Gli ultimi numeri, relativi al 2023, fotografavano una corsa al fotofinish nella competizione delle auto elettriche tra la texana Tesla, finora padrona incontrastata del settore e la cinese Byd. Ma allargando lo zoom si poteva già intuire che il sorpasso fosse ormai questione di tempo, già sul finire dell’anno passato, non fosse altro per via del fatto che la rivale asiatica può contare anche sulle motorizzazioni ibride e ha una scuderia in forte espansione mentre i clienti Tesla attendono da tanto, troppo tempo notizie sui prossimi modelli.
BYD DISTANZIA TESLA
Quel sorpasso è ormai una certezza granitica nel 2025: nei primi 9 mesi del 2025, Byd ha venduto circa 1,6 milioni di auto elettriche mentre Tesla si è fermata nel medesimo periodo poco al di sopra delle 1,2 milioni di unità. Da gennaio a settembre, insomma, il divario tra Est e Ovest nella corsa per le auto elettriche è di 388 mila vetture circa.
IL GOVERNO USA NON SPINGE TESLA
Un divario destinato a crescere nell’ultima parte dell’anno, con Byd che sta accelerando la propria espansione europea mentre in patria Tesla sconta le decisioni della Casa Bianca di cancellare ogni sussidio e incentivo per l’acquisto di auto elettriche.
IL MINI SPRINT ESTIVO DI TESLA NON BASTA
Decisioni che comunque almeno nell’immediato hanno permesso alla Casa automobilistica guidata da Elon Musk di incamerare un baby boom nel terzo trimestre: 497.099 veicoli tra luglio e settembre, in crescita del 7,4% rispetto all’anno precedente e ben al di sopra delle 443.919 unità attese dal consensus.
Sono stati molti gli automobilisti americani che hanno deciso di cambiare macchina per passare a una offerta totalmente elettrica correndo alle concessionarie Tesla entro lo scorso 30 settembre, ultimo giorno per ottenere il credito d’imposta federale da 7.500 dollari per le auto elettriche che risaliva ai tempi di Joe Biden.
Negli Usa peraltro non c’è offerta cinese, in gran parte tagliata fuori da dazi o da norme sulla sicurezza nazionale che hanno colpito le auto smart, perciò era piuttosto ovvio che il player principale avrebbe beneficiato di questa corsa all’incentivo.
Restano però i dubbi su ciò che avverrà nel prossimo futuro: Tesla aveva tagliato 14.000 posti ad aprile 2024 e si teme possa affilare nuovamente la mannaia ora soprattutto dal momento che il Master Plan Part IV approntato da Musk anziché incoraggiare con nuove informazioni sugli evanescenti prodotti che dovrebbero trovarsi sulla rampa di lancio è apparso quantomai fumoso e vago, sollevando ancora più dubbi e quesiti dato che il marchio parrebbe puntare tutto sulla robotica domestica, lasciando da parte il comparto auto.
TESLA RICHIAMA MUSK ALLA GUIDA
Si prospettano mesi difficili insomma per la Casa automobilistica di Austin che ora più che mai ha bisogno di un Ceo brillante come Musk. Un Ceo che sia però concentrato su di un unico progetto, mentre finora soprattutto la politica lo ha tenuto su altri fronti. Per questo Tesla, lo scorso settembre, ha presentato un nuovo piano di compensi per il suo numero 1 dal valore potenziale fino a 1.000 miliardi di dollari – il più grande mai proposto per un amministratore delegato – così da invogliare l’uomo più ricco del mondo a restare focalizzato sul futuro della sua impresa. Il pacchetto che lega premi e obiettivi di crescita straordinari sarà sottoposto al voto degli azionisti alla prossima assemblea.
BYD CORRE MA SOFFRE
L’unica nota positiva per Tesla arriva, paradossalmente, dalla rivale cinese. Byd nel terzo trimestre ha sì venduto oltre 582 mila veicoli elettrici e ibridi, superando per la quarta volta consecutiva Tesla, certo, ma a settembre ha registrato il primo calo mensile da un anno e mezzo.
Una spia sul cruscotto si era già accesa, legata principalmente alla frenata delle ibride plug-in (crollate di un quarto, -25,6% il mese scorso in Cina), proseguendo quella discesa vista negli ultimi sei mesi consecutivi mentre le elettriche pure, Bev, continuano a crescere (+24,3%). Non un vero e proprio problema dal momento che in Europa, nell’incertezza legislativa, tirano di contro soprattutto le motorizzazioni ibride e in pochi s’arrischiano a passare alle auto 100% elettriche.
LA COMPETIZIONE TUTTA CINESE RALLENTA BYD?
Ma intanto col motore che singhiozza proprio nella competizione casalinga, Byd è stata comunque costretta a rivedere al ribasso la guidance 2025, col target di automobili da vendere passato da 5 a 4,6 milioni di veicoli.
Anche perché in patria è esplosa una competizione furiosa che si è abbattuta sui listini, costringendo i maggiori produttori (Geely, Gac, Xpeng, ecc…) a continui tagli che erodono i margini. L’arrivo di nuovi arrembanti marchi come Xiaomi non è certo d’aiuto. E la fine degli incentivi governativi sta accelerando il darwinismo industriale. Nel Global Automotive Outlook di AlixPartners si chiama in causa proprio la guerra dei prezzi scoppiata sul mercato cinese per vaticinare la scomparsa di quasi l’80 per cento dei costruttori autoctoni: poche decine di superstiti rispetto al centinaio faticosamente contato attualmente.
Del resto, con gli Usa che blindano il proprio mercato alle auto elettriche tout court e in particolare a quelle del Dragone, la Ue che potrebbe rivedere i propri piani sul Green Deal e contemporaneamente decidere di finanziare i progetti per una e-car europea, le Case cinesi rischiano di ritrovarsi con tantissime auto invendute praticamente ovunque: nelle concessionarie, nei magazzini, nei porti e sulle stive delle navi che incessantemente fanno la spola tra l’estremo Oriente e il Vecchio continente.