Se Google (Alphabet) ha scansato il rischio spezzatino negli Usa, rassicurata dal fatto che non sia unanime il pensiero giuridico sulla sua attività da monopolista, dato che a inizio settembre un giudice federale ha rigettato la richiesta del governo di ordinare al gigante tecnologico la vendita del suo browser Chrome salvando anche gli accordi in essere che le consentono di portare il suo browser su device Apple, ora nuovi problemi potrebbero arrivare dalla Gran Bretagna.
LA GRAN BRETAGNA METTE SOTTO LA LENTE L’IMPERO DI GOOGLE?
La Competition and Markets Authority, equivalente della nostra Agcm, ha concluso la sua indagine sulla principale piazza del Web designando ufficialmente Google con lo status di mercato strategico (nel gergo giuridico inglese, Sms) nei servizi di ricerca generale e pubblicità di ricerca.
La designazione non costituisce di per sé un accertamento di illecito né spalanca la porta a indagini particolari, ma permetterà all’Autorità della Gran Bretagna di considerare interventi mirati per garantire che i servizi di ricerca rimangano aperti a una concorrenza efficace. Proprio come fa la Commissione Ue – che ha tra i suoi poteri quelli di controllare che nessuna azienda falsi il gioco della concorrenza sui mercati comunitari – quando individua una azienda come “gatekeeper“.
DOVE SI CONCENTRANO LE ATTENZIONI DELLA CMA
La Competition and Markets Authority ha motivato la propria spiegazione dicendo che, sulla base dei dati raccolti da gennaio a oggi, Google dispone in Gran Bretagna di “un potere di mercato sostanziale e consolidato” nel settore della ricerca, con oltre il 90% delle ricerche nel Regno Unito effettuate attraverso la sua piattaforma.
Una buona notizia arriva per l’assistente AI Gemini di Google (che Mountain View intende legare a ogni dispositivo Android) che è stato escluso dalla designazione. Invece altre funzionalità di ricerca basate sull’intelligenza artificiale come AI Overviews e AI Mode rimangono incluse. L’autorità ha anche chiarito che il feed Discover di Google e Top Stories sono inclusi, mentre a quanto si apprende dai documenti depositati dalla Cma l’app e il sito web separati di Google News non lo sono.
CHE SUCCEDE ORA?
L’autorità di regolamentazione prevede di iniziare a consultarsi su possibili interventi entro la fine dell’anno.
LA REPLICA DI GOOGLE ALL’AUTORITA’ DELLA GRAN BRETAGNA
“Probabilmente dovremo affrontare nuove regole e normative sul funzionamento della ricerca”, il commento della multinazionale statunitense. Che subito dopo pare blandire l’interlocutore britannico: “Ad oggi, le aziende e i consumatori del Regno Unito sono stati tra i primi a beneficiare delle innovazioni di Google, spesso mesi prima delle loro controparti europee. Di conseguenza, ne percepiscono un valore significativo: la Ricerca Google contribuisce all’economia del Regno Unito con miliardi di sterline all’anno, ovvero 118 miliardi di sterline solo nel 2023”.
E contemporaneamente minaccia: “Il Regno Unito ha accesso ai prodotti e servizi più recenti prima di altri Paesi, perché finora è riuscito a evitare costose restrizioni su servizi popolari, come Search. Mantenere questa posizione significa evitare normative eccessivamente onerose e imparare dai risultati negativi osservati in altre giurisdizioni , che sono costati alle aziende circa 114 miliardi di euro”.
Quindi fa notare: “Molte delle idee di intervento emerse in questo processo ostacolerebbero l’innovazione e la crescita del Regno Unito, rallentando potenzialmente il lancio di prodotti in un periodo di profonda innovazione basata sull’intelligenza artificiale. Altre arrecano un danno diretto alle aziende, con alcuni segnali di allarme che potrebbero costringerle ad aumentare i prezzi per i clienti”.
E chiosa: “Google sostiene l’obiettivo della Cma di garantire che il quadro normativo sulla concorrenza del Regno Unito rispecchi al meglio gli interessi dei consumatori e delle imprese del Paese. Ci auguriamo di vedere risultati che riflettano tali ambizioni nei mesi cruciali a venire.”