L’appello della presidenza danese per la Legge climatica
La presidenza danese del Consiglio dell’Ue ieri ha lanciato un appello a trovare un accordo sulla Legge climatica, che fissa al 90 per cento la riduzione delle emissioni entro il 2040, alla riunione dei ministri dell’ambiente di oggi. “Riteniamo che ci siano tutti gli ingredienti necessari per giungere a un accordo. Conosciamo le posizioni degli Stati membri, abbiamo chiare linee guida dal più alto livello politico e abbiamo gli elementi costitutivi necessari sul tavolo. Con la COP30 alle porte, questo è il momento di concordare l’obiettivo del 2040”, ha detto la presidenza danese. Il risultato positivo non è scontato. Sono state fatte numerose concessioni al fonte di paesi sempre più largo – dalla Polonia all’Italia – che contesta gli obiettivi climatici e il modo per arrivarci. “Niente di tutto questo è garanzia di successo. Tutti devono essere pronti a fare compromessi e arrivare a una decisione”, ci ha spiegato un diplomatico.
A forza di deroghe e di freni d’emergenza, il 90 per cento solo per la forma?
La credibilità dell’obiettivo di ridurre le emissioni del 90 per cento entro il 2040 è messa in dubbio dalle numerose concessioni fatte dalla presidenza danese e dalla Commissione per riuscire a trovare la maggioranza qualificata necessaria ad adottare la Legge climatica. La bozza di compromesso include una clausola di revisione biennale che può modificare l’obiettivo del 90 per cento al 2040. La quantità di crediti internazionali da poter utilizzare per ridurre lo sforzo europeo sarà discusso dai ministri (attualmente è fissata al 3 per cento). La Francia e l’Italia hanno ottenuto freni d’emergenza di vario tipo. La Commissione ribadirà le concessioni sul settore delle automobili e il meccanismo ETS2, che impone una tassa su carburanti e riscaldamento. “C’è una realtà politica” di cui si deve tenere conto, ci ha detto il diplomatico. Il compromesso danese cerca di trovare un” compromesso tra due preoccupazioni legittime”: quella per il cima e quella per la competitività. Perché, allora, mantenere il 90 per cento? “E’ una pietra miliare cruciale perché significa che la politica dell’Ue rimane fondata sulla scienza”, ha risposto il diplomatico, secondo il quale un risultato imperfetto è meglio della sua alternativa: “nessun risultato”.






