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Tutte le scintille tra i Paesi Ue sull’energia

Francia e Paesi Bassi hanno annunciato di non opporsi più al mantenimento dell’esenzione fiscale per l’aviazione e il settore marittimo. Malta, invece, è contraria a tassare il cherosene per le navi. Estratto di un approfondimento di Elodie Lamer, giornalista di Tax Notes, tratto dal Mattinale Europeo.

La revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia sarà discussa in seduta pubblica giovedì dai ministri delle finanze dell’UE, mentre il futuro dell’imposta minima globale verrà affrontato a porte chiuse. Il testo è stato notevolmente ridimensionato rispetto alla proposta originale della Commissione europea del 2021. La scorsa settimana, Francia e Paesi Bassi hanno annunciato di non opporsi più al mantenimento dell’esenzione fiscale per l’aviazione e il settore marittimo, posizione che avevano difeso per un anno. Una concessione fatta in nome del compromesso, ma senza ottenere nulla in cambio.

Malta, invece, si oppone alla clausola di riesame prevista per il 2035, che prevede una valutazione della Commissione europea sulla possibilità di tassare il cherosene, qualora alternative più verdi siano disponibili in quantità sufficiente. Malta sostiene che le difficoltà legate alla sua insularità richiedono misure permanenti, e che il 2035 non è una scadenza definitiva. Le isole, inoltre, puntano sulla concorrenza internazionale: in ottobre, Grecia e Cipro hanno rotto l’unità europea astenendosi dal voto all’Organizzazione marittima internazionale su una proposta per posticipare di un anno la decisione sul primo sistema globale di tariffazione delle emissioni del trasporto marittimo. Tutti gli altri Stati membri dell’UE presenti hanno votato contro il rinvio.

Malta, insieme a Bulgaria e Lettonia, si oppone anche all’indicizzazione automatica dei livelli di tassazione ogni tre anni, una delle principali innovazioni del testo. Questa indicizzazione non esiste nella direttiva attuale, e i tassi del 2003, non aggiornati all’inflazione, sono ormai obsoleti.

La crisi energetica seguita all’invasione russa dell’Ucraina e i tassi di inflazione elevati (oltre il 10% nell’ottobre 2022) alimentano la paura di un costo dell’energia insostenibile. Tuttavia, la Commissione europea invia segnali per una riduzione dei costi energetici: Ursula von der Leyen ha recentemente dichiarato che le tasse e i contributi sulle bollette elettriche rimangono troppo alti per l’industria e le famiglie, promettendo una raccomandazione per alleggerire la fiscalità energetica.

Il trattamento fiscale del gas naturale e del GPL rimane un punto controverso. Alcuni Stati ritengono che queste fonti energetiche saranno necessarie durante la transizione ecologica e contestano il testo attuale, che prevede un periodo transitorio fino al 2042 prima di raggiungere i livelli di tassazione previsti. La presidenza danese del Consiglio dell’UE sta valutando la possibilità di prolungare ulteriormente questo periodo e ridurre le aliquote per alcuni usi.

La negoziazione ha visto uno scontro tra Francia e Spagna sull’idrogeno. La Francia voleva che l’idrogeno “rosa” (prodotto dal nucleare) beneficiasse dello stesso trattamento fiscale favorevole dell’idrogeno “verde” (da fonti rinnovabili). La Spagna si è opposta, senza successo.

(Estratto dal Mattinale europeo)

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