Per la prima volta nella storia, un sistema di intelligenza artificiale ha superato i migliori team universitari del mondo nella competizione di programmazione più prestigiosa, l’ICPC World Finals. L’evento si è svolto a Baku, in Azerbaigian, e ha visto protagonisti centinaia di studenti delle università più quotate a livello globale, alle prese con 12 problemi algoritmici da risolvere in 5 ore.
Il risultato? OpenAI ha fatto punteggio pieno: 12 su 12. Un record che nessun team umano è riuscito a eguagliare: la miglior squadra universitaria si è fermata a 11 problemi risolti. Anche Gemini, il modello concorrente sviluppato da Google DeepMind, si è comportato egregiamente con 10 soluzioni, livello da medaglia d’oro. Ma l’exploit di OpenAI segna un punto di svolta.
I PROBLEMI AFFRONTATI: OLTRE I LIMITI UMANI
Il set di 12 problemi proposto a Baku copriva i classici dell’algoritmica competitiva — grafi, flussi, ottimizzazioni combinatorie, strutture dati avanzate — ma con varianti insidiose.
Un caso emblematico è stato il Problema C, che chiedeva di distribuire liquidi attraverso una rete di tubi collegati a diversi serbatoi, aprendo o chiudendo condutture in modo da riempirli nel minor tempo possibile. Non si trattava di un problema puramente discreto: ogni tubo poteva avere stati continui, con un numero pressoché infinito di configurazioni possibili.
RISULTATO? NESSUN TEAM UMANO È RIUSCITO A RISOLVERLO
Eppure Gemini ci è riuscito: ha trasformato il problema con un’idea ibrida, assegnando priorità ai serbatoi e riducendo la ricerca a una combinazione di minimax e programmazione dinamica con ricerca continua (nested ternary search). Una soluzione creativa, non banale, che conferma come le IA non si limitino a “ricordare” ma possano inventare strategie nuove.
Gli altri problemi non erano da meno: ottimizzazioni su grafi complessi, calcoli di percorsi minimi con vincoli inusuali, gestione di grandi dataset simulati con vincoli di tempo e memoria stringenti.
Alcuni esperti hanno criticato la distribuzione di difficoltà del set, giudicata “sbilanciata” e troppo dipendente dai tempi di consegna più che dalle differenze reali di capacità. Ma resta il dato: in una competizione che da sempre misura il genio umano, le macchine hanno alzato l’asticella.
PERCHÉ È IMPORTANTE
L’ICPC è considerata la “Coppa del Mondo” dell’algoritmica, il luogo dove si forma l’élite del software engineering mondiale. Vedere un’IA primeggiare qui significa che non siamo più solo di fronte a macchine che scrivono testi o immagini: siamo davanti a sistemi capaci di ragionamento logico profondo, in grado di affrontare problemi complessi meglio e più velocemente dell’uomo.
IMPLICAZIONI
Accademiche: per le università, la competizione perde parte del suo valore come “misura assoluta” del talento umano, ma può diventare un laboratorio per capire come integrare l’IA nella formazione.
Industriali: se un’IA è in grado di risolvere problemi algoritmici a questo livello, significa che nel mondo dell’impresa potrà affrontare con la stessa potenza l’ottimizzazione logistica, la finanza quantitativa, la cybersicurezza.
Politiche: l’Europa e l’Italia rischiano di restare spettatori, mentre Stati Uniti e Cina si sfidano nelle vetrine globali. Servono investimenti e regole intelligenti, non frenanti. E tra i primi venti teams universitari risulta solo una europea, quella di Zagabria.
IL SORPASSO SIMBOLICO
La foto di Baku 2025 segna un momento storico: l’IA non è più solo un “assistente”, ma può battere l’uomo sul terreno dell’intelligenza logica e matematica. È un sorpasso simbolico, ma carico di conseguenze: ci obbliga a ripensare formazione, lavoro e ruolo delle competenze umane.
La domanda non è più se le macchine possano competere con noi. La domanda è: come vogliamo convivere con macchine che hanno già iniziato a vincere?
Fonti:
Gemini 2.5 Deep Think scores competitive coding gold