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Sotto Siri si nasconde Gemini?

A poche settimane dal rumoroso addio di Ke Yang, approdato in Meta subito dopo esser stato messo al comando di uno dei team al lavoro sull'Ai proprietaria di Apple, prende nuovamente vigore l'indiscrezione che la Siri destinata a debuttare nel 2026 sia in realtà Gemini sotto mentite spoglie

Gratta Siri ed esce fuori Gemini di Google. Si parla da parecchio di una simile possibilità che sarebbe un vero e proprio smacco per una software house come Apple, da sempre caparbiamente incollata all’idea di utilizzare tecnologia proprietaria per i propri device.

Ma sarebbe pure – e ormai in quel di Cupertino sembrano averlo compreso – la sola strategia perseguibile per far debuttare super Siri, ovvero l’assistente virtuale “di casa” potenziato dall’AI, entro la prossima primavera, senza inanellare ulteriori rinvii.

GEMINI SI TRAVESTE DA SIRI?

A sostenere una tesi che un tempo sarebbe apparsa semplicemente fantascientifica mentre oggi è data per altamente possibile il ben informato Mark Gurman di Bloomberg attraverso la newsletter “Power On” secondo cui Apple avrebbe chiesto a Google un chatbot personalizzato della famiglia Gemini da “spacciare” come una Siri intelligente.

In questo modo Cupertino avrebbe finalmente modo di dire la sua nel settore dell’Ai, comparto che le è ancora in larga parte completamente ostile e straniero (anche perché il team composto per l’occasione è andato via via sfaldandosi) e si accontenterebbero i fan che da tanto, troppo, tempo attendono il ritorno di uno degli assistenti virtuali più noti e apprezzati.

GEMELLO DIGITALE?

Questa sorta di Gemini sotto mentite spoglie avrà scisso ogni legame con Mountain View: non girerà nemmeno sui server di Google, ma su quelli cloud privati di Apple così da garantire la privacy degli utenti secondo gli standard imposti dalla casa di Cupertino.

Proprio per assecondare tale volontà, la versione voluta da Apple sarebbe stata spogliata da tutti i servizi di contorno resi da Google che avrebbero bisogno di un collegamento ai server di Mountain View. Dunque il Gemini travestito da Siri non dovrebbe avere funzionalità classiche della sua controparte Android.

SIRI ZOPPICA VERSO IL SUO DEBUTTO

L’intervento di Google sarebbe stato salvifico considerata l’incapacità del team interno di superare i numerosi problemi sorti nel corso dello sviluppo di una Intelligenza artificiale proprietaria: già nei mesi scorsi era venuto fuori che il responsabile di Siri, Robby Walker, aveva definito i ritardi “imbarazzanti“.

“È come un software patchwork, dove ogni pezzo sembra funzionare, finché non li metti insieme”, si sarebbe sfogato un ingegnere rimasto anonimo lasciando intendere che i lavori sul potenziamento di Siri nella prima metà di quest’anno fossero ancora in alto mare.

E così, inizialmente prevista con l’aggiornamento iOS 18.4 dell’aprile 2025 Siri “potenziata” dalla Ai era poi slittata all’iOS 18.5 di maggio e adesso gli appassionati della Mela morsicata si augurano che arrivi la prossima primavera senza mancare l’ennesima finestra importante.

Le certezze però latitano. Soltanto qualche settimana fa si apprendeva che Ke Yang avesse abbandonato Cupertino per Meta subito dopo essere stato messo a capo del team Answers, Knowledge and Information: la situazione in Apple resta insomma altamente confusionaria: basterà l’arrivo di Gemini a colmare le lacune dovute all’assenza di una Intelligenza artificiale proprietaria?

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