Skip to content

Ernie X1.1

Baidu lancia Ernie X1.1, una nuova super intelligenza artificiale made in China

Secondo i tecnici di Baidu, Ernie X1.1 supera il modello R1-0528 di DeepSeek e compete testa a testa coi migliori prodotti statunitensi, riducendo di gran lunga le "allucinazioni". Ma l'inciampo estivo di Open-Ai con Gpt-5 insegna che i numeri non sono tutto. Voci di corridoio inoltre danno il colosso cinese in procinto di abbandonare i chip americani di Nvidia

Baidu, spesso soprannominata come la “Google cinese”, sferra un’altra arpata nel caotico mondo delle intelligenze artificiali e sfodera Ernie X1.1, versione riveduta e corretta del suo modello più avanzato che distanzierebbe secondo i proclami la connazionale DeepSeek per competere testa a testa – sostengono gli sviluppatori asiatici – con le punte di diamante dell’ingegneria computazionale statunitense: Gpt-5 di OpenAI e Gemini 2.5 Pro di Google.

COSA SA FARE ERNIE X1.1

Sviluppato con un approccio definito “hybrid reinforcement learning framework” che combinerebbe diverse tecniche di addestramento per aumentare la capacità di ragionamento e precisione, questo nuovo algoritmo nato in estremo Oriente rappresenta una ulteriore evoluzione della piattaforma Ernie 4.5.

Mancano test terzi e imparziali, perciò bisogna affidarsi ai commenti – ovviamente entusiastici – di Wang Haifeng, CTO di Baidu, secondo cui Ernie X1.1 Ernie X1.1 avrebbe raggiunto una maggiore accuratezza fattuale (+34,8%), migliorato l’aderenza alle istruzioni (+12,5%) e saprebbe anche gestire meglio compiti complessi (+9,6%) rispetto alla versione precedente.

AI, TESTA A TESTA TRA USA E CINA

Ma soprattutto il nuovo Ernie supererebbe il conterraneo R1-0528 di DeepSeek e soprattutto terrebbe testa alle rivali statunitensi. Un messaggio dalla forte valenza geopolitica dato che Pechino e Washington hanno iniziato un duello all’Intelligenza artificiale maggiormente performante fatto anche di sgarri (per lo più statunitensi) sul fronte della commercializzazione dei chip. Gli utenti possono già sperimentare il nuovo modello tramite l’app Wenxiaoyan, il sito Ernie Bot e la piattaforma cloud Qianfan, pensata per sviluppatori e aziende.

Il guanto di sfida è rivolto soprattutto a OpenAI di Sam Altman che in piena estate ha lanciato Gpt-5, un nuovo modello in grado di fondere le capacità di ragionamento profondo della famiglia “o” con la velocità e la reattività della “serie GPT” (un chatbot – agente, sintetizzando), subito reso accessibile a tutti gli utenti, anche a coloro che usufruiscono del servizio gratuitamente.

GPT-5 NON PIACE PROPRIO A TUTTI…

Nel concreto, mentre gli antenati dell’attuale Gpt potevano prendere cantonate nel 20-22% delle risposte, Gpt-5 si attesta ben al di sotto del cinque per cento, per la precisione sul 4,8%. Numeroni eclatanti che però non hanno impedito alla nuova Ai di Sam Altman di essere subissata da critiche, in particolare dall’utenza Reddit che ha chiesto a gran voce – ottenendola indietro – di poter tornare alla precedente versione, GPT-4o. Segno che dati e statistiche contano fino a un certo punto, nell’uso quotidiano.

BAIDU SEMPRE PIU’ AGGUERRITA STA PER ABBANDONARE NVIDIA?

Ma Ernie X1.1 non è il solo motivo per cui Baidu si sta facendo via via più agguerrita, soprattutto per le Big Tech americane. Secondo The Information, che in merito ha citato quattro persone a conoscenza diretta della questione, la Google asiatica avrebbe iniziato a utilizzare chip progettati internamente per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, sostituendo almeno in parte quelli prodotti da Nvidia. Per la precisione, Baidu starebbe sperimentando l’addestramento delle nuove versioni del suo modello Ernie AI utilizzando il chip Kunlun P800 di produzione interna.

Un colpo agli affari dell’azienda tecnologica statunitense con sede a Santa Clara, ma soprattutto un modo per iniziare a poco a poco a rescindere i legami con gli Usa, divenuti troppo imprevedibili a causa delle politiche commerciali aggressive poste in essere senza preavviso da Donald Trump. L’azienda statunitense aveva da poco raggiunto un accordo con il presidente americano per ottenere licenze di esportazione in cambio del 15% delle vendite in Cina dei suoi chip H20, ma in estremo Oriente l’imprevedibilità della Casa Bianca sembra farle terreno bruciato attorno.

Torna su