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Perché il Dieselgate continua a intossicare la Germania

A dieci anni dello scoppio del Dieselgate, che portò alla luce l'utilizzo di sistemi software fraudolenti nei test sulle emissioni, gli strascichi giuridici continuano a inseguire Volkswagen con conseguenze reputazionali incalcolabili. Soprattutto ora che il gruppo versa in una crisi senza precedenti.

I miasmi del Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni scoppiato ormai esattamente 10 anni fa con epicentro Wolfsburg, sede di Volkswagen (salvo poi scoprirsi che il modus operandi contestato alla Casa tedesca fosse largamente diffuso in ogni parte del mondo, tra una pluralità di marchi), continuano a intossicare la Germania.

LA CORTE FEDERALE RIAPRE IL CAPITOLO DIESELGATE

La Corte Federale di Giustizia tedesca ha deciso di annullare la delibera dell’assemblea Volkswagen che nel 2021 aveva approvato un accordo transattivo con l’ex ceo Martin Winterkorn (ancora sotto processo, sospeso per motivi di salute) e con l’ex capo di Audi, Rupert Stadler (ha patteggiato due anni fa una pena di 21 mesi, sospesa).

GLI AZIONISTI VOTARONO AL BUIO?

Votato con oltre il 99% di consensi, l’atto prevedeva che Winterkorn versasse 11,2 milioni di euro e Stadler 4,1 milioni, con l’appoggio decisivo di una copertura assicurativa D&O da 270 milioni.

Con questi milioni sul piatto la Casa automobilistica tedesca intendeva archiviare lo scandalo del Dieselgate che è costato al Gruppo oltre 30 miliardi. E così pareva negli ultimi quattro anni, fino a quando i giudici di Karlsruhe hanno sentenziato che all’epoca gli azionisti non furono messi in condizione di deliberare con piena consapevolezza.

LE CONDOTTE RIMPROVERATE A VW

La Corte Federale di Giustizia tedesca rimprovera per esempio a Volkswagen di non avere consentito domande sugli asset patrimoniali degli ex manager alla sbarra e di non aver esplicitato che l’accordo avrebbe liberato altri dirigenti da ulteriori responsabilità. Una opacità che avrebbe pertanto spinto gli azionisti a votare “alla cieca”, senza una completa e piena, sostengono le toghe d’ultima istanza, rappresentazione della realtà.

RISARCIMENTI, TUTTO DA RIFARE?

Un pasticcio immane, dato che sono passati quattro anni e oggi Volkswagen sta vivendo la crisi economica più pesante della propria esistenza. Il caso dovrà essere nuovamente discusso in Corte d’Appello dove i giudici di secondo grado procederanno con l’esame dei ricorsi delle associazioni degli azionisti che lamentavano la sproporzione fra i danni subiti e i contributi richiesti agli ex vertici. Lagnanze all’epoca scartate proprio perché si erano scontrate con il voto assembleare che pareva aver messo una pietra tombale sugli strascichi del Dieselgate. Almeno fino a poche ore fa.

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