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Come volano le minacce di Ryanair contro l’Italia

Che cosa dice, e che cosa farà, Ryanair. L'analisi di Giuseppe Liturri

La compagnia aerea Ryanair, dopo la Spagna, mette nel mirino l’Italia per quanto riguarda le tariffe aeroportuali.

L’unica differenza è che nella penisola iberica a chi non si è adeguato ha tagliato i voli, mentre in Italia promette voli e passeggeri aggiuntivi se i costi sono quelli che lui ritiene congrui; altrimenti non se ne farà nulla.

Ad ascoltare i toni arroganti e imperativi usati nella conferenza stampa di martedì scorso, siamo davvero vicini al momento in cui le tariffe aeroportuali e le imposte locali saranno determinate direttamente da Michael O’Leary e dal suo staff.

L’eloquio del manager irlandese è il solito: diretto, senza fronzoli, sicuro di sé. Uno duro e puro, insomma, che non è abituato a chiedere e nemmeno a ricevere dei dinieghi.

Nel caso dell’Italia, O’Leary mette sul tavolo il solito argomento: “io porto traffico e tu mi fai usare (quasi) gratis le tue infrastrutture aeroportuali”. Lo scambio è spiegato senza tanti giri di parole: “Ryanair è pronta a investire in Italia 4 miliardi di dollari se verranno abolite le tasse legate all’addizionale municipale a Roma e se saranno ridotte le tariffe elevate di Aeroporti di Roma che sono cresciute ben più dell’inflazione (+44% a Ciampino, +15% a Fiumicino)”.

Ovviamente, O’Leary non la racconta tutta, perché, quegli investimenti non sono una donazione, ma sono delle spese destinate a generare per Ryanair rilevanti profitti. Anche perché riesce ad utilizzare infrastrutture aeroportuali che costano miliardi, pretendendo tariffe irrisorie, che mandano regolarmente in perdita le società di gestione, a prevalente partecipazione pubblica. Insomma, O’Leary fa i profitti con i soldi dei contribuenti.

Se O’Leary rifiuta di pagare, per legittimi obiettivi di profitto, qualcuno, per fargli capire la differenza, potrebbe sempre suggerirgli di affittare una pista di terra battuta e far imbarcare i propri passeggeri sotto il sole o la pioggia (cosa che spesso già avviene), per poi far decollare gli aerei senza l’ausilio dei controllori di volo. Così forse eviterebbe di fare negoziati tipici del mercato del pesce a fine giornata.

Con una logica che il ministro dei trasporti spagnolo, non ha esitato a definire “ricattatoria”, l’irlandese spiega il suo piano, dove, in puro stile da suk, spiega che “prima pagare e poi vedere cammello”: Con l’abolizione delle tasse, Ryanair genererebbe crescita economica e occupazionale: “La compagnia, una volta ottenuti questi risultati, risponderà con un investimento di 4 miliardi di dollari in Italia, aggiungendo 40 nuovi aeromobili, oltre 20 milioni di nuovi passeggeri all’anno, 250 nuove rotte e 1.500 posti di lavoro aggiuntivi nelle regioni italiane, incrementando il turismo, l’occupazione e la crescita economica a livello nazionale.”

Tutti i solo vantaggi per l’Italia e i suoi consumatori, mentre lui lavora gratis, supponiamo.

È Roma ad essere in cima ai suoi obiettivi (chissà perché…): “Gli alti costi di accesso a Roma, insieme al limite artificiale ai voli di Ciampino (2 voli di andata e ritorno all’ora), hanno costretto Ryanair a ridurre di un aeromobile la flotta basata a Roma per l’inverno 2025, il che significa zero crescita del traffico a Roma durante questo inverno.”

Torna sempre e soltanto il solito argomento del traffico, come se fosse un monopolista (aspira a diventarlo, ovviamente). E ammicca ai suoi interlocutori politici: “In questi tre anni il governo Meloni ha fatto un buon lavoro, ci ha dato stabilità, sappiamo chi sono i nostri interlocutori. È un governo realista, pratico, con buoni ministri, che stanno lavorando bene.”

A questi ultimi, sommessamente suggeriamo di fare attenzione al sorgere di posizioni dominanti in un mercato così delicato e socialmente rilevante, che peraltro utilizza infrastrutture pubbliche, con investimenti che devono essere adeguatamente remunerati e non utilizzati a condizioni “politiche” da privati che così ingrassano i loro conti economici.

Perché ci vuole un attimo e, come accaduto in Spagna, O’Leary decida di togliere gli aerei e lasciare gli italiani a piedi, in attesa che lentamente arrivi un altro vettore.

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