L’ultimo libro dell’esperto tedesco Carlo Masala, “Se la Russia attacca l’Occidente”, pubblicato in italiano da Rizzoli, getta uno sguardo inquietante e lucido su uno scenario tanto plausibile quanto temuto: un attacco diretto della Russia a un paese della Nato. Con 160 pagine dense di spunti, l’autore, nato a Colonia da padre italiano e madre austriaca, professore di politica internazionale all’Università della Bundeswehr di Monaco e oggi uno dei più autorevoli analisti geopolitici europei, propone una narrazione ipotetica che trasforma l’allarme sulla sicurezza occidentale in un racconto avvincente e memorabile. L’opera, traduzione fedele del suo successo tedesco “Wenn Russland gewinnt” (nella quale il titolo era più esplicito: “Se la Russia vince”), si apre con la domanda che ogni analista militare oggi si pone: cosa accadrebbe se la Russia decidesse di superare la soglia dell’aggressione contro l’Alleanza Atlantica?
GLI ANNI DOPO LA GUERRA IN UCRAINA
Lo scenario ipotizzato da Masala non è un esercizio di fiction, ma si basa sulle simulazioni che ambienti militari elaborano da tempo. Alcune di esse, realizzate dalla Bundeswehr probabilmente anche con il contributo analitico dello stesso Masala, hanno ricevuto pubblicità giornalistica nel recente passato. Il punto di partenza del libro è il quadro geopolitico europeo all’indomani del conflitto russo-ucraino. L’autore immagina un 2028 caratterizzato dall’instabilità: la guerra in Ucraina si è appena conclusa con un trattato che suggella la vittoria russa, lasciando il paese sconfitto nel caos e l’Europa vittima della sua indecisione strategica. Gli Stati Uniti hanno gradualmente ridotto il proprio coinvolgimento militare sul suolo europeo, mentre Mosca, rafforzatasi dall’esito positivo del conflitto, insidia i confini orientali Nato con nuovi piani d’espansione. Questa situazione mette a nudo la fragilità della difesa europea e le illusioni di sicurezza che, dopo la Seconda guerra mondiale, hanno sostenuto l’idea che il lieto fine sia sempre garantito.
IL RACCONTO DI UN’INVASIONE IMPROVVISA
L’episodio centrale del libro prende corpo il 27 marzo 2028: mentre la comunità internazionale si culla nell’illusione di una tregua duratura, le truppe russe sferrano un fulmineo attacco alla città estone di Narva e conquistano l’isola baltica di Hiiumaa. L’Occidente è colto di sorpresa. Operazioni ibride, dal dirottamento verso l’Europa di profughi africani dalle coste meridionali del Mediterraneo e dai confini russi e bielorussi al sabotaggio di installazioni militari britanniche fino all’attentato che uccide il CEO della più grande industria di armamenti tedesca (e in controluce si intravede il profilo della Rheinmetall), precedono il movimento diretto delle truppe in Estonia.
L’Alleanza atlantica si trova di fronte a una scelta drammatica: applicare l’articolo 5 e rischiare un conflitto su scala globale, oppure tentennare e accettare lo sfaldamento della propria credibilità internazionale. Il presidente americano è esitante, la Nato si divide, l’Europa si trova improvvisamente sola di fronte al proprio destino.
LE LEZIONI DELLA STORIA E IL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA
Masala utilizza la tensione dello scenario ipotetico per esplorare i limiti e le opportunità della democrazia europea. Ricorda come, nella storia moderna, la Russia abbia invaso uno dei suoi vicini ogni vent’anni e spinge il lettore a riflettere sulla ciclicità delle ambizioni del Cremlino. L’autore traccia un parallelismo tra la vittoria della coalizione europea su Pietro il Grande presso Narva, nel 1700, e le nuove minacce di revisione territoriale che agitano il discorso pubblico moscovita e attinge a richiami storici come quello della rimilitarizzazione della Renania sotto il nazismo. Il romanzo avverte che nessuna pace, neppure la più faticosamente negoziata, è eterna se non sostenuta da volontà e capacità difensiva: la vera posta in gioco non è solo l’integrità dei confini, ma la sopravvivenza stessa di un modello di società aperta e pluralista, minacciato da chi considera la forza come prolungamento della politica.
UN MONITO ALL’OCCIDENTE
“Se la Russia attacca l’Occidente” è, nelle intenzioni di Masala, più di un esercizio di fantapolitica. È uno strumento didattico e al tempo stesso uno specchio delle incertezze europee contemporanee: invita i decisori a considerare la possibilità che il peggior scenario, per troppo tempo liquidato come impossibile, possa invece realizzarsi per colpa di sottovalutazioni croniche e di una fiducia mal riposta nelle dinamiche geostrategiche ereditate dal Ventesimo secolo. Non a caso la Russia che attacca l’Estonia non è più quella attuale guidata da Putin, ma una nuova Russia su cui l’Europa s’illude spiri un vento di disgelo sotto l’impulso di un giovane presidente che strumentalmente richiama la figura di Gorbaciov. L’autore porta il lettore, nelle ultime pagine, a riflettere sulle responsabilità della classe politica europea e sulla necessità urgente di costruire una reale autonomia strategica continentale, sottraendosi all’eterna tentazione di delegare la sicurezza a partner sempre meno affidabili. Solo una nuova determinazione collettiva – conclude Masala – potrà garantire che le peggiori previsioni restino, appunto, soltanto ipotesi narrative.