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Ecco quanto il governo investirà nella difesa

Difesa nazionale al centro del Dpfp, il Documento programmatico di finanza pubblica approvato ieri dal governo: stanziati 12 miliardi in più per il comparto fino al 2027. Tutti i dettagli

Più fondi per la difesa: il Dpfp libera 12 miliardi con il deficit al 3%.

Ieri sera il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che ridisegna il sentiero dei conti pubblici in vista della legge di bilancio.

Il dato più rilevante riguarda il deficit, che secondo le nuove proiezioni si attesterà al 3% già da quest’anno, con un anno di anticipo rispetto all’obiettivo fissato in sede europea.

Se lo scenario sarà validato da Bruxelles, il nostro paese uscirebbe dalla procedura per disavanzo eccessivo nel 2025 anziché nel 2026, non solo. Il miglioramento dei saldi libererebbe margini per politiche espansive in alcuni comparti strategici. Palazzo Chigi ha infatti annunciato l’intenzione di destinare circa 12 miliardi di euro aggiuntivi alla spesa per la difesa nel triennio, in linea con l’obiettivo Nato del 2% del Pil (assunto nel 2014 e ormai superato con gli impegni di aumentare le spese militari fino al 5% del Pil accolti al vertice dell’Alleanza Atlantica dello scorso giugno) e con il rafforzamento dell’industria nazionale.

Come ribadito dal comunicato del governo, “Tale incremento è subordinato all’uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, alla luce del profilo dell’indebitamento previsto da tale documento”.

Tutti i dettagli.

IL PERCORSO DI CRESCITA

Innanzitutto, dal lato macroeconomico, il Dpfp prevede una crescita moderata: +0,5% per il Pil nel 2025 e +0,7% nel 2026. Una traiettoria che, secondo l’esecutivo, combina prudenza e stabilità, le cui stime “allo stato risentono anche del contesto geopolitico internazionale”.

RAPPORTO DEBITO/PIL IN AUMENTO NEI PROSSIMI DUE ANNI, MA SALDO PRIMARIO IN MIGLIORAMENTO

Il rapporto debito/Pil è atteso in salita dal 134,9% al 136,2% nel 2025, al 137,4% nel 2026, per poi scendere a partire dal 2027 al 137,3% e poi al 136,4% nel 2028. Il saldo primario aumenterà dallo 0,5% del Pil del 2024 allo 0,9%, all’1,2% nel 2026, all’1,5% nel 2027 e all’1,9% nel 2028.

“Pur essendo l’Italia un Paese con una molteplicità indiscutibile di inestimabili risorse – dalla diversificazione produttiva, all’eccellenza qualitativa del Made in Italy, all’elevata ricchezza delle famiglie – un livello così elevato del rapporto debito/Pil, eredità di politiche economiche che per decenni hanno attribuito scarsa importanza a un uso accorto delle risorse pubbliche, costituisce un ostacolo allo sviluppo futuro e all’equità intergenerazionale” sostiene il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella relazione introduttiva al Dpfp trasmesso alle Camere, “e deve essere affrontato per liberare spazi di manovra non solo per far fronte a eventuali nuovi shock in futuro, ma anche per rendere possibile il finanziamento di nuove priorità di politica economica”.

FOCUS DIFESA NEL DPFP

Dopodiché, nel documento si dà anche conto dell’incremento dello 0,15% nel 2026, di 0,3 % nel 2027 e di 0,5 nel 2028 da destinare alle spese della difesa. Tale incremento è subordinato all’uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, alla luce del profilo dell’indebitamento previsto da tale documento.

La scelta di concentrare risorse sulla difesa riflette la priorità assegnata dal governo a sicurezza, innovazione tecnologica e competitività industriale. Resta però il nodo della sostenibilità di medio periodo del debito pubblico, che continua a gravare oltre il 137% del Pil, e della compatibilità delle nuove spese con le regole di bilancio Ue in fase di revisione.

Secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “L’aumento della spesa in difesa dovrà essere graduale, onde garantire una coerenza con lo sviluppo dell’offerta nazionale e non spiazzare altre componenti di spesa con un impatto significativo sulla crescita potenziale del Paese e sul benessere dei cittadini”, come si legge nella relazione introduttiva al Dpfp trasmesso alle Camere. Sulla necessità di aumentare la capacità di difesa a livello europeo, “l’Italia, pur avendo già espresso l’interesse a ricorrere allo strumento finanziario europeo Safe, ritiene necessario effettuare ulteriori approfondimenti sul più ampio tema delle capacità di difesa e sulle compatibilità finanziarie prima di decidere se avvalersi della clausola di salvaguardia nazionale. Ciò anche per non compromettere il consolidamento fiscale”, precisa il titolare del Mef.

COSA ASPETTARSI DALLA MANOVRA 2026

Il Mef ha annunciato che sarà garantito “un ulteriore rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale”. Il Dpfp prevede inoltre misure per stimolare “gli investimenti delle imprese” e un rafforzamento degli incentivi a sostegno della “natalità e della conciliazione tra vita e lavoro”, che però devono ancora essere definite nei dettagli. Come si legge sul sito del Mef “concorre al finanziamento della manovra una combinazione di misure dal lato delle entrate”, pensate per incrementare gli incassi dello Stato.

Infine, il Dpfp passerà ora all’esame del Parlamento: l’Aula di Camera e Senato dovrebbe discuterlo il 9 ottobre. Il testo ufficiale è previsto alle Camere entro il 20 ottobre.

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