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Le aziende europee hanno nuovi problemi con le terre rare cinesi

Nonostante l'intesa di luglio, le aziende europee continuano ad avere difficoltà con gli approvvigionamenti di terre rare cinesi. La Camera di commercio Ue avverte del rischio di interruzioni della produzione.

Dopo che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, erano andati in visita in Cina e avevano incontrato il presidente Xi Jinping, lo scorso luglio, sembrava che la situazione delle forniture di terre rare stesse migliorando. E, in effetti, era così. Poi però le cose sono degenerate di nuovo.

LE RESTRIZIONI CINESI SULLE TERRE RARE E IL DIALOGO CON L’EUROPA

Ad aprile Pechino aveva sottoposto a restrizioni il commercio di terre rare – fondamentali per i settori dell’automotive, dell’elettronica, dell’energia e della difesa – in risposta ai dazi statunitensi. Le aziende occidentali hanno avuto difficoltà con gli approvvigionamenti, date dal fatto che la Cina è il paese dominante lungo l’intera filiera di questi elementi e le alternative sono scarse, specialmente per quanto riguarda la raffinazione della materia grezza e la sua trasformazione in magneti.

L’incontro di luglio tra von der Leyen e Xi aveva portato le parti a istituire un dialogo “migliorato” sui controlli alle esportazioni che facilitasse la compravendita di terre rare tra società europee e cinesi. Per un po’ le cose sono andate meglio – nel senso che la Cina aveva accettato di velocizzare l’assegnazione delle licenze per il commercio di minerali critici -, dopodiché sono peggiorate di nuovo.

COSA PENSA LA CAMERA DI COMMERCIO EUROPEA IN CINA

Jens Eskelund, presidente della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina, ha detto al Financial Times che le aziende europee hanno difficoltà a ottenere dalle autorità cinesi le licenze per l’importazione di terre rare. Dallo scorso aprile – cioè da quando Pechino ha introdotto le restrizioni – la Camera di commercio ha ricevuto richieste di assistenza per oltre 140 domande per la licenza; di queste, ne sono state risolte solo un quarto.

“Abbiamo diversi membri che in questo momento stanno subendo perdite significative a causa di queste strozzature” nell’approvvigionamento di terre rare, ha spiegato Eskelund. Che poi ha aggiunto: “penso sia giusto dire che dal vertice [di luglio, ndr] non abbiamo assistito a cambiamenti sostanziali nel modo in cui è stata gestita la questione”.

I PROBLEMI PER LE AZIENDE EUROPEE

L’agenzia Reuters ha aggiunto che le case automobilistiche europee hanno dovuto far fronte a ritardi e a interruzioni della produzione a causa delle difficoltà di accesso alle terre rare cinesi; pure i produttori di microchip hanno chiesto a Pechino di intervenire per distendere la situazione.

La Camera di commercio ha detto di prevedere che un numero maggiore di aziende dovrà sospendere le attività.

COSA DICONO I DATI DOGANALI

Reuters ha scritto che i dati doganali cinesi mostrano che le esportazioni di magneti in terre rare, anche verso l’Europa, sono cresciute notevolmente da giugno a seguito agli accordi stipulati dalla Cina con gli Stati Uniti e con l’Unione europea. Nel giro di un paio di mesi, tuttavia, questo commercio è rallentato di nuovo.

INTANTO, I PREZZI DEL GERMANIO…

Oltre alle terre rare, la Cina ha sottoposto a restrizioni anche le esportazioni di germanio, un metalloide indispensabile per i sistemi di termografia presenti nelle apparecchiature militari. Per effetto della scarsità di offerti, i prezzi di questo elemento sono saliti ai massimi da almeno quattordici anni, sfiorando i 5000 dollari al chilo.

La Cina vale da sola il 60 per cento della produzione globale di germanio. La “criticità” di questo elemento è simile a quella delle terre rare: non è raro da trovare, cioè, ma è complicato e costoso da estrarre.

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