Sono state pubblicate le previsioni economiche europee della CE per l’autunno 2025.
La performance dell’Italia per il 2025 è scesa allo 0,4% per quest’anno e ben al di sotto della media dell’area euro per il 2026-2027: +0,8 e 0,8 contro 1,2 e 1,4%.
Ovviamente ciò è dovuto a un incredibile aumento dell’avanzo primario in tempi difficili come quelli di questi anni. Almeno questa cieca austerità genera una riduzione del rapporto debito/PIL? Macché. Al contrario, il rapporto, che era diminuito nel 2022 (l’unico anno di espansione fiscale e forte crescita), non smette di aumentare: dal 133,9% del 2023, al 136,4% di quest’anno, al 137,2% del 2027!
Incredibilmente, il commento della CE è il seguente:
“Il rapporto debito/PIL dovrebbe raggiungere il 137,2% entro il 2027, poiché gli avanzi primari previsti sono ancora insufficienti a compensare l’impatto dei differenziali tra tassi di interesse e tassi di crescita che determinano un aumento del debito”.
Poiché i tassi di interesse sono a un livello minimo, la (mancanza di) crescita spiega questa maggiore instabilità determinata dall’austerità. L’uso del termine “insufficiente” è spettacolare: la CE sta forse insinuando che l’austerità è troppo limitata o piuttosto che l’austerità ha fallito? Rabbrividiamo al pensiero che per Bruxelles conti la prima interpretazione piuttosto che la seconda.
Qualcosa deve cambiare se vogliamo salvare la nostra Europa dal crescente populismo determinato dalle politiche economiche sbagliate.




