L’Intelligenza artificiale non ridisegnerà solo il modo di fare ricerche online, ma anche il nostro approccio stesso al Web. Questa è la scommessa di numerose Big Tech che intendono perciò riformulare i propri browser internet (i software che consentono la navigazione) al fine di consentire all’internauta una esplorazione del mare magnum virtuale sempre più assistita e facilitata. Per Microsoft, che oltre ai lauti finanziamenti in OpenAi (ChatGpt) ha nel proprio vivaio Copilot, l’occasione giusta per provare a risollevare le sorti di Edge.
CHI INVESTE NELL’AI PER RIDISEGNARE I BROWSER
La tendenza era già nell’aria, se si pensa all’acquisizione da 610 milioni di dollari di The Browser Company, fondata nel 2019 e responsabile dei browser Arc e Dia, da parte di Atlassian nell’evidente tentativo di rendere quei software un riferimento per il lavoro, indirizzandoli specificamente agli ambienti aziendali.
Poi c’è Comet, il browser sviluppato da Perplexity, attualmente in fase di test con un gruppo ristretto di utenti. Questo programma, oltre a permettere la navigazione tradizionale, integra funzioni di Intelligenza artificiale che riassumono i contenuti delle pagine visitate con algoritmi che possono eseguire compiti in autonomia su richiesta dell’utente.
In pieno agosto la startup ha lanciato Comet Plus, un abbonamento che introduce un sistema di redistribuzione dei ricavi: ogni volta che un utente utilizza Perplexity per cercare un argomento e apre un articolo pubblicato da un editore partner, quest’ultimo riceve un compenso. Inoltre, quando un contenuto viene incluso o menzionato nelle risposte generate dall’intelligenza artificiale, scatta un’altra remunerazione. Chiaro l’intento di attrarre così l’utenza, peraltro insistendo su uno degli ambiti (il rapporto tra le ricerche online e l’editoria) che ha visto negli anni fiorire critiche e cause nei confronti di Google.
Anche Google è naturalmente della partita, con Gemini in Chrome: a partire dal prossimo aggiornamento dovrebbe infatti comparire un pulsante dedicato che consentirà agli utenti di riassumere le pagine aperte, fare domande sui contenuti e provare a recuperare link dalla cronologia partendo da ricordi vaghi.
MICROSOFT PROVA A RESUSCITARE EDGE
Siamo insomma prossimi a un reboot di sistema che per paradosso potrebbe agevolare l’eterna seconda della competizione, ovvero Microsoft che con il suo Edge anche nel 2024 si è fermata al 13,21 per cento dell’utenza. Va comunque meglio rispetto ai tempi di Internet Explorer, anche solo per il fatto che Firefox di Mozilla e Opera ormai non sono più competitivi (si sono fermati rispettivamente al 6,14 e al 2,74 per cento – per curiosità si segnala che Safari di Apple nel 2024 è stato usato dall’8,49 per cento degli utenti), ma Google con il 66,83 per cento degli internauti appare inarrivabile. Appare, appunto. Perché resettando la competizione si partirà nuovamente tutti dalla medesima linea di partenza ( qui è possibile osservare la situazione odierna).
Tutto ciò con l’ovvia precisazione che gli internauti che navigano da PC solitamente lavorano: chi lo fa per svago utilizza tablet e smartphone e quel settore è nuovamente nelle mani di Google, che peraltro aveva stretto accordi con Apple affinché pure il diverso sistema operativo di Cupertino si appoggiasse alle sue ricerche. Mustafa Suleyman, a capo della divisione Ai di Microsoft, ha spiegato che l’obiettivo in quel di Redmond per provare la scalata al mercato è trasformare Edge in un “browser agentico”, con Copilot capace di consultare siti, leggere più fonti in parallelo, sintetizzare informazioni e trovare il bene o il servizio richiesto dall’utente al prezzo migliore.
SALTARE IL MOTORE DI RICERCA
Per Microsoft ottenere concretamente simili risultati vorrebbe dire non solo offrire un prodotto altamente concorrenziale, ma soprattutto escludere Google dal ruolo di ‘piazza del Web’ dato che domande, istanze, richieste verranno indirizzate direttamente a Copilot incorporato in Edge. Mountain View, invece, ha tutto da perderci: non solo nella competizione dei browser ma anche in quella del segmento delle ricerche.
Questa seconda metà dell’anno, insomma, potrebbe vedere finalmente in campo esempi concreti di come l’Intelligenza artificiale può realmente cambiare il Web e il nostro approccio a esso. Perché finora, al netto di tanti proclami, ogni applicazione pratica è parsa ben poca cosa, tra allucinazioni dell’algoritmo e risultati claudicanti.