Non passa giorno senza che la Russia violi i confini europei o lanci attacchi ibridi, minacciando il rischio di un “conflitto militare” contro la NATO.
L’avvertimento di Mosca: “l’Europa è sulla via dell’escalation”
“L’Europa è sulla via dell’escalation, i rischi sono molto alti”, le parole del vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko, evidenziano come le tensioni si stiano incrementando attraverso un aumento degli aiuti al regime di Kiev e l’aumento delle esercitazioni militari “aggressive” della NATO sul fianco Est.
Secondo Grushko, il fatto che l’Europa sia “sulla via dell’escalation” è dimostrato dalla “crescente assistenza che i Paesi occidentali stanno fornendo all’Ucraina, comprese armi sempre più letali e a lungo raggio. Si riflette anche nella situazione militare-politica sul fianco orientale della NATO, dove il numero di esercitazioni sta crescendo. La natura di queste esercitazioni sta diventando sempre più aggressiva”.
L’alto diplomatico ha accusato la NATO di preparare un conflitto contro la Russia, perché durante le esercitazioni vengono simulate operazioni offensive, incluse azioni di sbarco, e che l’attività di ricognizione aerea è in aumento, così come la componente nucleare di tali esercitazioni. “I bombardieri strategici americani volano lungo i nostri confini. Questo è un passo ovvio verso il confronto militare con la Russia e, in generale, verso la preparazione a un conflitto militare con la Russia. Se consideriamo la natura dell’attività militare e della pianificazione che viene svolta lì, questo è chiaro”.
Nulla di nuovo, Mosca continua la sua azione di propaganda, soprattutto a uso interno verso i cittadini russi, lanciando “accuse allo specchio”, dando la colpa all’Europa per la sua continua guerra di aggressione in Ucraina.
A queste minacce hanno risposto il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica di Polonia Donald Tusk e dalla Germania il cancelliere Merz. Entrambi hanno lanciato durissime accuse al numero uno del Cremlino Vladimir Putin, parlando di una “guerra ibrida” lanciata contro polacchi, tedeschi e, più in generale, contro i Paesi del Vecchio Continente. Anche la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, dalla plenaria a Strasburgo ha invitato tutti a non cadere nella “trappola” dello zar che vuole dividere l’Unione.
L’allarme di Donald Tusk
“C’è la guerra. Oggi il compito più grande, il compito più importante di tutti i leader dell’opinione pubblica è rendere consapevoli fino in fondo, nel profondo delle menti e dei cuori, l’intera comunità occidentale e l’intera comunità transatlantica che c’è la guerra. Una guerra non voluta, a tratti strana, di un nuovo tipo, ma pur sempre guerra. “È la nostra guerra, e se l’Ucraina perde, significa il nostro fallimento”. “È assolutamente ovvio che dobbiamo fermare certi tipi di illusioni. La prima illusione era ed è che non ci sia la guerra. È in alcuni di noi che ci piacciono queste definizioni, come aggressione su vasta scala, incidenti o provocazioni.
No, è una guerra, un nuovo tipo di guerra, molto complessa, ma è una guerra”.
“L’unico vantaggio della Russia in questa guerra è che sono pronti a combattere. Che il Cremlino è pronto a sacrificare i propri soldati, pronto alle sofferenze della propria popolazione, e questo rappresenta un vantaggio psicologico. Ma l’Europa è molto più forte della Russia”.
Il primo ministro Polacco ha lanciato un duro avvertimento: “…non solo per la nostra storia, ma anche per la geografia… sappiamo qualcosa delle intenzioni e dei piani russi. Sappiamo che se vincono contro l’Ucraina, in futuro sarà la fine del mio Paese e dell’Europa, non ho dubbi. Ed è per questo che dobbiamo essere determinati come Volodymyr Zelensky, e il suo popolo e come Maia Sandu, in Moldavia e la sua nazione”. “Questa è la nostra guerra perché la guerra in Ucraina è solo una parte di un progetto sinistro che ciclicamente riappare nel mondo. Lo scopo di quel progetto politico è sempre lo stesso: come sottomettere i popoli, come togliere la libertà ai singoli individui, come far trionfare autoritarismi e dispotismi, crudeltà e negazione dei diritti umani”.
L’accusa di Merz a Putin
In un clima sempre più ad alta tensione, Friedrich Merz ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di condurre una guerra ibrida contro la Germania. “Non ci lasceremo intimidire e ci difenderemo efficacemente contro questa minaccia”, le parole del cancelliere tedesco, parlando dei sorvoli di droni, in Germania e in altri Paesi NATO. Putin vuole sconvolgere l’ordine politico in Europa, ha aggiunto Merz. E “per questo sosteniamo l’Ucraina”, ha poi detto che la Germania difenderà l’ordine politico di società aperte e liberali in Europa.
L’UE contro la “trappola” dello zar
Dalla plenaria di Strasburgo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nel corso del dibattito sulle due mozioni di censura contro l’esecutivo presentate da Patrioti e Left al Parlamento UE, ha accusato il presidente Putin di voler indebolire l’Unione ed è per questo che non bisogna cadere nella “trappola” che sta tendendo. Lo “zar non nasconde il suo disprezzo per la nostra Unione e non nasconde la sua gioia, nell’indebolire la nostra determinazione e la nostra resilienza. Questa è una trappola. Semplicemente non possiamo fallire: il messaggio più forte che possiamo inviare invece è quello dell’unità”.
Escalation di provocazioni nelle acque danesi
Con le sanzioni occidentali imposte alla Russia a seguito dell’”operazione militare speciale” lanciata all’alba del 24 febbraio 2022 nell’Ucraina orientale, che il presidente Putin ha trasformato in una guerra su vasta scala, il Mar Baltico è diventato una rotta fondamentale per le esportazioni di petrolio russo, dove transita oltre il 60% delle consegne effettuate per via marittima. Pertanto, il ruolo che svolgono le navi della “flotta fantasma” e il loro controllo da parte della Marina russa non è solo questione di sicurezza, ma anche di importanza economica: una limitazione delle loro possibilità di far giungere il loro prezioso carico nei porti degli Stati che violano le sanzioni (molti dei quali sono gli stessi europei che le hanno imposte), rappresenterebbe un’enorme riduzione dei profitti del Cremlino, con una conseguente indisponibilità di fondi di finanziamento della guerra.
Anche per questi motivi l’aggressività di Mosca contro i Paesi baltici e contro l’Europa si sta intensificando, fino al limite massimo per rimanere al di sotto della soglia del conflitto aperto.
Oltre alle diverse violazioni del proprio spazio aereo delle scorse settimane, ai quotidiani tentativi di attraversamenti illegali del confine polacco con la Bielorussia di miliziani russi, la Polonia ha rivelato la presenza nelle proprie acque territoriali, vicino al porto di Stettino di una “nave fantasma” russa, alla quale ha intimato di lasciare le sue acque territoriali. Secondo il ministero dell’Interno polacco, la nave è stata avvistata a soli 300 metri dal gasdotto che collega la piattaforma offshore alla terraferma.
La guerra ibrida si intensifica
Il Danish Defense Intelligence Service (DDIS), il Servizio di intelligence estera e di intelligence militare della Danimarca, ha recentemente emesso un nuovo duro avvertimento: la Russia sta conducendo una “guerra ibrida” sempre più aggressiva contro la NATO, caratterizzata da minacce, puntamenti radar (che indicano sistemi d’arma russi puntati contro gli elicotteri danesi acquisiti come bersaglio) e “near collisions manoeuvres” – manovre di quasi collisione che le navi e i Mig russi compiono coinvolgendo le forze navali e aeree danesi, con cambiamenti reattivi di rotta, velocità o altitudine progettati per innescare i sistemi di allarme di bordo e costringere i piloti a effettuare brusche manovre per evitare collisioni.
In diversi casi che hanno sfiorato l’incidente, le navi russe hanno navigato ad alta velocità e in rotta di collisione, costringendo gli equipaggi danesi a effettuare manovre evasive. Le navi da guerra russe hanno ripetutamente provocato interferenze e disturbi alle emissioni radar e ai segnali GPS, creando rischi di incidenti agli elicotteri e alle navi militari danesi in transito negli stretti strategicamente importanti tra il Mar Baltico e il Mare del Nord.
Una nave da guerra russa è rimasta alla fonda (ancorata) in zone limitrofe alle acque territoriali danesi per oltre una settimana, una mossa che gli analisti dell’intelligence sospettano sia legata agli sforzi per proteggere la navigazione della “flotta fantasma” della Russia, le petroliere che eludono le sanzioni occidentali.
La valutazione dell’intelligence danese inquadra il comportamento di Mosca in una prolungata campagna di “coercion and disruption” – coercizione e disgregazione: intrusioni informatiche, disinformazione e politica militare del rischio calcolato, progettata per creare tensioni e caos al fine di rompere l’unità della NATO, già sotto pressione per le politiche e la postura militare dell’Amministrazione Trump.
La tempistica coincide con le più ampie operazioni di pressione russe contro i Paesi dell’ex Unione Sovietica e nelle regioni baltiche e artiche, sottolineando un cambiamento strategico verso la guerra della zona grigia che nella dottrina militare russa precede il combattimento aperto.
Perché è importante l’avvertimento della Danimarca?
Perché si aggiunge alla crescente preoccupazione europea che le tattiche ibride della Russia stiano erodendo il confine tra pace e conflitto, che caratterizza la guerra ibrida moderna. Con le forze della NATO in stato di massima allerta, il Mar Baltico è diventato un punto critico in cui un errore di calcolo – o di intenzione – potrebbe innescare una crisi più ampia.
Le agenzie di intelligence estoni e danesi, che hanno partecipato all’AFCEA TechNet Europe 2025 svoltosi a Roma 1 e 2 ottobre scorsi, avvertono che l’attività della Russia nel Mar Baltico sta diventando sempre più pericolosa e si sta trasformando in una minaccia diretta per l’Europa.
Il Centro di intelligence delle forze di difesa estoni ha pubblicato un rapporto che descrive la crescente minaccia della “flotta fantasma” russa nel Mar Baltico. Si tratta di petroliere prive di una chiara registrazione e di navi da guerra che effettuano provocazioni, spionaggio e perfino azioni di sabotaggio vicino ai territori dei paesi della NATO.
Come la nave spia “Yantar” – parte dell’unità segreta russa GUGI – Direttorato principale per le ricerche in acque profonde, struttura che ufficialmente si occupa di ricerca scientifica, ma che in realtà svolge operazioni militari e di spionaggio per il GRU (Direttorato principale per l’intelligence). La Yantar ha trascorso 3 mesi in acque europee, navigando vicino alle coste della Norvegia, passando per il Canale della Manica, navigando attraverso il Mare d’Irlanda e verso il Canale di Suez.
Con sembianze e assetto da nave civile ma dotata di sofisticati dispositivi per intercettare dati e potenzialmente piazzare sonde ed esplosivi, ha mappato e monitorato i cavi sottomarini dei mari europei vitali per le comunicazioni globali, le forniture energetiche e le comunicazioni militari della NATO.
Il Mar Baltico è ormai un teatro di confronto con la NATO per l’aggressione ibrida della Russia. Nonostante le continue minacce e provocazioni, la Federazione Russa non può sostenere un imminente conflitto cinetico diretto contro l’Europa, ma le azioni di Mosca stanno diventando ogni giorno più pericolose e deliberate. Ciò richiede un’azione decisa e coordinata da parte degli Stati europei, in quanto si tratta della sicurezza dell’intera regione e bisogna spiegare ai cittadini europei che sulla sicurezza non si può risparmiare, e che la solidarietà e l’unità dell’Unione Europea, della NATO e dell’intera famiglia transatlantica sono condizioni indispensabili non solo per sopravvivere, ma per sconfiggere chi attacca i fondamenti della nostra civiltà.
Con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, nella comunità transatlantica sono apparse delle preoccupanti crepe, che il Cremlino tenta di sfruttare e ampliare.
Il presidente Trump è sempre stato scettico sul coinvolgimento degli Stati Uniti in Europa e ha, giustamente, accusato gli alleati di non investire abbastanza nella propria difesa. Verso la fine del suo primo mandato, il presidente Trump si è mosso per ritirare alcune truppe dalla Germania, e negli ultimi mesi alcuni membri del Congresso hanno espresso preoccupazione per la possibilità che il Pentagono possa attuare il nuovo piano di riduzione del numero di truppe in Europa, in un momento in cui la Russia è sempre più aggressiva. Ma i messaggi che arrivano da Washington sono ambigui. Dopo il summit con tutti i vertici militari degli Stati Uniti, convocato a Quantico dal Segretario della Guerra Pete Hegseth, il Pentagono ha declassato il grado del comandante supremo dell’aeronautica militare in Europa a Generale a tre stelle. Il Presidente Donald Trump ha nominato il Tenente Generale Jason Hinds prossimo comandante delle Forze Aeree statunitensi in Europa-Africa. Ma a differenza di ogni altro comandante permanente dell’USAFE dalla fine degli anni ’50, il nuovo incarico di Hinds non comporterà una promozione a Generale a quattro stelle.
L’Europa deve trovare una nuova unità nella politica estera e di difesa, insieme al Regno Unito, escludendo quegli Stati che non riconoscono e ostacolano i valori fondativi democratici dell’UE, e al contempo tentare di convincere gli Stati Uniti a un maggiore e duraturo impegno sull’Ucraina. Tuttavia, per essere credibile e soprattutto per non rimanere indifesa nel caso di ritiro degli Stati Uniti, deve dimostrare prima di tutto che noi europei siamo capaci di mobilitare le nostre società, i nostri governi e la nostra comunità a un’efficace politica di difesa, sicurezza e deterrenza.
L’America ha il diritto di chiedere un maggiore impegno all’Europa, così come noi abbiamo il diritto di aspettarci dall’America che tratti la comunità transatlantica come una priorità assoluta, come una garanzia della sopravvivenza del nostro mondo.
Se l’Ucraina non si è arresa, se l’Ucraina continua a combattere – e se persino il presidente Trump, con sorpresa di molti, ha detto pubblicamente “Sì, l’Ucraina può vincere questa guerra” – queste parole devono essere comprese anche dai cittadini europei.
Se saremo solidali, sarà l’Ucraina a vincere questa guerra, sarà salva l’indipendenza dell’Ucraina, sarà salva la prospettiva delle nostre future generazioni.