20 in Sudafrica Meloni affronta soprattutto il dossier Ucraina, espone la sua linea dopo aver parlato da poco con la Casa Bianca, assicura di aver trovato “la disponibilità” da parte di Donald Trump a emendare il piano di pace in 28 punti. “Abbiamo fatto una telefonata abbastanza lunga anche con il presidente della Finlandia”, spiega ai giornalisti, rivelando di aver discusso col presidente degli Stati Uniti anche della possibilità “di capire se si riesce ad ottenere almeno un cessate il fuoco temporaneo sulle infrastrutture civili strategiche che i russi continuano a bombardare in maniera totalmente indiscriminata”. Anche perché, sottolinea, “qui tutti stiamo dimostrando dall’inizio la nostra buona volontà, salvo i russi che non hanno fatto un passo in avanti dall’inizio e penso che, e questo l’ho detto varie volte anche a Trump, pure i russi debbano dare qualche segnale concreto di voler effettivamente arrivare alla pace perché tutti gli altri, americani, ucraini, europei, turchi, stanno facendo la loro parte, salvo i russi”. E di fronte a questa indisponibilità, prosegue la premier, “bisogna aumentare la pressione” su Mosca “perché altrimenti la possibilità di costruire una pace diventa più difficile”.

“Io penso da tempo che Putin in buona sostanza non abbia una reale volontà di chiudere la guerra, di farlo in tempi brevi, penso che questo bluff si debba andare a vedere – prosegue -. Però sicuramente il modo migliore per vederlo è fare una proposta seria, sensata, metterla sul tavolo e capire chi ci sta e chi non ci sta”. Prosegue: “Sono certa che di fronte ad una proposta seria sensata l’Europa c’è, l’Ucraina c’è, gli Stati Uniti ci sono, e speriamo che ci sia anche la Russia, ma potrebbe anche mancare”.

La proposta messa dagli Usa sul tavolo è per l’inquilina di palazzo Chigi “una base” su cui lavorare. Nel piano americano, rimarca, ci sono “alcuni punti che sicuramente devono essere oggetto di discussione”, e cita il tema legato ai territori, il finanziamento per la ricostruzione e la questione dell’esercito ucraino. “Ci sono anche molti punti che io considero particolarmente positivi – aggiunge però Meloni -, in tema soprattutto di garanzie di sicurezza, dove c’è messo nero su bianco un coinvolgimento diretto anche degli Stati Uniti in una proposta di garanzie di sicurezza che riprende una idea che all’inizio fu italiana, cioè di garanzia di sicurezza basate sul modello dell’articolo 5 della Nato” Insomma, è il messaggio, “io non credo che il tema sia lavorare su una totale controproposta” al piano Usa, “ci sono molti punti condivisibili e penso che, anche per un fatto di tempo e di energia, abbia più senso lavorare sulla proposta che c’è e concentrarci sulle questioni che sono davvero dirimenti. Siamo tutti impegnati per arrivare a un documento, a una proposta che possa essere il più possibile vicina ai desiderati, non tanto nostri, ma a quello che serve per avere pace, per avere una Ucraina indipendente e sovrana e per avere una sicurezza anche per l’Europa”. Che Meloni sprona ad avere un ruolo centrale: serve in questo momento, “una prova di maturità per l’Europa” per “dimostrare che può fare la differenza con proposte serie, che fanno fare passi avanti, quindi non semplicemente dicendo ‘sì, va tutto bene’ o ‘no, va tutto male’, che sarebbe un approccio un po’ infantile per la fase in cui ci troviamo, e mi pare che siamo tutti d’accordo a fare questo lavoro”.

Quanto alla Lega di Matteo Salvini, che mette un paletto ben preciso a Ue e “Volenterosi”, confidando “che nessuno, a Bruxelles, a Parigi o a Londra, ostacoli la ripresa del dialogo con l’obiettivo di prolungare guerra e morte, per vendere armi e coprire problemi interni”, Meloni spiazza chi è in cerca di dissensi e divisioni nel centrodestra. E ribadisce che la forza della coalizione sta in una unità fatta di pluralità. “Matteo Salvini – osserva Meloni, riferendosi a nuovi aiuti militari all’Ucraina alla luce di alcune vicende interne di corruzione – dice una cosa corretta quando afferma che i soldi degli italiani non possono andare a finire nelle mani di persone corrotte e ovviamente noi dobbiamo vigilare perché questo non accada, ma mi pare che il governo ucraino abbia dimostrato di avere gli anticorpi per gestire quel problema”. Assicura quindi che quello del vicepremier, ministro di Infrastrutture-Trasporti e leader della Lega non è “un controcanto”. Perché, “penso che siamo una coalizione, non una caserma, e che all’interno della mia maggioranza sia un bene che tutti esprimano chiaramente le loro posizioni, questo aiuta anche me a ragionare”. Conclude, la premier: “A me alla fine interessa solo la postura internazionale dell’Italia, che continui ad essere percepita come una nazione seria, credibile, con chiara linea di politica estera. E oggi l’Italia così viene percepita perché questo governo ha una maggioranza stabile che le ha consentito di avere, votando sempre in modo compatto, questa linea di politica estera”. Chiosa: “Quindi non mi posso assolutamente lamentare dei miei alleati”.

E oggi il centrodestra, coalizione unita proprio perché plurale alla prova delle urne alle Regionali in Veneto, Campania e Puglia. In tutto 13 milioni di elettori coinvolti.

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