Dopo vent’anni alla guida di Spotify, Daniel Ek ha annunciato che nel 2026 si dimetterà da amministratore delegato dell’azienda svedese di streaming musicale che ha co-fondato nel 2006. La sua carica verrà assunta dal direttore tecnico Gustav Söderström e dal direttore commerciale Alex Norström, già co-presidenti di Spotify dal 2023.
Ek ha garantito che, pur non occupando più la posizione di amministratore delegato, resterà comunque coinvolto nei processi decisionali di Spotify, le cui azioni, stamattina, hanno perso il 4 per cento alla borsa di New York.
IL SUCCESSO DI SPOTIFY
Quando Ek ha fondato Spotify, nel 2006, sembrava improbabile che una società di servizi musicali potesse funzionare: l’industria della musica era infatti in difficoltà, le vendite di album e di singoli erano in calo, i servizi come iTunes di Apple erano costosi e la pirateria era diffusissima. L’approccio di Spotify – basato sullo streaming (e su un algoritmo che consigliava agli utenti nuovi brani e playlist) anziché sui download a pagamento – era rivoluzionario e si rivelò vincente: oggi Spotify è una società da 140 miliardi di dollari, la più grande nel suo settore nonché quella che trainato lo spostamento del mercato verso un nuovo modello di business. Negli anni, Spotify ha integrato la sua offerta con i podcast, gli audiolibri e i video.
PRESENTE E FUTURO
La transizione tra Ek e la coppia Söderström-Norström, però, avverrà in un momento delicato. L’applicazione del modello di fruizione tramite streaming in tanti settori diversi ha contribuito al rallentamento della crescita – scesa al tasso più basso da anni – dell’industria musicale, che deve anche fare i conti con la massiccia diffusione di brani generati con l’intelligenza artificiale. Quanto a Spotify, l’azienda continua a concentrarsi sulla conversione degli utenti in abbonati paganti, e da circa due anni sta lavorando a un nuovo servizio, più costoso, che farà leva sugli utilizzatori più affezionati.
Nonostante il contesto sfidante, nel 2025 le azioni di Spotify sono cresciute del 62 per cento, anche per via dell’approccio cauto e orientato al contenimento dei costi che ha mantenuto finora: per esempio, ha tagliato il programma podcast ed effettuato licenziamenti.
Söderström ha spiegato che Spotify continuerà a concentrarsi “su quello che funziona oggi, perché sta funzionando molto bene”: non solo musica, ma anche video pensati per essere riprodotti in televisione. Allo stesso tempo, l’azienda sta valutando, per il futuro, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e l’integrazione dei suoi servizi con i nuovi dispositivi indossabili.
COSA FARÀ DANIEL EK?
Quanto al futuro di Daniel Ek, ha fatto sapere di volersi concentrare sullo stimolo alla creazione di “nuove Spotify” in altri settori, cioè di nuove aziende innovative europee: le ha definite “super-aziende”, o “aziende che sviluppano nuove tecnologie per affrontare alcune delle più grandi sfide del nostro tempo”.
Ek, dunque, attingerà a 1 miliardo di euro dal suo patrimonio per investirlo, attraverso la sua società di venture capital Prima Materia, in progetti europei moonshot, vale a dire in startup emergenti che sviluppano tecnologie avanguardistiche di intelligenza artificiale, per il clima e per la sanità.
GLI INVESTIMENTI NELLA SANITÀ E NELLA DIFESA
Ek, ad oggi, ha investito in Neko Health, startup svedese di tecnologie per la scansione del corpo dalla valutazione di 1,8 miliardi di dollari: ne è co-fondatore. Prima Materia, inoltre, ha finanziato Helsing, una startup tedesca di droni autonomi per la difesa, valutata 14 miliardi di dollari: Ek ne è presidente.