Martedì la Commissione europea ha annunciato che ridurrà del 47 per cento le quote di importazione di acciaio nell’Unione e alzerà al 50 per cento i dazi sui volumi eccedenti, portandoli dunque allo stesso livello degli Stati Uniti.
La proposta di Bruxelles – che andrà approvata dai paesi membri e dal Parlamento – ha l’obiettivo di contrastare la sovrapproduzione globale di acciaio, che sta facendo scendere i prezzi di vendita della lega e abbattendo la redditività dell’industria siderurgica comunitaria. In sostanza, le acciaierie europee non riescono a competere con i bassi prezzi dell’acciaio cinese, in particolare – Pechino è la maggiore produttrice ed esportatrice siderurgica al mondo, e sussidia le acciaierie -, per via degli alti prezzi dell’energia e delle normative ambientali che appesantiscono i costi.
Dal nuovo sistema di quote e tariffe saranno esentate la Norvegia e l’Islanda, che fanno parte dello spazio economico europeo, e anche l’Ucraina, per via della guerra. Le misure si applicheranno invece alla Svizzera e al Regno Unito, che ha già espresso preoccupazione.
COSA HA DETTO IL COMMISSARIO SÉJOURNÉ
Il commissario per l’Industria Stéphane Séjourné ha dichiarato che l’Unione europea “sta cambiando la sua dottrina e proteggendo la sua industria. Ma lo stiamo facendo in accordo con i nostri valori e con il diritto internazionale”. A Bloomberg, Séjourné ha detto che la proposta della Commissione “è una clausola molto restrittiva che non ha precedenti in Europa”.
Quando le nuove misure entreranno in vigore, la quota di importazione di acciaio scenderà a 18,3 milioni di tonnellate all’anno e, di conseguenza, solo il 10 per cento circa dell’acciaio utilizzato nell’Unione sarà esente dai dazi.
AI PRODUTTORI PIACE IL NUOVO MECCANISMO SULL’ACCIAO…
A Eurofer, l’associazione dell’industria siderurgica europea, piace molto il nuovo meccanismo proposto dalla Commissione, che di fatto ha recepito le sue richieste.
Nei mesi scorsi Eurofer aveva detto di prevedere che il consumo di acciaio nell’Unione europea sarebbe diminuito dello 0,9 per cento nel 2025: sarebbe il quarto anno consecutivo di recessione della domanda. Per le acciaierie locali, la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che le importazioni stanno crescendo: è una conseguenza delle barriere tariffarie alzate dagli Stati Uniti, che hanno provocato un riorientamento dei flussi commerciali.
… ALLE CASE AUTOMOBILISTICHE, INVECE, NO
Al contrario, gli utilizzatori finali dell’acciaio non hanno gradito la mossa di Bruxelles. L’Acea, l’associazione dei costruttori europei di automobili, ha detto che il nuovo sistema di quote e dazi si spinge troppo in là e non tiene conto delle aziende a valle della filiera.
I produttori automobilistici, infatti, hanno bisogno di importare certe quantità e qualità di acciaio. Inoltre, pensano che l’obbligo di monitoraggio della provenienza dell’acciaio – la regolazione impone agli importatori di verificare il luogo di fusione e colatura della lega, in modo da evitare le triangolazioni commerciali – sia troppo complicato e oneroso da rispettare, e che per questo causerà un aumento dei costi amministrativi.
IL PROBLEMA DELLA SOVRACCAPACITÀ
Intanto, il commissario per il Commercio Maros Sefcovic è impegnato nelle trattative internazionali per il contrasto della sovraccapacità siderurgica: nel finesettimana sarà in Sudafrica per una riunione dei ministri del G20, durante la quale si discuterà del tema.
I negoziati potrebbero portare all’istituzione di un sistema che prevedrà l’assegnazione a ogni paese esportatore di una quota massima di vendita, libera dai dazi. Ma il vero “problema”, come l’ha definito Sefcovic, è la sovrapproduzione, che distorce i mercati siderurgici: in breve, nel mondo viene prodotto più acciaio di quello che viene consumato, e la capacità complessiva delle acciaierie è superiore di cinque volte alla domanda europea.
I NEGOZIATI CON GLI STATI UNITI
Secondo Sefcovic, Unione europea e Stati Uniti sono alleati nella lotta alla sovrapproduzione siderurgici. Bruxelles sta cercando di convincere Washington ad abbassare (o rimuovere) i dazi sull’acciaio europeo per collaborare al contrasto della Cina. “Penso sia abbastanza chiaro che non siamo un problema l’uno per l’altro”, ha dichiarato il commissario.
L’IMPATTO SUL REGNO UNITO
Intanto, a preoccuparsi per l’aumento dei dazi europei sull’acciaio è innanzitutto il Regno Unito, dato che circa i due terzi delle sue esportazioni siderurgiche si dirigono proprio nell’Unione. Le tariffe europee, dunque, avrebbero un impatto ben più grave di quelle statunitensi (anche perché sono al 25 per cento).