Skip to content

sharm

Hamas e le incognite sul piano di pace dopo il cessate il fuoco a Gaza

Cosa fa e cosa non fa Hamas dopo il cessate il fuoco a Gaza

Il cessate il fuoco a Gaza – pur con alcune criticità – ha sostanzialmente retto i primi 7 giorni, tuttavia la fase uno del piano di pace non si é ancora conclusa. Mancano,  infatti, ancora 18 corpi di ostaggi israeliani deceduti che Hamas aveva promesso di restituire.

Secondo l’intelligence israeliana il gruppo terroristico sarebbe in grado di consegnare alla Croce Rossa Internazionale altre  salme. È molto probabile che le Brigate Al Qassam abbiano intenzionalmente prodotto il ritardo per guadagnare tempo e raggiungere due obiettivi. Il primo è ottenere (se necessario usando la forza come si è visto dalle esecuzioni sommarie di palestinesi) il pieno supporto dei clan che abitano le zone di Gaza controllate dalle brigate Al Qassam. Ad Hamas sono, infatti, stati affidati compiti di polizia e il gruppo terroristico ha tutto l’interesse a prevenire rivolte da parte delle fazioni avversarie.

Il secondo è nascondere gli ingenti armamenti di cui è ancora in possesso in sezioni di tunnel non identificati dalle forze israeliane e di cui non è ovviamente pianificata la demolizione nella fase due del piano.

In attesa che la situazione si chiarisca, Israele non ha ancora autorizzato l’ingresso a Gaza dall’Egitto di 81 operatori della Protezione Civile turca nel timore che Hamas possa sequestrare le loro attrezzature ed utilizzarle per creare nuovi accessi ai tunnel bombardati dalle IDF. Forse il valico di Rafah riaprirà  domenica, ma non é sicuro, dipende da cosa accadrà nelle prossime ore.

Minuto per minuto, tutti gli sviluppi nella Striscia sono seguiti dai due centri internazionali di monitoraggio (uno in Israele e l’altro in Egitto) a cui partecipano numerosi militari statunitensi.

L’inviato speciale la prossima settimana sarà in Medio Oriente per fare il punto e accelerare l’attuazione del piano di pace. 

 

Torna su