Skip to content

POMELLI

Con Pomelli ora Google minaccia anche agenzie pubblicitarie e social media manager

Mountain View sta sguinzagliando un nuovo prodotto, noto come Pomelli, che minaccia l'esistenza delle agenzie pubblicitarie e dei social media manager. La rivoluzione industriale dell'Ai continua e pare volerci lasciare solo i lavori più noiosi e ripetitivi. Le macchine si prenderanno le parti più belle, artistiche e concettuali di ogni professione?

Quella dei social media manager potrebbe essere la professione più giovane minacciata dall’Intelligenza artificiale, a riprova del fatto che, quando scendono nell’agone lavorativo gli algoritmi smart e i datori di lavoro si fanno spregiudicati, non esistono mansioni realmente al sicuro. E il fatto di essere un mestiere nato negli ultimi anni, sull’onda dell’impellenza di capire e sfruttare il fenomeno dei social, potrebbe non garantire la sopravvivenza, ora che Google ha sguinzagliato Pomelli.

COS’E’ GOOGLE POMELLI E PERCHE’ PREOCCUPA

Il nome è sicuramente curioso ma non è dato saperne di più in merito (suonando all’orecchio come vagamente italiano potrebbe far riferimento a quell’estro creativo che ci è universalmente riconosciuto), quel che è già certo, invece, è che Google Labs lo ha sviluppato in collaborazione con Google Deepmind per farne uno strumento di marketing “animato dall’AI” pensato per generare campagne per i social media.

Pomelli sarà lanciato in versione beta (dunque tutt’altro che completa) negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda. La stessa Google ha sottolineato che il progetto è ancora in fase sperimentale e “potrebbe volerci del tempo per perfezionarlo”, ma le promesse sono importanti.

COME LAVORA

Chi volesse avviare una campagna marketing social della propria attività non dovrà fare altro che dare in pasto a Pomelli il proprio sito web che a quel punto, elaborando un’analisi su testi e contenuti visivi, si farà un’idea sul “tone of voice” ricercato dall’utente. Subito dopo, inizierà a sfornare idee per possibili campagne marketing, oppure potrà essere guidato via prompt per creare contenuti decisi a monte dall’utente.

CANVA ADDIO?

Infine, creati i template per post sui social o per gli annunci (restando fedeli allo stile del sito che nel frattempo ha digerito) l’utente potrà chiedere di apportare modifiche ai testi o alle immagini direttamente dallo strumento che in tale fase di editing ricorda pericolosamente Canva, il software della startup australiana di Cliff Obrecht e Melanie Perkins arrivato a valere 42 miliardi di dollari con 3,3 miliardi di dollari di ricavi annuali generati da 27 milioni di clienti a pagamento.

La differenza è che qui l’umano potrà non solo apportare le modifiche grafiche desiderate in prima persona ma anche impartire ordini via prompt che la macchina tradurrà in azioni concrete. Quando tutto sarà pronto e soddisfacente, si potrà scaricare e salvare la bozza col miglior risultato, pronta per la pubblicazione.

L’AI SFERZA ANCORA UNA VOLTA I CREATIVI?

Anche in questo caso, dunque, un lavoro estremamente creativo e complesso, che finora richiedeva personale qualificato e spesso vedeva più team – magari interni ed esterni – cooperare per intere settimane se non mesi, rischia di essere ridotto e banalizzato dall’algoritmo e da qualche schermata di caricamento che richiederà al più qualche ora per processare il tutto.

Dopo registi, compositori, grafici, scrittori, doppiatori e sceneggiatori un’altra professione intellettuale a vocazione artistica sembra insomma pronta per finire impallinata nella rivoluzione industriale dell’Intelligenza artificiale. La prima rivoluzione industriale che rischia di lasciare all’uomo i lavori ripetitivi e noiosi mentre mette le macchine nelle condizioni di sviluppare quelli fantasiosi e complessi.

Torna su