“È il tempo della serietà e della responsabilità”. Il premier, Giorgia Meloni, lancia l’ultimo appello. Meloni, con una nota da Palazzo Chigi, va al punto: non si vadano a cercare “pretesti” forzando il blocco navale israeliano “per far saltare il piano di pace in Medioriente messo in atto dal presidente Donald Trump”. Ma quella che sembra una penosa e sul piano internazionale pericolosa parodia del ’68, senza offendere i concreti diritti di emancipazione sociale e sindacale da cui inizialmente quel movimento partì, da parte della Flotilla (dove sono a bordo anche parlamentari di sinistra italiani) prosegue. Senza l’eskimo, ma con la strumentalizzazione del reggae del grande Bob Marley e le canzoni degli Abba.
Il ’68 sfociò nella violenza, negli scontri con le forze dell’ordine, fino alla morte di poliziotti, di commissari di Polizia e poi fino all’autonomia operaia del ’77, fino a Luciano Lama, il carismatico segretario generale comunista “migliorista” della Cgil che sfidò, nonostante l’ala più sinistra del Pci non lo volesse, i tondini scagliatigli contro dagli autonomi e non solo. Lama voleva porre lo stop alla Sapienza occupata, dove studiare era diventato impossibile. Diversi anni dopo, quando si scoprì che quel giorno a tirare tondini c’era anche Antonino Savasta, Lama (non più segretario della Cgil) si sfogò in una cena di “compagni”: “glielo avevo detto ai dirigenti del Pci che lì avevo capito che ci potevano essere anche le Br. Feci bene ad andare a sfidarli”.
Il Pci reagì con la linea della fermezza, senza se e senza ma, contro il terrorismo rosso. Cosa che la storia gli riconosce. Ora non siamo più alla Sapienza del ’77 o nella Milano del ’68 da cui proveniva un ancora sconosciuto a livello nazionale ex assessore comunale Bettino Craxi, per la prima volta eletto deputato proprio nel ’68. Anno in cui ammoniva a non attaccare la Polizia (dai discorsi raccolti nel “Capitolo finale”) quasi contemporaneamente con Pier Paolo Pasolini. Ora siamo pericolosamente nello scenario di fuoco del Medioriente. Nelle acque quasi vicino a Gaza. Questa penosa parodia del ’68 va cercando un incidente internazionale? I leader della sinistra non hanno usato parole nette neppure di fronte all’appello del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ignorato dalla Flotilla. E al quale non sono seguite parole nette da parte dei leader del campo sempre più largo di estremismo, uscito a pezzi dalla sconfitta delle Marche, in cui avrebbe dovuto sperimentare il nuovo modello “testardamente” unitario a suo avviso vincente.
La situazione è grave ma non è seria, diceva Ennio Flaiano. Ma qui, invece, è maledettamente grave e seria. E la sinistra conferma in questo snodo cruciale tutta la sua non credibilità come fronte alternativo. Meloni avverte: “Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione”. Prosegue: “Questa speranza poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano”. “Anche per questo – sottolinea – ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti”. Conclude, Meloni: “Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità”.
La notte porterà consiglio ai novelli sessantottini? Sarebbe interessante sapere da Tony Blair, proprio lui, l’ex premier labourista britannico, fondatore del New Labour, impegnato con il presidente Usa nel piano di pace, cosa pensa delle gesta di Flotilla. Sarebbe uno storico scoop saperlo da colui che, ai tempi della “terza via”, gli allora leader della sinistra italiana si vantavano di poter chiamare solo “Tony”. E che nel suo nuovo libro On leadership (Silvio Berlusconi editore) critica la sinistra in generale a partire dalla sicurezza”. Perché “non sa declinare i temi di legge e ordine”.
Blair è un leader complesso che forse è riduttivo definire “progressista”, anche perché prima ancora di diventare premier aveva già sviluppato un autentico lato spirituale, diventando un cattolico convinto (“La religione ha un ruolo centrale nella società”), un lato che arricchisce il suo pragmatismo politico. Blair ammise pubblicamente anni fa di essersi ispirato per il suo New Labour al nostro Craxi.
In tarda serata Meloni replica via social duramente a Flotilla, mentre esponenti Pd l’accusano persino in un frangente così drammatico di “governare via post” :”Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare ‘un pericolo’ civili disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti”. E avverte ancora: “Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi – consapevolmente o meno – strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco”. Un invito netto: “Risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino”.