Irresponsabilità di Flotilla, attacchi scomposti delle opposizioni, rappresentate da un campo largo di estremismo, contro responsabilità. E stabilità assicurata dal governo di Giorgia Meloni, elogiata dal giornale britannico “Telegraph” come “la leader più stabile dell’Europa occidentale”. Flotilla come ultima spiaggia di una sinistra che continua a non trovare una vera credibile proposta da reale fronte alternativo. E rifiuta l’unità anche in uno snodo cruciale della politica estera.
Aggrappate alla Flotilla, che rigetta (fino a ieri notte) persino l’estremo tentativo di mediazione del ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, di far consegnare gli aiuti a Gaza, attraverso un intervento della Cei passando per Cipro, le opposizioni si scatenano e attaccano a testa bassa Meloni. Attorno a cui fanno quadrato Tajani, l’altro vicepremier Matteo Salvini e tutto il centrodestra. Le opposizioni sembrano non prendere neppure in considerazione le allarmate parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Flotilla vuole andare avanti, fino in fondo. Si rischia lo scontro con Israele, una volta uscita Flotilla dalle acque internazionali “dove non saremo più in grado di proteggerla”, avverte Crosetto. Ma, in tutto questo, scarsa e solo formale solidarietà al premier minacciato con questa lugubre scritta a Torino: “Meloni come Kirk”. Meloni se ne dice “orgogliosa”, mentre è di ritorno dal suo importante e molto articolato discorso all’Onu, dove si sofferma, nell’ambito del piano Mattei per l’Africa, anche sul centrale problema del debito pubblico dei Paesi in via di sviluppo, che sembra riecheggiare il celebre intervento di Bettino Craxi, rappresentante personale del presidente De Cuellar, alle Nazioni Unite.
A Meloni, che aveva accusato Flotilla di “irresponsabilità ” e di volontà di “colpire il governo” più che “di aiutare Gaza”, Elly Schlein, segretaria del Pd, il principale partito di opposizione, replica che su Flotilla ci sono “parlamentari di 44 Paesi” e quindi l’accusa non varrebbe. E per il resto Meloni, oltre che da Giuseppe Conte presidente dei Cinque Stelle, Avs di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, in questa corsa interna all’estremismo, anche dal “riformista” Matteo Renzi viene accusata di “alimentare pure lei” il clima di odio e di “fare la vittima”. Renzi scomoda persino il dc Mariano Rumor il cui governo non avrebbe fatto niente, come “quello di Meloni”. Salvo che per Renzi l’ex premier dello Scudo crociato era meglio. Il leader Iv si riferiva ai risultati interni. Ma le battute sulla storia però rischiano a volte di diventare grottesche. Il governo Rumor, con Giuseppe Saragat Capo dello Stato, si trovò a fronteggiare la grave e delicata situazione dei tempi in cui incominciò ad affacciarsi la violenza che poi sfociò nelle Br.
Ma il premier viene accusata anche di aver citato i tempi delle Br così come aveva fatto nei giorni scorsi dopo l’assassinio dell’attivista conservatore Charlie Kirk, Alessandro Cattaneo, capo dei dipartimenti ed ex capogruppo alla Camera di Forza Italia. Eppure, lo stesso Gianni Cuperlo, deputato del Pd, proveniente dal Pci-Pds-Ds, aveva ricordato giustamente alla Camera la fermezza che ebbe il Pci contro il terrorismo, salvo però anche lui accusare Meloni di alimentare il clima di odio.
Accusa univoca dal campo largo di estremismo che neppure si sofferma sull’importante discorso dal palco dell’Onu del nostro premier. Meloni accusa la Russia di aver violato le regole del diritto internazionale con l’aggressione all’Ucraina, che, a suo avviso, ha contribuito ad incendiare la perennemente infuocata situazione del Medioriente. Dove, sottolinea, la guerra è stata aperta da Hamas contro l’unica democrazia dell’area. Ma Meloni ribadisce e rafforza il concetto che la legittima reazione di difesa del premier Netanyahu, il cui intervento è atteso per oggi, è “andata oltre il principio di proporzionalità”: “Israele ha superato il limite”.
Meloni, che auspica anche una profonda riforma dell’Onu, chiede per il riconoscimento dello stato di Palestina il rilascio degli ostaggi e che “Hamas non governi più ” a Gaza. Come si sa, la Lega Araba ha già chiesto che l’organizzazione terroristica, che ha per statuto la cancellazione di Israele, deponga le armi. Il premier dal palco dell’Onu apprezza e sostiene lo sforzo per la pace intrapreso dal presidente Usa, Donald Trump. E cita Tony Blair per il suo impegno diplomatico in atto in queste ore.
Ecco, per la sinistra italiana, per il “riformista” Renzi, per quelli che un tempo si vantavano di poterlo chiamare solo “Tony”, anche lui, che sta collaborando per la pace con Trump, lui, l’ex premier inglese, fondatore del New Labour, sarebbe quindi un pericoloso “estremista sovranista”? O questa è una sinistra fuori dal mondo?