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La strategia dell’auto elettrica di Porsche si è scaricata del tutto

Dopo mesi di tentennamenti, Porsche ammette di dover fare coriandoli del proprio piano di elettrificazione del marchio avendo sovrastimato la domanda di auto elettriche. Si riparte dunque da zero con forti ripercussioni pure per Volkswagen, principale azionista di Stoccarda. L'assenza di un progetto definito agita gli investitori

Più che una inchiodata sull’elettrico, una vera e propria inversione di marcia. Porsche, in mezzo a una crisi inedita per il marchio del lusso – i cui profitti sono stati di fatto azzerati nel secondo trimestre del 2025 -, intende fare coriandoli della strategia di elettrificazione del marchio.

PORSCHE RIVEDE L’INTERA STRATEGIA ELETTRICA?

L’intento, per la verità, era già noto (i segnali erano evidenti, gli ultimi in ordine di tempo avevano riguardato la chiusura della controllata Cellforce e la decisione di cestinare gli accordi col fornitore finlandese Valmet, entrambe aziende che producono batterie per la mobilità elettrica), ma col passare delle settimane è apparso sempre più evidente che più di un semplice rallentamento si sia di fronte a una messa in discussione dell’esistenza del piano industriale, come la stessa Porsche Ag ha lasciato intendere venerdì, con un comunicato diffuso a Borse chiuse. Risultato: lunedì nero tanto per il marchio sportivo quanto per il gruppo Volkswagen, principale azionista di Porsche col 74,5 per cento delle azioni.

COSA HA DETTO OLIVER BLUME

E’ lo stesso Oliver Blume, ormai agli sgoccioli nel suo doppio ruolo in Porsche e Volkswagen, a spiegare che si stanno “vivendo enormi cambiamenti nel settore automobilistico. Ecco perché stiamo adeguando Porsche a tutti i livelli. In questo modo, vogliamo rispondere alle nuove realtà del mercato e alle mutevoli esigenze dei clienti”. Ovvero il parco auto sarà “integrato con modelli a combustione interna”.

MOTORI A SCOPPIO OLTRE LA DEADLINE DEL 2030

La prima conseguenza è che Panamera e Cayenne saranno disponibili con motorizzazioni endotermiche e ibride anche dopo il 2030 mentre nella pipeline prodotti per il quinquennio 2026-2030 sono comparse nuove generazioni per i due modelli.

Resta invece da capire che fine farà il progetto K1 dato che il Suv top di gamma basato sulla piattaforma SSP Sport previsto per il 2027 sarebbe dovuto essere full electric. Tempistiche che stridono con il nuovo annuncio che vuole “il lancio sul mercato di alcuni modelli completamente elettrici verrà previsto in un secondo momento”. E c’è già chi evoca lo spauracchio di Trinity di Volkswagen, ovvero l’ammiraglia elettrica sacrificata sull’altare della spending review.

QUATTRO AUTO ELETTRICHE IN TUTTO

Il parco macchine con nuova motorizzazione, secondo quanto comunicato da Stoccarda, continuerà a ricomprendere solo l’attuale gamma di auto elettriche: dalla Taycan alla Macan cui si aggiungeranno una Cayenne a batteria e una sportiva a due porte nello stesso segmento della 718.

Porsche Ag ha reso noto che oltre alla necessità “di implementare una maggiore flessibilità nei sistemi di propulsione”, “verrà abbandonato un progetto portato avanti assieme al Gruppo nella sua forma originale”.

Una retromarcia in tutti i sensi, che comporterà “modifiche significative al portafoglio prodotti nel medio e lungo termine: abbiamo definito gli ultimi passi nel riallineamento della nostra strategia”, dicono da Porsche.

RIVEDERE I PIANI SIGNIFICA RIVEDERE LE STIME PER IL 2025

Ma soprattutto uno psicodramma interno che non piace agli azionisti, non tanto perché accaniti ambientalisti, quanto perché emerge che al momento la Casa automobilistica di Stoccarda non abbia affatto le idee chiare sul prossimo futuro. Uno psicodramma che farà ovviamente male ai conti dell’anno.

Si riparte dunque da zero in ogni settore, nella consapevolezza che il riavvio richiederà ammortamenti e accantonamenti, che si prevede gravino sull’utile operativo fino a 1,8 miliardi di euro nell’esercizio 2025, ha indicato Porsche.

Di conseguenza è stato più che dimezzato il margine di profitto massimo previsto al 2% quest’anno contro le previsioni iniziali del 5 per cento che nelle forbice più ottimistica raggiungevano persino il 7%.

PORSCHE INCHIODA E TAMPONA VOLKSWAGEN

A farne le spese pure il margine Ebitda Automotive settato adesso tra il 10,5% e  il 12,5% contro il precedente 14,5% e 16.5%. Mantenute le stime di ricavi tra i 37 e i 38 miliardi di euro. Pure Volkswagen, già in crisi per conto suo, sarà interessata dagli effetti della retromarcia sull’auto elettrica della controllata.

In merito il Gruppo stima un impatto negativo di 5,1 miliardi di euro, ovvero una rettifica di valore non monetaria di circa 3 miliardi sul goodwill di Porsche e un impatto una tantum di circa 2,1 miliardi di euro sull’utile operativo del gruppo nel 2025.

Come conseguenza diretta pure Wolfsburg ha dimezzato o quasi le sue previsioni di margine di profitto al 2-3% dal precedente 4-5%. Volkswagen prevede così un ritorno operativo sulle vendite compreso tra il 2 e il 3% nell’esercizio 2025 rispetto alla forbice tra il 4 e il 5% indicata in precedenza, un flusso di cassa netto nella divisione Automotive pari a circa 0 miliardi di euro rispetto al segmento tra uno e 3 miliardi annunciato nell’ultimo comunicato.

PURE I MARCHI DEL LUSSO SOFFRONO

Giù pure la liquidità netta pari a circa 30 miliardi (da 31/33 miliardi), mentre le previsioni per il fatturato del gruppo rimangono invariate. Gli analisti concordano che a seguito del reboot definitivo ammesso da Porsche non dovrebbero esserci ulteriori cambiamenti sulle previsioni economiche, ma tra Donald Trump che infuria coi suoi dazi e l’arrivo della concorrenza cinese sul mercato europeo tutto è divenuto di colpa imprevedibile. Anche per i marchi del lusso, pare.

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