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Le mire di Papa Leone XIV con il viaggio apostolico in Turchia e Libano

Significato e obiettivi del primo viaggio apostolico internazionale annunciato da Papa Leone XIV

Dal 27 novembre al 2 dicembre Papa Leone XIV, primo pontefice americano, compirà il suo primo viaggio apostolico internazionale in Turchia e Libano, due terre cariche di significato storico e spirituale, ma anche segnate da conflitti e sofferenze. Come annunciato dalla Sala Stampa della Santa Sede, il viaggio risponde agli inviti dei capi di Stato e delle autorità ecclesiastiche dei due Paesi, con l’obiettivo di promuovere la pace in Medio Oriente e rafforzare l’unità tra i cristiani. Lo riferisce Vatican News, sottolineando come il Papa intenda realizzare il sogno incompiuto del suo predecessore, Papa Francesco, di visitare questi luoghi.

Nicea e il dialogo ecumenico

La prima tappa, dal 27 al 30 novembre, sarà in Turchia, dove Papa Leone visiterà İznik, l’antica Nicea, per celebrare il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico della cristianità svoltosi nel 325 d.C. Come riporta il New York Times, il Papa ha definito questa ricorrenza “un momento di autentica unità nella fede” con i cristiani ortodossi, sottolineando che non si tratta di “guardare indietro, ma avanti”. A İznik, Leone XIV incontrerà il Patriarca ecumenico Bartolomeo, leader spirituale dei 260 milioni di cristiani ortodossi, in un gesto dal forte valore simbolico per il dialogo ecumenico.

Secondo Reuters, il reverendo John Chryssavgis, consigliere di Bartolomeo, ha dichiarato che la visita di Leone “esprime la sua identità cristiana in un mondo di credo diversi, dove tutti sono chiamati a vivere insieme in comprensione reciproca”. L’incontro, previsto in concomitanza con la festa di Sant’Andrea il 30 novembre, rafforzerà il legame tra cattolici e ortodossi, come auspicato da Papa Francesco, che aveva pianificato di celebrare l’anniversario a maggio, prima della sua morte ad aprile, come riportato dall’Associated Press.

Libano: una carezza a un popolo resiliente

Dal 30 novembre al 2 dicembre, il Papa sarà in Libano, un Paese che, come scrive Vatican News, Giovanni Paolo II definì “Paese messaggio” per la sua capacità di convivere tra 18 gruppi religiosi riconosciuti, di cui 12 cristiani, in una popolazione di circa sei milioni, che include due milioni di rifugiati siriani. La visita risponde all’invito del presidente Joseph Aoun, un maronita, che in un incontro al Vaticano lo scorso giugno aveva discusso con il Papa la necessità di pacificare il Medio Oriente, come scrive il New York Times. Aoun ha definito il viaggio un “momento storico profondo” per consolidare la presenza cristiana e il modello libanese di convivenza, riferisce l’Associated Press.

Il Libano, segnato dalla crisi economica, dall’esplosione del porto di Beirut del 2020 – che causò oltre 190 morti e miliardi di dollari di danni – e dalla recente guerra tra Israele ed Hezbollah, terminata con un cessate il fuoco mediato da Stati Uniti e Francia, attende il Papa con “grande gioia e rinnovata speranza”, come dichiarato dal Consiglio dei Patriarchi e Vescovi cattolici del Libano e riportato dalla CNN. Papa Leone, che in agosto aveva espresso la sua vicinanza al “caro e sofferente Libano” per l’anniversario dell’esplosione, porterà un messaggio di pace e speranza, come sottolineato ai giornalisti a Castel Gandolfo: “Voglio portare un messaggio di pace in Medio Oriente, in un Paese che ha sofferto tanto”, ha detto il pontefice con parole riportate da CNN.

Un pontefice per la pace e i cristiani d’Oriente

Il viaggio di Leone XIV, come evidenzia il Guardian, si inserisce nel solco della diplomazia pontificia, con un’attenzione particolare alla situazione dei cristiani in Medio Oriente, spesso marginalizzati e in pericolo, come sottolineato al New York Times da Walid Ghayad, portavoce della Chiesa maronita. Il Papa, che ha fatto della pace e del dialogo un tema centrale del suo pontificato, intende sostenere le comunità cristiane orientali, che, come ha detto in un incontro con i cattolici orientali a Roma, “devono avere l’opportunità di rimanere nelle loro terre native con tutti i diritti per un’esistenza sicura”.

L’annuncio del viaggio, avvenuto il 7 ottobre in concomitanza con il secondo anniversario degli attacchi di Hamas in Israele, ha riacceso il dibattito sulla posizione del Vaticano. Come riporta l’Associated Press, il cardinale Pietro Parolin ha condannato l’“inumano massacro” di Hamas, ma anche la risposta di Israele a Gaza, definita un “massacro sproporzionato”. L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha criticato l’uso di una “problematica equivalenza morale”, ma Leone ha difeso Parolin, ribadendo la necessità di ridurre l’odio e promuovere il dialogo, come scrive CNN.

Un viaggio carico di significato

Il viaggio di Papa Leone XIV in Turchia e Libano, il primo di un pontificato che si annuncia incentrato su pace e unità, rappresenta un momento cruciale per la Chiesa cattolica e il dialogo interreligioso. Come scrive Vatican News, il Papa raccoglie l’eredità di Francesco, realizzando il suo “sogno” di portare una carezza al popolo libanese e celebrare a Nicea un evento che rimane una “bussola” per l’unità cristiana. L’itinerario dettagliato sarà annunciato a breve, ma il messaggio è chiaro: in un Medio Oriente tormentato, il Papa vuole essere voce di speranza e fratellanza.

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