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Trump s’intesta la fine di un’altra guerra: la console war

Per molti osservatori Microsoft sarebbe pronta a ritirarsi dal mercato dei videogiochi come produttrice di piattaforme Xbox e la decisione di rendere la sua esclusiva di punta, Halo, disponibile anche sulla rivale di Sony PlayStation avrebbe persino decretato la fine delle ostilità legate alla pluridecennale "console war". La vicenda, a suo modo storica, è stata commentata pure da Donald Trump. Che non ha detto la verità fino in fondo, però. Fatti, numeri, scenari, dazi e meme social

Persino una attività tipicamente solitaria come quella dei videogiochi ha dato origine, negli anni, a un fenomeno noto come console war. Fenomeno carsico identico all’odio sterile e immotivato ben più emergente che caratterizza le tifoserie calcistiche, con la principale differenza data dal fatto che i videogiocatori, non amando troppo la luce del sole, non sono mai scesi in piazza per darsela di santa ragione, preferendo animare prima i forum dell’Internet 1.0 quindi i social e oggi vari gruppi Telegram e WhatsApp.

FENOMENOLOGIA DELLA CONSOLE WAR

La console war trae linfa vitale da un fatto: dai tempi di Sega e Nintendo ciascun produttore di console poteva contare su alcune esclusive videoludiche. Per restare alle antesignane, Sonic e Alex Kidd per Sega e Super Mario e The Legend of Zelda per Nintendo.

Chi voleva percorrere le Green Hill a tutta velocità col Porcospino Blu doveva insomma acquistare il Mega Drive, chi invece preferiva salvare le galassie dalla minaccia dei Metroid doveva convincere i parenti a farsi regalare uno Snes per Natale.

Con il Terzo millennio l’arrivo di Microsoft nel modo dei videogiochi ha sparigliato ulteriormente le carte, facendo partecipare alla console war pure un sistema di gioco americano: la Xbox. Non a caso tra le prime mosse di Redmond si ricorda il doloroso – per gli appassionati Nintendo – acquisto dello studio britannico Rare per oltre 375 milioni di dollari così da sottrarre alla Casa di Kyoto titoli di sicuro richiamo del calibro di GoldenEye 007, Perfect Dark e Banjo-Kazooie.

MICROSOFT ALZA BANDIERA BIANCA?

Negli anni Microsoft ha continuato a fare incetta di software house, da Bethesda (nel pacchetto di ZeniMax Media pagata 7,5 miliardi di dollari) fino ad Activision Blizzard (circa 70 miliardi) che ha mandato in allarme mezzo mondo videoludico ma pure le autorità antitrust del pianeta in quanto sembrava decisa a sottrarre i multipiattaforma più amati alle rivali proprio per trasformarle in esclusive.

L’avvento dell’Intelligenza artificiale, le scarse vendite di Xbox, la necessità di risparmiare sui fronti meno remunerativi per puntare su quelli che garantiscono entrate maggiori (Ai e cloud) e soprattutto le promesse fatte alle varie autorità nazionali di non mutare la natura multipiattaforma dei titoli blockbuster appena messi in portafogli sembrano aver spinto Microsoft a una strategia opposta, ben sintetizzata da un post social della nota catena GameStop sulla fine della console war.

Il curioso e scherzoso proclama di GameStop sulla fine della console war

FINITA LA CONSOLE WAR?

La solennità della dichiarazione dell’arrivo di Halo, una delle ultime esclusive di peso della Xbox di Microsoft, sull’eterna rivale nipponica, la Sony PlayStation 5 ha spinto infatti la catena a evidenziare l’evento con una sorta di manifesto politico che odora quasi di trattato internazionale di pace. Niente che meriterebbe ampie riflessioni – il cambio di strategia Microsoft potrebbe portare, come già scritto in precedenza su Start, all’uscita di scena delle console di Redmond con la software house americana che permarrebbe come studio di sviluppo ed etichetta di produzione proprio come Sega – se non fosse che il post di GameStop è stato prontamente ripreso dall’account della Casa Bianca.

TRUMP GIOCHICCHIA ANCORA COI VIDEOGAMES

Donald Trump ci ha abituato a interventi social sopra le righe: i questo caso lo si vede nell’armatura di Master Chief, protagonista di Halo, impettito fuori dalla Casa Bianca al garrire della bandiera a stelle e strisce mentre il post si limita a dire: “Power to the Players”. Insomma, Trump sta coi giocatori, che dalla fine della console war avrebbero solo da guadagnarci.

Quello che il presidente americano non dice è che i suoi dazi hanno costretto Sony, Nintendo e anche l’americana Microsoft ad aumentare ancora il prezzo di vendita delle loro console che nell’ultimo periodo era già stato rivisto all’insu per via della penuria di chip. E forse proprio le turbolenze internazionali dovute a un’altra guerra, non tra console ma commerciale, può avere spinto Redmond ad accelerare sulla sua uscita di scena da questo settore come produttore di piattaforme (che si producono in Cina), aumentando la base installata dei suoi titoli di punta resi improvvisamente multipiattaforma. Naturalmente, è ancora presto per dirlo dato che bisognerà attendere le venture mosse di Microsoft quando ci sarà da sostituire le Xbox Series X|S attualmente sul mercato. La sola certezza è che difficilmente Trump riceverà il Nobel per la Pace per la fine della console war.

 

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