La Cina, osserva il New York Times in un approfondimento, sta neutralizzando con straordinaria rapidità il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti, colpiti dai dazi di Trump, espandendosi in nuovi mercati globali. Le vendite verso il resto del mondo sono esplose, proiettando un nuovo record annuo nonostante i dazi.
Grazie a prezzi competitivi e investimenti produttivi, Pechino dimostra che la sua leadership manifatturiera è inarrestabile. Il mondo è spaccato: alcuni paesi temono la concorrenza, altri abbracciano la tecnologia low-cost per modernizzarsi.
Trump ha tagliato i dazi al 45%, ma minaccia nuove barriere; intanto, le catene produttive Usa si spostano altrove, segnando una svolta imprevedibile nel commercio globale.
COME LA CINA EVITA GLI EFFETTI NEGATIVI DEI DAZI USA
Da anni la Cina coltiva nuovi clienti, forte di enormi capacità produttive che le consentono prezzi imbattibili.
«Non sorprende che trovi mercati oltre le economie avanzate», osserva al Nyt Mary Lovely del Peterson Institute.
Trump ha appena ridotto i dazi dal 55% al 45%, livelli comunque storici, promettendo la rinascita industriale e occupazione negli Usa – tesi contestata da molti esperti.
Resta da vedere se riuscirà a fermare i flussi cinesi “deviati” attraverso paesi terzi.
COME L’AMERICA TAGLIA ALCUNI ACQUISTI DALLA CINA
Gli americani, da decenni principali acquirenti di mobili e articoli per la casa cinesi, stanno tagliando gli ordini su tutta la linea.
I dati sono eloquenti. Plastica (ceste, posate): -16% tra luglio e ottobre, pari a 5 miliardi di dollari. Arredamento: dal 25% al 20% della produzione esportata. Tech in picchiata: telefoni -47%, computer -54%, malgrado esenzioni tariffarie.
Apple, HP e altri spostano forniture in India (smartphone) e Vietnam (laptop), secondo i dati governativi Usa.
L’OFFENSIVA CINESE NEI MERCATI EXTRA USA
La Cina inonda Africa (+42%), America Latina (+13%), Europa (+7%) e Asia (+14%) con auto, camion, bici, navi, batterie e acciaio – quest’ultimo a prezzi inferiori all’acqua in bottiglia.
Leader mondiale in auto, batterie e pannelli solari grazie a politiche industriali decennali, Pechino esporta di più per compensare la debole domanda interna.
Esempi: auto elettriche in Nigeria da 100 a migliaia in un anno; pannelli solari in Algeria quadruplicati.
Aziende cinesi sacrificano i margini per accedere a questi mercati, guadagnando influenza mentre Trump riduce gli aiuti Usa. «È trasformativo avere tecnologia a prezzi accessibili», dice Ilaria Mazzocco del CSIS al Nyt.
DOSSIER GIOCATTOLI
Vietnam (+28%) e UE (+11%) reagiscono con dazi per proteggere le industrie locali; Argentina (+57%) e Nigeria (+45%) accumulano deficit ma modernizzano.
Un’eccezione: i giocattoli, dominati dalla Cina, perdono 3,5 miliardi di dollari (console, costumi, board game), soprattutto per il crollo negli Usa.
Trump proverà a convincere l’Asia a bloccare le triangolazioni, ma i precedenti del suo primo mandato mostrano che ciò avrà un’efficacia limitata.
COME CAMBIA LA MAPPA GEOPOLITICA DEGLI ACQUISTI AMERICANI
I consumatori Usa comprano di più da Thailandia (+33%), Taiwan (+51%) e Singapore (+13%).
Gerard DiPippo della RAND Corporation prevede al Nyt che la tregua di un anno stabilizzi i flussi verso gli Usa, ma Trump valuta dazi su pharma, droni e minerali critici per ridurre la dipendenza da Pechino.
Con oltre tre anni di mandato, la sua guerra commerciale è solo all’inizio, in uno scenario di trasformazioni continue e imprevedibili.







