Skip to content

Lo strano caso di Paolo Nori

“Non è colpa dello specchio se le facce sono storte. Diario di un filorusso” di Paolo Nori letto da Tullio Fazzolari

Non risulta che la musica di Bach o di Wagner sia stata messa all’indice quando la Germania di Hitler ha scatenato la seconda guerra mondiale invadendo mezza Europa. E nel mondo libero s’è continuato a studiare la filosofia di Hegel e di Kant. Purtroppo, ottant’anni dopo, guerre e dittatori restano una minaccia costante. Ma adesso tocca fare i conti anche con l’aumento esponenziale della stupidità che spesso si fa scudo con nobili cause e con il politicamente corretto. Il risultato è che nel mondo tuttora considerato libero sono sempre più frequenti l’intolleranza e le censure. Un caso esemplare è quello capitato a Paolo Nori, scrittore e docente di letteratura russa. Nel marzo del 2022 Nori ha in programma alcune lezioni su Dostoevskji in una università di Milano. Ma pochi giorni prima Putin aggredisce l’Ucraina e le lezioni vengono cancellate. E nessuno saprà mai spiegare che cosa c’entrasse Dostoevskji, vissuto nell’Ottocento, con l’attacco a Kiev.

Contro ogni regola del buon senso dal singolo episodio nasce un affaire che dura tuttora e che Nori racconta con “Non è colpa dello specchio se le facce sono storte. Diario di un filorusso” (Utet, 180 pagine, 19 euro) . A più riprese qualche demente descrive il pacifico professore di letteratura come un sostenitore delle politiche del Cremlino. E dunque un nemico della pace che non dovrebbe avere diritto di parlare. Il paradosso è che gli scritti di Nori vengono censurati pure in Russia dove vengono tradotti e pubblicati per la prima volta forse anche grazie al clamore delle polemiche avvenute in Italia. E stavolta la “colpa” è di aver usato la parola guerra e non “operazione speciale” come impone il lessico voluto da Putin. Ovviamente il testo viene messo in linea dai redattori della casa editrice russa. Nori, che probabilmente di polemiche ne ha già abbastanza, non protesta ma quando lo stesso libro esce di nuovo in Italia in edizione tascabile non manca di mettere in evidenza tagli e censure realizzate a Mosca. Viene subito da chiedersi come avrebbero reagito invece altri scrittori e in circolazione ce ne sono tanti che colgono subito ogni occasione per dichiarare a gran voce d’essere perseguitati.

L’approccio di Paolo Nori è di tutt’altro genere. “Non è colpa dello specchio se le facce sono storte” non è un cahier de doleancema un racconto di questi tre anni in cui predomina l’ironia. Anche il divieto di tenere le lezioni su Dostoevskji a Milano viene definito una vicenda ridicola. Ma forse su tutto prevale la capacità di Nori di riaffermare sempre con garbo ma anche con determinazione il suo grande amore per la cultura russa che nulla ha a che spartire (se non le persecuzioni) con gli zar, con Stalin e nemmeno con Putin. La letteratura e tutta l’arte non s’identificano con un regime. Come Nori fa notare con incisiva leggerezza nessuno si ricorda chi governava la Spagna quando Cervantes ha scritto “Don Chisciotte”. E allora è più che lecito essere filorussi. L’impresa più difficile è spiegare agli stupidi che non vuol dire essere anche filo Putin.

Torna su