L’Italia rinnova la flotta dell’intelligence marittima con un programma da oltre un miliardo e mezzo di euro.
Lo scorso 15 settembre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha trasmesso la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 5/2025, relativo all’acquisizione di una nuova classe di unità navale tipo AGS (Auxiliary General Survey) per un totale di numero 2 unità Joint Maritime Multi Mission System ed il relativo sostegno.
Come spiega il dossier trasmesso al Parlamento, le nuove piattaforme avranno il compito di raccogliere e analizzare dati sensibili, mappare i fondali del Mediterraneo e sorvegliare le infrastrutture strategiche nazionali come gasdotti, oleodotti e cavi sottomarini. Potranno inoltre gestire sistemi senza pilota, operare con elicotteri NH-90 e contribuire alla situational awareness nelle aree di maggiore interesse strategico per l’Italia.
L’obiettivo è quello di mantenere ed adeguare le capacità di sistema multi-missione marittimo congiunto (Joint Maritime Multi Mission System – J3MS) della Difesa, e in particolare la capacità di acquisizione dati attraverso assetti mobili, caratterizzati da elevato tempo di permanenza, capaci di estendere il raggio di azione del Reparto informazioni e sicurezza, ovvero l’intelligence delle Forze Armate che opera in coordinamento con l’Aise, i servizi segreti esterni.
Il programma in esame non risulta specificatamente presente nel Documento programmatico pluriennale per la Difesa 2024-2026 (ancora non è stata presentata la programmazione riferita al triennio 2025-2027) ma la sua introduzione è stata accelerata alla luce del mutato contesto strategico, segnato dall’intensificarsi della guerra ibrida con la Russia. Le crescenti attività di sabotaggio, spionaggio e interferenza sulle infrastrutture energetiche e digitali europee hanno infatti spinto Roma a rafforzare le proprie capacità di sorveglianza e intelligence marittima, in particolare nel Mediterraneo, area ormai cruciale per la sicurezza nazionale ed europea.
Tutti i dettagli.
IL PROGRAMMA PER UNA NUOVA CLASSE DI UNITÀ NAVALE TIPO AGS
Il programma ha ad oggetto la realizzazione di una nuova classe di unità navale di tipo AGS (Auxiliwy General Survey), evoluzione della già esistente Nave Elettra, operativa dal 2004, comprensiva di strumentazione e supporto tecnico-logistico decennale.
COSA FA NAVE ELETTRA
Come si legge sul sito della Marina militare, l’Unità di Supporto Polivalente “Elettra”, realizzata su modello dell’unità di ricerca oceanografica della Nato “Alliance” presso lo stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso, è stata varata il 24 luglio 2002 e consegnata alla Marina Militare il 7 ottobre 2005 a Gaeta. L’Unità dipende dal Comando della Prima Divisione Navale (COMDINAV UNO) e ha la sua sede a La Spezia. Tra i compiti assolti dall’unità figurano il supporto logistico e operativo alle forze imbarcate. Caratterizzata da equipaggio ridotto, elevata automazione e costi contenuti, Nave Elettra si caratterizza per la spiccata silenziosità, assicurata principalmente dall’adozione di un sistema integrato di propulsione (IPS), utilizzato per la prima volta dalla Marina Militare a bordo di una Unità di superficie.
I COMPITI DELLE NUOVE UNITÀ
La nuova classe di unità dovrà quindi garantire idonee capacità di: ricerca, raccolta e valorizzazione informativa; mappatura dei fondali per la sorveglianza e protezione di infrastrutture strategiche nazionali (cavi sottomarini, oleodotti, gasdotti etc.); gestione simultanea di sistemi senza pilota, presenza e sorveglianza negli spazi marittimi di prevalente interesse nazionale; contributo alla Situational Awareness in area di operazioni e negli scenari strategici; presenza e sorveglianza negli spazi marittimi di prevalente interesse nazionale e ricezione e gestione di un elicottero tipo NH-90.
DURATA DEL PROGRAMMA
Il programma è concepito secondo un piano di sviluppo pluriennale con una durata ipotizzata di 21 anni, con inizio previsto già nel 2025 e conclusione nel 2045.
IL COSTO DELLE DUE FUTURE NAVI SPIA
E ora veniamo ai costi: l’onere previsionale complessivo è stimato in circa 1,6 miliardi di euro. L’onere della prima fase, cui si riferisce il provvedimento in esame, è stimato in 770 milioni, finanziato a valere sugli stanziamenti derivanti dai capitoli del settore investimento del bilancio ordinario del Ministero della difesa nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente. Questa prima fase, che sarà implementata in autonomia e indipendenza dalle successive, è finalizzata alla realizzazione ed entrata in linea della prima unità navale, con supporto logistico decennale.
Il cronoprogramma dei finanziamenti prevede una distribuzione graduale delle risorse: 30 milioni di euro nel 2026, 55 milioni nel 2027, 115 milioni nel 2028, 110 milioni nel 2029, 20 milioni sia nel 2030 che nel 2031, 100 milioni nel 2032, 200 milioni nel 2033, 85 milioni nel 2034 e 35 milioni nel 2035.
Il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di circa 830 milioni, necessari per il perfezionamento della prima unità navale e l’entrata in linea della seconda unità (con relativo supporto logistico decennale), sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti.
FINCANTIERI (E NON SOLO) PRONTE ALL’OPERA
La scheda tecnica sottolinea che lo sviluppo e la fornitura delle piattaforme navali, nonché all’integrazione dei sistemi di comunicazione e d’arma è interamente realizzabile dal settore industriale della cantieristica nazionale, coinvolgendo diverse realtà produttive, riferimento supponibile quindi al colosso cantieristico navale di Trieste Fincantieri, ma anche a Leonardo e a Elt Group. Per quanto riguarda invece la gestione dei dati, il programma coinvolgerà realtà sia nazionali, sia internazionali, tra Europa e Stati Uniti, si legge ancora nel dossier.
STANDARD NATO
Infine, la scheda illustrativa riporta che, laddove tecnicamente realizzabile, l’integrazione del payload “containerizzato” sarà realizzato con interfacce a standard Nato onde consentirne l’interoperabilità con gli attuali e futuri mission packages in dotazione ai Paesi dell’Alleanza.
Dunque il programma rappresenta non solo un investimento nella sicurezza nazionale, ma anche un tassello della più ampia strategia di rilancio dell’industria cantieristica e tecnologica italiana nel settore della difesa.