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Le ultime promesse di von der Leyen su prezzo della CO2, sistema Ets e biocarburanti per auto

In una lettera ai paesi dell'Unione europea, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha promesso di affrontare il problema del prezzo della CO2 e di valutare l'utilizzo dei biocarburanti nelle auto. Ma continua a spingere per nuovi tagli alle emissioni. Tutti i dettagli.

La presidente della Commissione europea ha promesso di modificare e alleggerire alcune leggi-chiave per la transizione ecologica, come il meccanismo di prezzo della CO2 e il regolamento sulla riforestazione, nel tentativo di garantirsi l’appoggio degli stati membri all’istituzione di un nuovo obiettivo climatico al 2040. Di questo obiettivo – che prevede l’abbattimento delle emissioni comunitarie del 90 per cento entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990 – se ne discuterà al Consiglio europeo del 23 ottobre.

LA LETTERA DI VON DER LEYEN AI LEADER DEI PAESI DELL’UNIONE

In una lettera ai presidenti o ai capi del governo dei paesi dell’Unione, von der Leyen spiega perché il nuovo obiettivo climatico è necessario, sostenendo che la competitività europea dipende dalla decarbonizzazione dell’economia. “Se il nostro obiettivo è un’economia solida, resiliente, sostenibile e innovativa”, scrive la presidente, “allora aggrapparsi dogmaticamente ai nostri modelli di business esistenti, indipendentemente dai successi ottenuti in passato, non è la soluzione. Affinché l’economia dell’Ue occupi il posto che le spetta nell’economia globale, dobbiamo essere tra coloro che guidano la risposta alle sfide del nostro tempo”.

LA POSIZIONE DEGLI STATI MEMBRI (E IL DIETROFRONT DELLA COMMISSIONE)

Eppure, diversi stati membri pensano che le politiche climatiche di Bruxelles, raccolte nel Green Deal, abbiano danneggiato l’economia europea piuttosto che rafforzarla, imponendo criteri di decarbonizzazione e di sostenibilità spesso difficili da rispettare e costosi. Per esempio, qualche mese fa la Francia e la Germania – ovvero i due paesi più influenti nei processi decisionali dell’Unione europea – hanno chiesto alla Commissione di eliminare la Corporate Sustainability Due Diligence, la direttiva che introduce una serie di obblighi per la verifica della sostenibilità ambientale e sociale delle imprese.

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Peraltro, la stessa Commissione ha avviato un processo di snellimento dell’apparato normativo green che aveva introdotto in precedenza, mossa proprio dall’intento di rafforzare la competitività del blocco rispetto alla concorrenza internazionale. Anche perché la leadership industriale sulle principali tecnologie critiche del Green Deal – vale a dire l’automobile elettrica, i pannelli solari, le turbine eoliche e le batterie – non è detenuta dall’Unione europea, ma dalla Cina.

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COSA PREVEDE L’OBIETTIVO SULLE EMISSIONI AL 2040

La Commissione vuole che entro il 2040 l’Unione europea abbia diminuito del 90 per cento le sue emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990. I paesi membri potranno raggiungere questo obiettivo principalmente attraverso la riduzione diretta delle loro emissioni, ma potranno anche – fino a un massimo di 3 punti percentuali – compensarle tramite l’acquisto di crediti di carbonio da altre nazioni.

IL PROBLEMA CON L’ETS 2

Nella lettera, poi, von der Leyen affronta la questione dell’Ets2, ovvero il sistema per lo scambio delle quote di emissione per i settori edilizio e dei trasporti che non rientrano nel meccanismo attuale: entrerà in vigore nel 2027.

Semplificando, l’Ets2 istituisce un prezzo della CO2 per gli edifici (i riscaldamenti a gas, in sostanza), per i trasporti (la benzina e il gasolio) e per i piccoli produttori manifatturieri con l’obiettivo di disincentivare l’utilizzo dei combustibili fossili e favorire il passaggio a fonti energetiche più pulite. I fornitori di combustibile per uso domestico e di carburanti per autotrazione, quindi, dovranno acquistare un certo numero di quote di emissione per compensare la CO2 generata dai loro prodotti ed evitare di incorrere in sanzioni; le aziende più “virtuose” dal punto di vista climatico avranno la possibilità di vendere le proprie quote inutilizzate alla concorrenza, garantendosi su di loro un vantaggio competitivo. È possibile, però, che questo aumento dei costi venga scaricato sui consumatori finali, cioè sui cittadini.

Nella lettera, la presidente ha scritto che la Commissione sta lavorando per placare “le preoccupazioni relative a prezzi troppo elevati o volatili” della CO2, che attualmente gravano sui comparti energivori già sottoposti al meccanismo Ets, in particolare l’industria siderurgica. Bruxelles sta valutando un “sistema di stabilizzazione dei prezzi più solido” e anche definendo delle opzioni per sostenere le famiglie alle prese con i prezzi alti delle bollette.

Secondo le stime di BloombergNef, con l’introduzione dell’Ets2 il prezzo della CO2 potrebbe raggiungere i 149 euro alla tonnellata nel 2029, un valore superiore di oltre l’80 per cento rispetto a quello attuale.

CAMBIERÀ QUALCOSA PER IL MOTORE TERMICO?

Nella lettera, infine, viene detto che la Commissione è impegnata nella revisione del divieto di immatricolazione di vetture con motore a combustione interna dal 2035. La misura è stata introdotta per favorire la diffusione dei veicoli elettrici, che non emettono gas serra allo scarico, ma ad oggi la loro quota di mercato è ancora bassa e le case automobilistiche europee non sono competitive quanto quelle cinesi.

Una decina di giorni fa il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha promesso che farà tutto il possibile per evitare la messa al bando del motore termico. E anche l’Associazione dei costruttori europei di automobili ha invitato la Commissione a rivedere gli obiettivi sulla decarbonizzazione della mobilità.

Von der Leyen ha garantito che Bruxelles sta analizzando il possibile contributo dei biocarburanti avanzati (grossomodo equivalenti ai carburanti tradizionali, ma dall’impronta carbonica più bassa perché ricavati da scarti organici o da colture non alimentari) e degli e-fuel (prodotti dalla combinazione di elettricità, anidride carbonica e acqua). Ad oggi, però, non esiste una produzione né di biocarburanti né di e-fuel su vasta scala e a prezzi competitivi per il mercato automobilistico di massa.

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