Precedute e accompagnate da un clima di tensione e di attesa per l’esito del voto, si sono svolte in Moldavia le elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale. Ad urne chiuse il ‘Partito d’azione e solidarietà’ guidato dalla Presidente del governo uscente Maia Sandu (nella foto) ha ottenuto il 50.03 % dei voti doppiando il ‘ Blocco patriottico filorusso’ di Igor Dodon, fermatosi al 24,26 % dei consensi. Secondo le prime proiezioni il Pas otterrebbe 53 seggi, mentre le opposizioni 48, con il Blocco Patriottico a 27 seggi e Alternativa 9 seggi. Il Nostro partito (Partidul Nostru) avrà sei seggi in parlamento, come il partito Democratia Acasa. In teoria, in un Parlamento che conta 101 seggi il Partito filo europeista dovrebbe poter contare su una maggioranza che consentirebbe di formare un nuovo Governo orientato a mantenere ancorata all’Europa la Moldavia.
Le votazioni si sono svolte in un clima condizionato da tentativi di brogli e da attacchi hacker: ad urne ancora aperte il leader filorusso Dodon (a sua volta ex Presidente del Paese fino all’elezione di Maia Sandu del 2021) aizzava l’elettorato ad organizzare una manifestazione di protesta per il giorno successivo al voto, allo scopo di invalidare il voto ed indire nuove elezioni.
Il pressing di Putin su queste votazioni è stato massiccio, penetrante e disinvolto, utilizzando anche emissari e finanziatori inviati in Moldavia allo scopo di condizionare ed orientare il voto in un Paese di poco meno di due milioni e mezzo di abitanti e con un’economia sostanzialmente povera ma – come il risultato elettorale ha dimostrato – in larga parte tenacemente aperto all’integrazione politica ed economica con il mercato europeo. Come già scritto le autorità giudiziarie avevano scoperto proprio alla vigilia del voto un giro di 600 mila euro provenienti da Mosca e destinati a rafforzare il fronte filoputiniano.
La capitale Chisinau dovrebbe quindi ospitare un governo formato nel segno della continuità filoeuropeista e deciso a recidere i legami che un tempo tenevano storicamente il Paese soggiogato all’URSS fino al 1991: condizione che Putin avrebbe voluto si realizzasse anche in occasione di queste votazioni allo scopo di rendere la Moldavia un Paese satellite dalla Russia, ciò che avrebbe aperto un fronte di accesso all’Ucraina passando da Odessa e Transnistria ed un varco verso la confinante Romania, per una più agevole espansione futura verso l’Europa.
Anche se fosse necessario inglobare nella compagine governativa il partito minore ‘Blocco alternativo (BeA), filoeuropeista e conservatore, Maia Sandu dovrebbe essere in grado – con i soli seggi del PAS – di formare un governo nella direzione della continuità della politica estera, aperto all’Europa e al libero mercato. L’euroscetticismo, il richiamo ai valori antichi di vicinanza e solidarietà con Mosca e il tentativo di riportare la Moldavia sotto la sfera di influenza del Cremlino sono dunque stati respinti da un popolo che con fierezza intende difendere la propria autodeterminazione e vede nell’area socio-politico-economica dell’Europa un futuro di benessere e di speranza. Si registrano intanto i primi commenti al risultato elettorale. Kaja Kallas, alto rappresentante per la politica estera dell’U.E. ha affermato che “Il voto della Moldavia è un chiaro sì a un futuro europeo. Nonostante i massicci sforzi della Russia per diffondere disinformazione e comprare voti, nessuna forza può fermare un popolo impegnato per la libertà. Siamo al fianco della Moldavia nel suo percorso verso l’Ue”.
Le mire espansionistiche di Putin non conoscono remore e l’atteggiamento aggressivo e oltranzista della Russia non perde occasione per rimarcare il vero obiettivo: l’espansione verso l’Europa, che l’operazione Zapad 2025 e gli sconfinamenti aerei e dei droni nei cieli dei Paesi UE e NATO hanno innegabilmente confermato. Tutto questo va risolutamente fermato e – come sottolinea Paolo Mieli – l’Europa sta dimostrando una sorprendente capacità di resilienza, nonostante resti sottotraccia un atteggiamento fideistico e negazionista in coloro che – in panciolle e dal divano di casa – minimizzano evidenze e pericoli. Basterebbe prestare più attenzione alle parole di Lavrov che avverte sulle conseguenze che l’abbattimento di qualche aereo russo oltre frontiera, potrebbero provocare. Una affermazione paradossale che rimarca una sfrontatezza senza limiti: evidentemente i sorvoli militari nei cieli di Paesi esteri e la presenza nel Mediterraneo di petroliere camuffate per ospitare droni, per non parlare della devastazione dell’Ucraina che continua fingendo di parlare di pace, sono una violenza che il mondo libero dovrebbe continuare a tollerare.