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Ponte? Il controllo preventivo della Corte dei Conti è anacronistico

Corte dei Conti, il rifiuto di registrazione della delibera governativa relativa al ponte sullo stretto segnala il ritardo culturale delle nostre istituzioni. L'intervento di Massimo Balducci

Non si conoscono le motivazioni che hanno portato la Corte dei Conti a rifiutare la registrazione della Delibera governativa con cui si intendono attivare i lavori per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Il rifiuto della Registrazione va comunque additato come sintomo del ritardo culturale della nostra Corte dei Conti e, più in generale, dei nostri meccanismi di controllo.  Cerchiamo di esplicitare il modello latente che ispira tutti i nostri meccanismi di controllo, meccanismo che opera anche nel caso del rifiuto di registrazione della Delibera governativa di attivazione dei lavori di realizzazione del ponte.

Innanzitutto i nostri controlli sono preventivi. Non mi risulta che esistano Paesi civili che prevedano il potere di registrare/rifiutare di registrare gli atti amministrativi del Governo in via preventiva. Nelle culture amministrative sviluppate il controllo preventivo può essere solo interno (cioè esercitato da uffici della Pubblica Amministrazione) e non demandato ad un istituto esterno magari di natura giudiziaria. Fenomenologie di questo tipo si rintracciano nelle culture di ispirazione sovietica e in alcune culture amministrative sud americane. Residuo di questo approccio è il parere di “legittimità” preventivo che i segretari comunali sono chiamati a dare sulle proposte di delibera di Giunta o di Consiglio (qui non va sottovalutata l’afferenza dei Segretari alle Prefetture, cioè ad una autorità esterna all’ente locale).  Peraltro il parere di legittimità è obbligatorio ma non vincolante cioè può essere superato ignorandolo. Lo stesso principio si applica alla registrazione degli atti governativi da parte della Corte dei Conti: il reitero della decisione da parte del governo supera il rifiuto di registrazione.

Meccanismi simili sopravvivono in molte aziende private italiane, soprattutto di tipo familiare, dove gli operatori devono attendere l’autorizzazione del titolare e/o del suo fiduciario prima di dar corso ad una qualsivoglia operazione. Non si tratta solo di appesantire il processo decisionale. Il meccanismo del controllo preventivo demotiva ogni atteggiamento proattivo e si traduce in resistenza al nuovo, al cambiamento.

I nostri meccanismi di controllo nell’ambito del settore pubblico, presentano una ulteriore caratteristica propria di ritardato di sviluppo. Il controllo viene esercitato esclusivamente sulla formalità della norma giuridica. Nella valutazione dei dirigenti amministrativi la Corte dei Conti, ad esempio,  non contempla la capacità manageriale ma solo il rispetto della norma. Si presuppone che, rispettando pedissequamente la norma, il successo sarà garantito. L’intuizione manageriale non ha cittadinanza così come non ha cittadinanza la possibilità di sbagliarsi.  Nel caso del Ponte sullo stretto c’è da chiedersi che cosa i giuristi della Corte di Conti (i magistrati della Corte dei Conti sono giuristi) possano valutare, laddove le variabili fondamentali sono di natura tecnica.

Il controllo preventivo di tipo formale-giuridico di fatto è una sorta di invito al controllore a giustificare la sua esistenza (ingiustificabile) imponendo il suo potere di veto. Qui ci sarebbe da sviluppare una serie di considerazioni sul fatto che (replicando lo scempio della Giustizia ordinaria) le motivazioni della decisione, immediatamente esecutiva, vengono redatte dopo la decisione. Il che significa che la decisione operativa non è il risultato di un ragionamento stringente. Le così dette motivazioni ex post a me sembrano spesso delle giustificazioni di decisioni maturate come risultato  moti commotivi dell’animo piuttosto che di un arido percorso razionale.

Non sono in grado di dire se la decisione della Corte dei Conti sia di natura politica. Il fatto, comunque,  che l’opposizione parlamentare applauda alla Corte dei Conti significa che l’opposizione politica si schiera contro lo svecchiamento e la modernizzazione delle nostre istituzioni.

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