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La Bce non è indipendente dai governi. Parola di Mario Monti

Cosa ha scritto a sorpresa Mario Monti sul funzionamento della Bce. Il corsivo di Liturri

Confessiamo di avere un debole per gli editoriali domenicali del Senatore Mario Monti sul Corriere. Offrono quasi sempre spunti di riflessione molto interessanti. Spesso per giungere a conclusioni diametralmente opposte rispetto a quanto sostenuto dal Senatore. In altre parole, leggere, ad esempio, che gli asini volano, offre su un piatto d’argento il lapalissiano ragionamento che dimostra il contrario.

Ma ieri sul Corriere, Monti ci ha offerto una vera perla, una confessione in piena regola circa il funzionamento della Bce, organo sedicente indipendente. Fatto vero solo nella forma, perché nella sostanza nessuno ci ha mai creduto. Ma raramente è capitato di ricevere prove così evidenti, come quelle fornite “per tabulas” da Monti.

Merita riportare integralmente il passaggio da mettere agli atti: «Nel 2012 l’Italia, anche grazie all’unità nazionale, agì rapidamente sulla riduzione del disavanzo e su alcune riforme strutturali. Ma per diversi mesi non poté coglierne i frutti in forma di minori tassi di interesse perché la Germania manteneva una morsa stretta sulla Bce, malgrado la sua indipendenza di diritto. Un fattore importante che alla fine indusse la cancelliera Merkel a cedere alle pressioni dell’Italia e di altri Paesi affinché «liberasse» la Bce — e non venisse additata come responsabile di un’eventuale implosione dell’euro — fu il fatto che il neo-presidente francese Hollande, avendo colto l’interesse comune dei nostri due Paesi, nel giugno 2012 si schierò con l’Italia. Fu una dura sorpresa per la Merkel, questa improvvisa rottura dell’asse franco-tedesco che, con lei e il presidente Sarkozy, aveva purtroppo una parte di responsabilità nella cattiva gestione della crisi finanziaria di quegli anni. Italia e Francia, agendo insieme, tolsero il tappo tedesco che frenava la Bce. E la crisi venne superata.»

Confessiamo di averlo letto e riletto, perché non credevamo che fosse davvero tutto vero o invece frutto di un nostro momento di confusione.

Abbiamo appreso così, dalla viva voce di un protagonista dei fatti dell’epoca, in una sequenza degna di un giallo di Agatha Christie, che la «Germania manteneva una morsa stretta sulla Bce» e non la “liberava”. Poi, grazie all’alleanza tra Italia e Francia, fu finalmente tolto «il tappo tedesco che frenava la Bce».

Da sempre, nutriamo dubbi sulla chiarezza cristallina dell’azione della Bce. Dalle lettere congiunta Draghi-Trichet dell’agosto 2011, tali e tanti sono stati gli episodi in cui ci è parso di leggere la prevalenza di motivazioni di tipo schiettamente politico, su una genuina valutazione di ordine puramente tecnico. Ammesso e non concesso, che sia possibile separare i due crinali.

Ma mai avremmo osato anche solo immaginare che l’azione della Bce fosse così grezzamente dominata dai rapporti di forza tra Stati membri e da valutazioni squisitamente politiche.

Il governo italiano, da oggi avrebbe pieno titolo per chiedere la cessazione anche formale del criterio dell’indipendenza dalla Bce, un inutile velo di ipocrisia che è meglio far cadere al più presto. Basterebbe allegare l’editoriale di Monti, come “confessio regina probationis”. Agli atti, Vostro Onore.

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