La decisione dell’amministrazione Trump di imporre una tassa di 100.000 dollari sui nuovi visti H-1B ha scosso il mondo delle imprese e della tecnologia. Quel visto, lo strumento con cui ogni anno circa 85mila lavoratori altamente qualificati entrano negli Stati Uniti, diventa oggi una barriera quasi insormontabile.
Gli effetti per l’America saranno pesanti, ma c’è un aspetto che in Europa non possiamo ignorare: la grande maggioranza dei titolari di H-1B proviene da India e Cina, Paesi che hanno costruito parte della loro crescita proprio sulla formazione di ingegneri, matematici, informatici di altissimo livello. Se gli Stati Uniti chiudono la porta, il rischio concreto è che queste competenze tornino nei Paesi d’origine, accelerando un trasferimento di know-how che farebbe progredire le loro economie e ridurrebbe la capacità dei Paesi Europei di restare competitivi sul piano globale.
Il fisico e futurologo Michio Kaku, già nel 2016, definì l’H-1B “l’arma segreta dell’America” e il “visto dei geni”, avvertendo che senza questo strumento non avremmo avuto né Google né la Silicon Valley. Parole che oggi suonano profetiche: se l’America alza i muri, qualcun altro dovrà aprire le porte.
Per questo Bruxelles dovrebbe cogliere subito l’occasione lanciando un “Visto Europeo per i Talenti”: un permesso unico, valido in tutti i Paesi membri, destinato ai lavoratori ad alta qualificazione nei settori strategici — digitale, intelligenza artificiale, transizione verde, ricerca scientifica.
Tre dovrebbero essere i pilastri:
- Accessibilità: niente costi proibitivi, ma procedure snelle e trasparenti.
- Mobilità interna: un ricercatore che entra in Germania deve poter lavorare liberamente anche in Italia, Francia o Spagna.
- Selettività positiva: l’Europa deve puntare a chi porta competenze decisive per la crescita e l’innovazione.
Ed è fondamentale che questa sia una scelta comunitaria e non lasciata ai singoli Stati membri. Se ogni Paese andasse per conto suo, si aprirebbe una concorrenza interna che trasformerebbe l’attrazione di talenti in una guerra interna su tutele e regole. L’Europa deve invece muoversi come un blocco unico: è questa la vera forza che può renderci competitivi non solo rispetto agli altri paesi occidentali, ma con l’intero resto del mondo.
Trump, nel tentativo di proteggere il mercato americano, rischia così di offrire all’Europa un’occasione irripetibile. In un mondo in cui l’innovazione è la vera moneta del potere, chi sa attrarre cervelli governa il futuro. Bruxelles ha una finestra di opportunità che non deve lasciarsi sfuggire.