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Ai e industria

Come l’intelligenza artificiale rivoluzionerà l’industria

Chi c'era e che cosa si è detto al seminario di Start Magazine “Ai alla prova dei fatti”

L’intelligenza artificiale ha già stravolto il modo in cui lavoriamo, comunichiamo, produciamo e, a volte, ci relazioniamo con gli altri. Ci sono settori, però, il cui l’impatto dell’AI è più rilevante e rivoluzionario. Sono quelli industriali e in particolare dell’industria ad alta intensità tecnologica.

Per il ciclo di seminari “Ai alla prova dei fatti”, ne abbiamo parlato con Alessandra Fidanzi, Head of Data, AI & Agile Experience Center of Excellence di Eni e il prof. Fabio Pammolli, Presidente AI4I e professore di economia e finanza presso il Politecnico di Milano.

IL SUPERCALCOLO, LA RICERCA E L’INNOVAZIONE

Eni ha a disposizione l’HPC6, il supercomputer più potente al mondo per scopi industriali. «Un supercalcolatore è capace di elaborare in tempi record enormi mole di dati con cui è possibile sviluppare modelli sempre più accurati e capaci di restituire risultati sempre più precisi – ha spiegato Alessandra Fidanzi -. Il supercalcolo, la capacità computazionale, unita alla capacità di analisi e all’intelligenza artificiale permette di “modellizzare” fenomeni molto complessi. Oppure, permette di personalizzare i Large Language Model, costruire modelli verticali ottimizzati sul nostro vastissimo patrimonio di dati. Facciamo qualche esempio: istruire a fare molto bene un task di nostro interesse, come rispondere alle nostre procedure operative”. Non sono funzionalità che restano confinate nei laboratori dei ricercatori. “Stiamo utilizzando queste tecniche nell’ambito della cattura della CO₂. Fenomeni estremamente complessi in cui il supercalcolo permette di fare delle predittive avanzate sul funzionamento del fenomeno, e lo stiamo facendo nella fusione a confinamento magnetico per andare a prevedere in anticipo l’instabilità del plasma”, ha aggiunto Fidanzi.

UNA NUOVA TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE

L’AI è un’etichetta ombrello nella quale finiscono una serie di strumenti e tecnologie computazionali che permettono di usare modelli molto realistici. “La pervasività di questa capacità di calcolo, di inferenza e di analisi dei dati all’interno delle imprese sta trasformando la struttura produttiva. È un po’ come una nuova dinamo di una nuova trasformazione industriale”, ha sottolineato Fabio Pammolli, presidente di AI4I. “L’Istituto italiano d’intelligenza artificiale e AI4I (AI for Industry) nasce proprio per cercare di contribuire a una svolta positiva legata all’applicazione dell’intelligenza artificiale. Noi siamo un istituto di ricerca localizzato a Torino presso le Officine Grandi Riparazioni grazie a un accordo e a un comodato d’uso gratuito che ci viene da OGR e dal supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Torino per 10 anni. La nostra struttura è analoga all’Istituto Italiano di Tecnologia, abbiamo anche un accordo strategico con l’Istituto Italiano di Tecnologia che ci fornisce anche supporto amministrativo, ma che è anche un partner di ricerca. Proprio a inizio ottobre avremo un incontro tra i nostri scientist e gli scientist di ITI – ha aggiunto Pammolli -.Abbiamo una collaborazione con Leonardo, un laboratorio congiunto che riguarda da un lato l’AI per il software, per il life cycle del software development, e dall’altro lato Next Generation Pilot e Training in multi dominion Operations, quindi una parte più di interazione uomo-macchina nel cockpit degli aeroplani. E poi abbiamo invece delle unità un pochino più classiche, su sistemi autonomi come possono essere veicoli autonomi, e dall’altro lato abbiamo una parte di simulazione di digital twins.»

LA CENTRALITÀ DELLE PERSONE

A utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale sono le persone che restano sempre al centro dei progetti che coinvolgono l’AI. “Il percorso di ENI nello sviluppare strumenti di AI con il classico machine learning è iniziato molti anni fa; quindi, nel tempo abbiamo sviluppato molti tool a supporto delle nostre persone nei processi – ha detto Fidanzi -. La tecnologia però che vediamo oggi mette veramente in condizione di andare a creare tool che cambiano anche paradigmi e trasformano il nostro modo di lavorare… ma sempre mantenendo al centro le persone, cioè la cloche di guida e decisionale l’hanno sempre le persone. Oggi stiamo già anche lavorando sugli agenti e creare un ecosistema persona-macchina molto sinergico in cui l’AI va ad amplificare le capacità delle persone in un modo che prima non era neanche pensabile grazie all’AI generativa soprattutto, facendo sempre in modo che sia la persona che guida il processo e prende decisioni».

KNOWLEDGE MANAGEMENT E CONDIVISIONE DEI DATI

L’AI è anche a supporto della conoscenza, oggi la sfida è accumulare dati per metterci in condizioni di fare intelligenza artificiale “ma è anche riuscire a far diventare il patrimonio dei dati e delle informazioni delle aziende una legacy che sia dinamica e accessibile. Noi abbiamo fatto questa applicazione, l’abbiamo chiamata Knowledge Lab, l’abbiamo diffusa a tutte le persone di ENI e la stiamo usando per mettere in condizione i nostri colleghi di trasformare una knowledge implicita nell’esperienza in una forma digitale che sia rimessa in circolo nel patrimonio di dati aziendale», ha aggiunto Fidanzi.

AI LITERACY E CULTURA AZIENDALE IN ENI

Del resto, se gli strumenti di intelligenza artificiale non arrivano nelle mani delle persone non servono a nulla, si deve trovare il modo di far dialogare le persone con questi nuovi strumenti. “È la cosiddetta AI literacy perché ha diverse sfaccettature. È importante formare le persone su competenze tecniche e su competenze non tecniche… occorre essere anche capaci di saper interpretare quello che l’intelligenza artificiale restituisce. «Occorre addestrare a capire anche i limiti dell’intelligenza artificiale, non solamente le potenzialità che ormai sono abbastanza note ed evidenti. Già nel 2019 abbiamo deciso di fare un centro di eccellenza di intelligenza artificiale che ha il compito di accompagnare l’adozione dei progetti… Ma anche di accompagnare la cultura, quindi fare da divulgatori all’interno dell’azienda facendo formazione, awareness, moderando community».

LA NUOVA PRIMAVERA DEL PENSIERO CRITICO

“L’intelligenza artificiale ad oggi è solo in parte compresa scientificamente nelle proprie nelle sue caratteristiche e nel funzionamento di reti neurali multistrato – spiega il prof. Pammolli -. Ci sono aspetti che la riconducono ancora a ad una tecnologia più che ha una scienza e comunque a una tecnologia che supporta inferenze statistiche: il tema dei dati rimane estremamente importante ed è uno dei temi che riguarda anche la componente formativa”. Lo sviluppo e, soprattutto la diffusione di strumenti di intelligenza artificiale, potrebbe stimolare lo sviluppo di pensiero critico nell’approccio e nell’utilizzo dello strumento. “Paradossalmente nella modernità assoluta e nell’immanenza dell’intelligenza artificiale occorre riscoprire il valore di insegnamenti fondamentali come sono quelli della logica elementare è molto importante – ha concluso il prof. Pammolli -. Un altro elemento è il pensiero critico, l’educazione alle challenge a sollevare dubbi e domande, perché questa dimensione segnerà l’evoluzione tra uomini e tecnologia nei prossimi decenni”.

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