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IA

L’intelligenza artificiale è una grande illusione collettiva? Report Le Monde

Il “tecno-soluzionismo”, che consiste nel far credere che l'intelligenza artificiale consentirà di ottenere guadagni energetici sufficienti a rendere il processo sostenibile, è un'illusione, scrive Le Monde.

Tra le questioni sollevate dall’emergere dell’intelligenza artificiale (IA) nelle nostre società, quella della sua compatibilità con la decarbonizzazione dovrebbe essere una preoccupazione fondamentale. Per secoli, l’umanità non si è preoccupata dell’impatto dell’innovazione tecnologica sul proprio ambiente. Il contributo alla crescita economica e alla prosperità era sufficiente a mettere in secondo piano la finitezza delle risorse e le potenziali esternalità sull’uomo e sulla natura.

L’IA, annunciata come una rivoluzione importante, sta per aggravare questi errori del passato. La rapidità con cui si diffonde questa tecnologia, la moltiplicazione dei suoi utilizzi e soprattutto le quantità astronomiche di energia necessarie al suo funzionamento impongono una riflessione urgente sulla sostenibilità della sua espansione.

IL RAPPORTO DELLO SHIFT PROJECT

In un rapporto pubblicato mercoledì 1° ottobre, lo Shift Project, un gruppo di riflessione presieduto da Jean-Marc Jancovici, traccia un quadro allarmante. Secondo i suoi calcoli, il consumo elettrico dei data center, questi giganteschi capannoni dove funzionano costantemente centinaia di server informatici, dovrebbe triplicare entro il 2030. L’intelligenza artificiale rappresenterà tra un terzo e la metà di questo totale, contro solo il 15% attuale. Questo percorso non è sostenibile.

La frenesia degli investimenti in tutto il mondo per installare nuove capacità di stoccaggio aumenterà le emissioni di gas serra, proprio nel momento in cui gli altri settori dell’economia stanno cercando di ridurle per raggiungere gli obiettivi fissati nell’ambito dell’accordo di Parigi. Questa incongruenza climatica si spiega con il fatto che, in particolare negli Stati Uniti, l’elettricità è prodotta principalmente da energie fossili che emettono CO2. La battuta d’arresto inflitta da Donald Trump alle energie rinnovabili e i tempi necessari per sviluppare nuovi reattori nucleari lasciano poche speranze a medio termine di ridurre l’impronta di carbonio dei giganti del settore.

E quando l’elettricità è decarbonizzata (nucleare, eolica, solare, idraulica), come nel caso della Francia, l’esplosione dei consumi dovuta all’IA rischia di dare luogo a conflitti di utilizzo a scapito di altri settori, che non hanno altra scelta che l’elettrificazione per ridurre le loro emissioni di CO2. Se i data center assorbono la maggior parte della crescita della produzione di energia elettrica verde, che avrà difficoltà a soddisfare la domanda, i prezzi aumenteranno e il percorso di decarbonizzazione potrebbe essere messo in discussione.

IL TECNO-SOLUZIONISMO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Il “tecno-soluzionismo”, che consiste nel far credere che l’IA consentirà di ottenere guadagni energetici sufficienti a rendere il processo sostenibile, è un’illusione. L’aumento esponenziale degli utilizzi è tale che è improbabile che possa essere compensato dal miglioramento dell’efficienza grazie all’innovazione.

Il Shift Project ha il merito di aprire il dibattito sul ruolo dell’IA nella decarbonizzazione. In particolare, propone di fissare dei limiti massimi di consumo di elettricità e di studiare gli usi “caso per caso”, privilegiando quelli ritenuti prioritari. Questa richiesta di regolamentazione è auspicabile dal punto di vista ecologico. Tuttavia, rischia di scontrarsi con una logica economica, sotto forma di una competizione senza scrupoli per attirare investimenti in una tecnologia che si preannuncia vitale in termini di sovranità. Purtroppo, è improbabile che Donald Trump e Xi Jinping siano sensibili a questo appello alla sobrietà.

(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)

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