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astensionismo

Gli antidoti sbagliati al crescente astensionismo elettorale

I bizzarri auspici del direttore del quotidiano La Stampa, Andrea Malaguti, per combattere l'astensionismo elettorale. I Graffi di Damato.

Inizialmente dichiarata “provocatoria”, come un paradosso o uno scherzo, il direttore della Stampa Andrea Malaguti- non del Corriere di Peretola, senza volere offendere per l’esiguità della sua popolazione l’omonimo sobborgo toscano- ha lanciato e persino cercato di motivare l’idea di sanzionare l’assenteismo elettorale. Non so se multandolo soltanto o trovare celle – magari creandone apposta di nuove per la nota insufficienza di carceri – dove mandare i disertori delle urne. Magari, propongo anche io scherzando, i recidivi dopo due o tre turni saltati, dimostrando così di averlo fatto apposta, non a caso.

Se vorrà, Malaguti, lontano dalle regioni Puglia, Campania e Veneto dove si voterà una partita pur decisiva a livello nazionale per il Pd di una Schlein un po’ in difficoltà al Nazareno, potrà tornare domenica prossima sull’argomento per precisare meglio la sanzionabilità, ripeto, dell’astensionismo. Che gli ha guastato i sogni, specie mescolato con la denatalità e l’estensione – ha spiegato – dell’intelligenza artificiale.

Neppure il compianto Norberto Bobbio, affezionato alla Stampa, riuscirebbe forse a consolare, rasserenare, consigliare il direttore dello storico giornale torinese. Al quale tuttavia consiglierei di non riproporre ai lettori come misura non repressiva ma preventiva dell’astensionismo una disinvoltura ancora maggiore dei partiti, da soli o in coalizione, nella predisposizione dei programmi con i quali presentarsi agli elettori per andare o rimanere al governo, secondo i casi. In particolare, egli ha attribuito al compianto Alcide De Gasperi, segnalandone la memoria proprio alla Schlein, “la lezione di prendere voti a destra per fare politiche un po’ di sinistra”. Che è un po’ come tirare troppo la corda della dc partito di centro – diceva De Gasperi – che “guarda a sinistra”.

La Dc guardò a sinistra, appunto, per attrarre alla sua politica moderata di centro, rigorosamente di centro, la parte anch’essa moderata, riformatrice, non massimalista e rivoluzionaria della sinistra. E vi riuscì consentendo ai suoi successori di realizzare il centrosinistra, senza neppure più il trattino, con i socialisti. O addirittura di strappare ai comunisti di Enrico Berlinguer sostegni temporanei ed emergenziali a governi monocolori democristiani guidati da Giulio Andreotti: un uomo non proprio di sinistra.

Fare ciò che vorrebbe Malaguti significherebbe produrre ancora più astensionismo, e sanzioni, perché gli elettori sono non molto, ma molto meno sprovveduti di quanto non li immagini il direttore della Stampa. E continuerebbero ad astenersi anche col voto digitale proposto oggi, sempre sulla Stampa, dal costituzionalista Michele Ainis.

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