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auto usate km zero

Così Pechino mette le ganasce alle ruote delle auto elettriche usate a km zero

Senza troppa fretta e con poca convinzione, la Cina restringe le maglie normative per la vendita e distribuzione in altri mercati di auto elettriche usate a km zero. Un escamotage che in patria consente alle aziende di accedere agli incentivi e a Pechino di gonfiare i numeri immatricolando vetture che in realtà sostano nei piazzali degli autosalone. E dato che il mercato locale fatica ad assorbire la produzione, si prova la vendita al di fuori dei confini nazionali

Auto elettriche a chilometro zero vendute come nuove senza esserlo davvero. E’ il giochino attuato da molte Case cinesi che, prese dalla smania di produrre vetture come se non ci fosse un domani, hanno di fatto dato vita a un mercato parallelo per ottenere i benefici statali apponendo la targa a mezzi che in realtà si trovano esposti nelle concessionarie. Un modo utile anche a gonfiare le statistiche sulle immatricolazioni. Se ne parla da parecchio dato che diversi osservatori avevano avanzato dubbi sui numeri che arrivavano da Oriente e Reuters a maggio era riuscita a dettagliare l’intero sistema.

AUTO ELETTRICHE A KM ZERO NON NUOVE MA NEMMENO USATE

Tecnicamente si tratta di auto elettriche nuove, mai usate da nessun acquirente vero e proprio. Ma dato che è stata fatta l’immatricolazione, hanno perso quello status, diventando perciò usate. Ma non sono nemmeno usate nel vero senso del termine, non avendo fatto un solo chilometro al di fuori dell’autosalone. Apparentemente ci guadagna l’intera filiera:  il costruttore ottiene gli incentivi e l’esportatore si sfrega le mani: stando a Reuters, tra il 2022 e il 2023 l’ultimo anello della filiera ‘last mile’ ha avuto profitti per veicolo arrivati anche sui 1.200 euro per auto acquistate per circa 4.600 euro.

Contente pure le autorità locali che, registrando una nuova vendita, dimostrano al governo centrale che la corsa per la transizione energetica è in atto e le mosse attuate a livello regionale e comunale per spingere i cittadini a fare la propria parte stanno funzionando. Con ogni probabilità è consapevole e contenta pure Pechino che può fregiarsi di numeri che ribadiscono l’importanza del mercato cinese e della potenza di fuoco dei costruttori locali, in pochi anni diventati colossi capaci di sfornare milioni di vetture e insidiare marchi storici giapponesi, europei e americani.

L’intoppo si verifica quando il consumatore, che spesso risiede in un Paese estero (se fosse facile vendere le auto elettriche in patria, del resto, non bisognerebbe inscenare tutto questo processo) e non ha cognizione di aver comprato una delle tante auto elettriche usate a km zero, contatta l’assistenza. In questi casi, infatti, non risultando più la sua vettura come nuova, potrebbe avere difficoltà per i servizi post vendita, con danni reputazionali per i marchi del Dragone. In diversi casi gli acquirenti se ne sono accorti solo quando l’assicurazione è scaduta prima del previsto, dato che il contratto era già in essere al momento del passaggio di proprietà.

La Cina, nella fase attuale di massima espansione occidentale, intende far passare il messaggio di essere un Paese produttore di auto trasparente, responsabile e leale.

COSA CAMBIA ORA

Infatti ufficialmente Pechino richiama all’ordine ormai da tempo i costruttori per discutere la questione e invitarli al rispetto delle regole. Regole che, non è passato inosservato, vietano tali escamotage con riferimento al mercato delle vetture dotate di motore a scoppio o propulsione ibrida. Stranamente, però, il legislatore cinese aveva lasciato aperto lo spiraglio normativo per le auto elettriche che dunque potevano essere vendute usate a km zero in modo del tutto legale. Ancora per poco: col primo gennaio 2026 occorrerà infatti cambiare registro.

Il Ministero dell’Industria cinese aveva minacciato già lo scorso maggio di vietare la rivendita di automobili entro sei mesi dall’immatricolazione per porre fine al sotterfugio. L’accelerazione dopo che  il presidente della Great Wall Motor, Wei Jianjun, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Sina Finance che almeno 3.000-4.000 venditori su piattaforme cinesi di auto usate vendevano tali tipologie di vetture che non potevano dirsi realmente usate, non avendo mai avuto un proprietario e percorso un solo chilometro.

Una “soffiata” in piena regola, emblema dello scontento tra gli addetti ai lavori che non poteva più essere taciuto ed è inevitabilmente emerso nel pieno della guerra dei prezzi che i marchi cinesi si stanno facendo tra loro, sordi ai richiami di Pechino che li invita a fare sistema. Risultato? Con il nuovo anno le aziende operanti nel settore dell’export “elettrico” dovranno chiedere il permesso alle autorità che, stringendo di parecchio le maglie, potranno autorizzare solo le operazioni improntate alla massima chiarezza. Insomma, c’è ancora tutto l’autunno e buona parte dell’inverno per continuare a vendere le usate a km zero da esportare per lo più in Russia, Giordania, Asia Centrale o Medio Oriente.

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