Tra le startup indiane più promettenti è comparso spesso il nome di Hike, che in inglese significa “escursione”. Guidata da Kavin Bharti Mittal (nella foto), figlio del fondatore di Airtel (multinazionale dei servizi di telecomunicazioni con sede a Nuova Delhi) Sunil Bharti Mittal, sembrava destinata a grandi cose, specie dopo aver mutato la propria sfera di interessi. Invece l’escursione di Hike ora pare destinata a finire nel peggiore dei modi.
HIKE HA SBAGLIATO TUTTO?
Lanciata nel 2012 come app di messaggistica istantanea in competizione con WhatsApp e Telegram (un mercato già monopolizzato dai più grandi, certo, ma virtualmente Hike aveva a disposizione oltre 1,4 miliardi di connazionali) era riuscita ad attrarre investitori di prestigio, tra cui l’americana Tiger Global, la nipponica SoftBank e la cinese Tencent. Grazie alle loro iniezioni di capitale, la startup era stata valutata 1,4 miliardi di dollari nel 2016.
Negli ultimi anni il suo Ceo ha però scoperto che i soldi veri si facevano con Rush, piattaforma per il gioco d’azzardo. Rush ospitava fino a 10 milioni di utenti ed è riuscita a generare più di mezzo miliardi di dollari di fatturato nei suoi quattro anni di attività. Una vera e propria gallina dalle uova d’oro, tanto che – lasciando da parte ogni premura che inviterebbe a diversificare il rischio – il figlio d’arte Mittal nel 2021 ha deciso di chiudere del tutto Hike Messenger per concentrarsi esclusivamente sul nuovo business.
UNA LEGGE GIUSTA NEL MOMENTO SBAGLIATO?
Mittal però non aveva fiutato un possibile pericolo: in India il gioco d’azzardo iniziava a essere una piaga sociale. Specie quello online, sempre più diffuso. Avevano suscitato particolarmente clamore nell’opinione pubblica diversi casi di suicidio di giocatori che avevano perso tutto proprio sulle piattaforme online.
Da qui la decisione in piena estate del governo indiano di intervenire con una legge, il Promotion and Regulation of Online Gaming Act del 2025, che ha imposto un divieto assoluto nel Paese di tali piattaforme. Un vero e proprio tsunami per l’industria del gioco d’azzardo online, arrivata a valere sui 23 miliardi di dollari. Aziende come Games24x7, Head Digital Works, MPL e Zupee hanno già messo alla porta 2mila persone.
HIKE CHIUDE I BATTENTI
Uno tsunami anche per Hike, che dopo aver raccolto fondi con tutt’altre ambizioni era appena approdata nel mercato sbagliato nel momento sbagliato. “Potremmo raccogliere nuovo capitale, ma la vera domanda è: ne vale la pena? Vale la pena di cambiare rotta per questa scalata?”, ha scritto Mittal in un post su Substack. “Per la prima volta in 13 anni, la mia risposta è no. Non per me, non per il mio team e non per i nostri investitori”. Dichiarazioni sinistre che suonano come un inevitabile epitaffio.
Non sono mancati i ricorsi del mondo del gioco online contro il Promotion and Regulation of Online Gaming Act, ma la maggior parte degli analisti sostiene che quando i giudici si saranno espressi sulla legittimità dell’intervento legislativo la desertificazione in atto nel comparto economico sarà ormai irreversibile.