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Ecco le ultime sbandate di Stellantis anti Italia

Dopo aver delocalizzato la produzione in Serbia, Stellantis starebbe trasferendo pure know how e forza lavoro presi di peso dagli hub italiani. La notizia sta facendo infuriare i sindacati e sta rimbalzando sui principali quotidiani. Non tutti, però, hanno deciso di trattarla... E la Grande Panda sarà fabbricata in Algeria

La fabbrica serba di Kragujevac continua a essere un grattacapo per Stellantis. Là dovrebbe nascere la Grande Panda ma il Gruppo italo-francese è stato accusato dai sindacati locali di offrire alle maestranze prezzi così bassi da essere persino sotto la media nazionale, già di per sé molto modesta.

In molti avrebbero rifiutato e così, sempre secondo ricostruzioni giornalistiche (in parte smentite o ridimensionate), Stellantis avrebbe iniziato a importare operai dal Nepal e dal Marocco. Poi c’è il tema degli operai italiani, pagati molto di più rispetto ai serbi per restare però con le braccia incrociate mentre uno dopo l’altro i grandi stabilimenti dello Stivale cadono nel torpore autunnale portato dai contratti di solidarietà.

TUTTI I PROBLEMI DI STELLANTIS IN SERBIA

Da qui il colpo di genio: portare le tute blu che dovrebbero prestare servizio nell’hub campano di Pomigliano e in quello abruzzese di Atessa in trasferta a Kragujevac, così da far loro cambiare aria, agevolarli nelle public relations e fingere che stiano prendendo parte a una sottospecie di team building.

L’idea a onor del vero non è nuova: la trasferta in Serbia Stellantis l’aveva già proposta in precedenza agli operai che avrebbero dovuto lavorare alle linee di Maserati in quel di Mirafiori, che però procedono col freno a mano tirato dato che il marchio è quasi sparito dalle classifiche di vendita europee. Molti di loro, comprensibilmente, hanno accettato dato che la cassa integrazione non permette di avere stipendio pieno, attirandosi le ire dei colleghi serbi che ritengono che gli omologhi italiani siano invece “strapagati”.

QUALI SONO I VERI PIANI DEL GRUPPO?

I sindacati però temono che il disegno di Stellantis sia più ampio e cupo: Samuele Lodi, responsabile automotive della Fiom Cgil, al Fatto ha spiegato che “Stellantis ha un problema di competenze nello stabilimento in Serbia. Hanno bisogno di maggiore esperienza e potrebbero avere in prospettiva un problema di richiesta del mercato superiore alle forze disponibili; ecco perché stanno anche valutando di fare un investimento in Marocco per portare anche lì la Grande Panda”.

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La notizia ha avuto ampio risalto sulla cronaca torinese del Corriere della Sera. Non sarebbe stata invece ripresa né dalla Stampa né da Repubblica

“Insomma – chiosano sul quotidiano diretto da Marco Travaglio – il sospetto è che la strategia sia questa: oggi tamponare il fabbisogno con gli operai italiani, necessari per la loro esperienza, per poi con il tempo svuotare le nostre fabbriche e investire sempre di più in quelle con un costo del lavoro molto più basso del nostro, a cui si aggiungono gli incentivi fiscali offerti dal governo serbo”.

Quel che è certo è che “La situazione negli stabilimenti italiani è drammatica – continua Lodi – perché su circa 34 mila dipendenti complessivi, 20 mila sono coinvolti dalla cassa integrazione in maniera più o meno pesante. Negli stabilimenti di Cassino, Termoli e Melfi gli operai di produzione lavorano non più di 5-6 giorni”.

CHI RIPRENDE E CHI NO LA NOTIZIA

 

La notizia che Stellantis, dopo aver delocalizzato la produzione in Serbia, vi stia trasferendo pure know how e forza lavoro presi di peso dagli hub italiani sta rimbalzando sui principali quotidiani, in particolare su quelli che seguono da vicino la cronaca di Torino. Non sarebbe invece mai apparsa (e le ricerche andate a vuoto via Google lo confermano) né su La Stampa (testata principale del Nord Ovest) né su Repubblica, come denuncia su X proprio l’ex giornalista del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari Claudio Gerino.

GRANDE PANDA? IN ALGERIA

Prima la Serbia, ora l’Algeria. La Fiat Grande Panda raddoppia e, dopo mesi di indiscrezioni, è ora ufficiale quale sarà la seconda fabbrica dalla quale la vettura uscirà assemblata. Uno dei sempre più sofferenti stabilimenti italiani? Macché. Il sito scelto per montare i pezzi – che arriveranno da altrove – è in Algeria, a Tafraoui, nella zona occidentale del Paese nordafricano.

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