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Com’è messa l’economia americana, tra boom dell’Ia e mercato del lavoro

Il boom dell'intelligenza artificiale continua a essere un potente motore della crescita economica statunitense. L'analisi di Martin Van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco.

Nelle nostre passate previsioni, abbiamo sottolineato come l’incertezza attorno alla politica commerciale degli Stati Uniti stesse frenando il sentiment e limitando la spesa sia dei consumatori sia delle imprese. Ora sta emergendo una maggiore chiarezza sulla direzione della politica commerciale e la spesa del settore privato ha registrato una ripresa.

Tuttavia, l’impatto dei dazi all’importazione continua a pesare sulla redditività delle imprese e sul potere d’acquisto dei consumatori. Stimiamo che le imprese statunitensi abbiano in gran parte assorbito l’onere iniziale dei costi, ma che stiano trasferendo sempre di più tali costi sui consumatori attraverso prezzi più elevati, in modo simile a quanto osservato durante la guerra commerciale del 2018. Di conseguenza, la crescita della spesa dei consumatori, sempre più sostenuta dalle famiglie ad alto reddito, dovrebbe rimanere al di sotto della media nei prossimi trimestri.

Per preservare i margini, negli ultimi mesi le aziende hanno ridotto significativamente le assunzioni, contribuendo alla debole crescita dell’occupazione e spingendo la Fed a tagliare nuovamente i tassi.

Per quanto riguarda gli aspetti positivi, il boom dell’intelligenza artificiale continua a essere un potente motore della crescita economica statunitense, in particolare grazie al suo contributo agli investimenti in conto capitale. Si prevede che questo slancio persisterà, sostenuto dall’entusiasmo dei mercati azionari. Anche i tagli fiscali previsti per l’inizio del prossimo anno potrebbero avere un impatto positivo sulla crescita.

La crescita in Europa e in Giappone ha tenuto meglio del previsto nei primi nove mesi dell’anno, come riflettono gli indici di sorpresa economica. In Europa, la crescita è stata volatile ma, in media, la performance dall’inizio dell’anno è vicina ai livelli tendenziali.

Le economie dell’Europa meridionale, come Spagna e Grecia, continuano a fornire un impulso positivo. In Germania prevediamo una graduale accelerazione della crescita nei prossimi anni, sostenuta dall’aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture.

Sebbene l’accordo commerciale tra UE e Stati Uniti presenti ancora alcuni aspetti irrisolti, uno sviluppo incoraggiante è rappresentato dal fatto che la politica monetaria della BCE non è più restrittiva. Ciò è evidente dal miglioramento della dinamica della crescita della massa monetaria e del credito, che storicamente guida il ciclo economico.

Nei mercati emergenti, l’impatto della nuova politica commerciale statunitense è visibile nell’indebolimento della crescita industriale. Tuttavia, il peggio sembra ormai alle spalle. In Cina, la crescita della massa monetaria e del credito continua a suggerire un miglioramento dello slancio, anche se i recenti dati macroeconomici confermano che la ripresa rimane fragile. Le sfide strutturali, come lo stress fiscale dei governi locali e i persistenti problemi nel settore immobiliare, continuano a pesare sulle prospettive. Anche l’incertezza sulla forma definitiva dell’accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina rimane un rischio al ribasso.

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