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Auto elettriche, per la ricarica Stellantis prende a bordo la tecnologia Tesla

Dopo Ford, Gm, Mercedes e molte altre, anche Stellantis sceglie di rendere le proprie auto elettriche compatibili con lo standard per la ricarica di Tesla così da accedere ai 28mila punti di ricarica di Elon Musk

Stellantis ha annunciato l’adozione del North American Charging System (in gergo meglio noto come Nacs) per una selezione di veicoli elettrici a batteria nei mercati di Nord America, Giappone e Corea del Sud, così da avere accesso a oltre 28.000 Tesla Supercharger che il marchio automobilistico texano di Elon Musk ha dislocato in questi Paesi.

POCHE COLONNINE, DUE STANDARD RIVALI

Pare assurdo ma, soprattutto negli Usa, si è verificata una particolare condizione per la quale, al netto di una infrastruttura piuttosto scarsa e poco ramificata, il comparto delle colonnine si è scisso in due standard rivali, rendendo ancora più difficile la vita ai pochi possessori delle auto elettriche che devono verificare se il proprio modello è compatibile con l’attacco della stazione di servizio più vicina.

Il primo, il Nacs, è stato scelto da Tesla e si è velocemente diffuso, non fosse altro perché l’azienda di Elon Musk ha finanziato in prima persona l’allestimento della rete di ricarica attraverso le stazioni di rifornimento note appunto come Tesla Supercharger.

Ha complicato invece il quadro l’amministrazione Biden che, pur volendo alimentare la corsa verso la motorizzazione alla spina, ha finanziato quei progetti che presentassero lo standard alternativo, noto come Ccs o Combined Charging System.

Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump ha reso questa divisione tutta interna alla mobilità elettrica meno rilevante dato che come prima cosa il nuovo presidente ha fatto coriandoli degli incentivi del predecessore sull’acquisto di auto elettriche (scaduti il 30 settembre scorso e non più rinnovati).

Inoltre con le sue dichiarazioni a favore del petrolio, il tycoon ben poco affine alle tematiche ambientali ha spinto i principali produttori, a iniziare da quelli statunitensi, a rimandare sine die l’elettrificazione della gamma a tal punto che nei nuovi piani industriali trovano nuovamente posto gli investimenti per le propulsioni a scoppio maggiormente inquinanti, come il V8 americano.

STELLANTIS E NON SOLO, LE CASE CHE SFRUTTANO LA TECNOLOGIA TESLA

In tutto ciò resta comunque sotto traccia la questione mai sanata del doppio standard per la ricarica alle colonnine di riferimento. Sono numerosissime le Case che hanno scelto di snobbare il Ccs a favore del Nacs: da Ford a General Motors, passando per Polestar, Rivian, Volvo e la tedesca Mercedes.

A partire dall’inizio del 2026 in Nord America pure i clienti Stellantis potranno ricaricare le proprie vetture alla spina, come le Jeep Wagoneer S, le Dodge Charger Daytona o la Jeep Recon 2026 ai Tesla Supercharger che Elon Musk s’è dato da fare a distribuire lungo i 50 Stati statunitensi.

DA EST A OVEST

L’anno successivo sarà la volta di Giappone e Corea del Sud. Il primo è un Paese storicamente ostile (nonostante l’ormai sbiadito successo pionieristico di auto come la Prius di Toyota o la Leaf di Nissan) alla mobilità elettrica intesa come standard dominante ex lege, il secondo intende invece aumentare del 20% gli incentivi per le auto elettriche dal 2026 e vede Hyundai mettere sul piatto 86 miliardi di dollari per fare di Seul un hub globale della mobilità elettrica così da sfidare Pechino.

Ma per i motivi predetti, benché la mossa di Stellantis di abbracciare lo standard prediletto da Tesla sia destinata a far rumore, difficilmente sposterà qualcosa nell’asfittico mercato delle auto elettriche occidentali. Specie fino a quando Trump resterà allo Studio ovale.

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