Da oggi, lunedì 20 ottobre, fino a giovedì si terrà la sessione plenaria (il cosiddetto “quarto plenum”) del comitato centrale del Partito comunista cinese. La riunione servirà a discutere anche del nuovo piano quinquennale per il paese, che si focalizzerà probabilmente sulla manifattura avanzata e che punterà a garantire alla Cina una maggiore autonomia tecnologica dagli Stati Uniti.
DALLE CLEAN TECH ALL’AUTONOMIA TECNOLOGICA
Il piano di investimenti statali che terminerà quest’anno, il quattordicesimo, era incentrato sulle tecnologie pulite per la transizione ecologica, in particolare i veicoli elettrici, i pannelli fotovoltaici e le batterie agli ioni di litio, di cui la Cina oggi domina le filiere.

Il quindicesimo piano quinquennale, che coprirà il periodo 2026-2030 e che verrà pubblicato a marzo, si concentrerà invece sul “perseguimento di una maggiore autonomia e forza nel campo della scienza e della tecnologia”, che il Quotidiano del Popolo – organo del Partito comunista – aveva definito “indispensabile per assicurare vantaggi tecnologici critici”.
La Cina, dunque, continuerà a incanalare grandi risorse pubbliche nell’intelligenza artificiale, nella manifattura avanzata (come quella impiegata nella produzione dei microchip, un campo dove Pechino è in ritardo), nei nuovi materiali e nelle fonti di energia alternative, ma anche nei comparti emergenti come la robotica e le interfacce neurali.
IL PROBLEMA INTERNO DELLA CINA
Al di là dello stimolo all’innovazione industriale, è probabile che nel nuovo piano quinquennale venga dedicata una certa attenzione anche al sostegno del mercato interno. Mentre infatti negli ultimi cinque anni le esportazioni di auto elettriche, celle solari e batterie sono cresciute parecchio – un successo della pianificazione precedente, quindi -, l’economia cinese ha riscontrato problemi di disoccupazione giovanile, deflazione e calo della fiducia delle famiglie.
Per far fronte a questa situazione, Pechino potrebbe allora inserire delle misure di incentivazione dei consumi nel nuovo piano – ad esempio sussidi alle coppie con figli e contributi ai prestiti -, anche se la priorità rimane lo sviluppo industriale e non la domanda interna. Attualmente, i consumi delle famiglie rappresentano circa il 40 per cento del Pil della Cina; negli Stati Uniti la quota è molto più alta, intorno al 68 per cento.
COME VA L’ECONOMIA DELLA CINA
“Aumentare la produttività è la migliore speranza di Xi [Xi Jinping, il presidente della Cina, ndr] per portare avanti il suo progetto di rinascita nazionale in un contesto di declino demografico, rallentamento della crescita e potenziale isolamento tecnologico dall’Occidente”, ha scritto Neil Thomas, analista presso Asia Society.
Nel terzo trimestre del 2025 l’economia cinese è cresciuta del 4,8 per cento su base annua, il tasso più basso in un anno e in rallentamento rispetto al periodo precedente (+5,2 per cento). Gli investimenti in asset fisici, come gli immobili, sono diminuiti dello 0,5 per cento nei primi nove mesi del 2025, peggio del previsto (-0,1 per cento): il dato ha suscitato un certo allarme perché la precedente contrazione risale al 2020, durante la pandemia di coronavirus.
Di contro, a settembre la produzione industriale ha superato le aspettative, crescendo del 6,5 per cento anziché del 5 per cento, come da attese.